Sunday, 18 April 2010

Eyjafjallajökull

Efesto era il dio greco del fuoco, della metallurgia, degli artigiani. In una parola, il dio della tecnologia. Proprio in Italia (nella penisola del resto le contraddizioni - apparenti o meno - non sono sconosciute) fu identificato dai primi coloni Greci con Adranus, la divinità locale preposta ai vulcani. Quanto di più temibile, violento e assolutamente preda degli elementi. Successivamente Efesto-Adranus fu fatto coincidere dai romani con il loro dio del fuoco, Vulcanus.

Chissà che fine ha fatto Efesto oggi, a parte la sua apparizione - temo non riconosciuta dai più -sulle monetine da 50 lire ai tempi del miracolo economico.

Nel frattempo l'eruzione di un lontano vulcano islandese credo sconosciuto ai più, l'Eyjafjallajökull, è riuscita in questi giorni a bloccare virtualmente la quasi totalità del traffico aereo in Europa. Anche qui a Firenze l'aeroporto Amerigo Vespucci è deserto. Gli Eurostar, anche a Santa Maria Novella, sono presi d'assalto. Per non parlare di altre città più grandi. Il cancelliere tedesco Angela Merkel, rimasta bloccata a terra in Portogallo è dovuta tornare a Berlino con mezzi di fortuna, e impiegando pare più di due giorni. Altri governanti europei hanno preferito annullare tutte le partecipazioni all'estero.

I turbofan non possono funzionare con troppe polveri sottili - le stesse che invece a terra, nelle città, i nostri polmoni si sciroppano quotidianamente. Le linee aeree perdono pare centinaia di milioni di euro al giorno. L'economia europea, già convalscente per la recente (mai conclusasi?) recessione, accusa il colpo.

Tutto questo per una nube di cenere, in pochissimi giorni? Il nostro sofisticato sistema di trasporto aereo è così vulnerabile? E c'è chi dice che l'eruzione, a Thule, potrebbe durare per mesi.

Efesto, dovunque egli sia, se la sta ridendo, anche se un po' continua a zoppicare.

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