Tuesday 22 December 2009

Mavvet leNozrim
















La scritta della foto è in caratteri corsivi ebraici. Vi si legge

מוות לנוצרים
ovvero "mavvet leNozrim". Morte ai Cristiani. E' una scritta apparsa sui muri della Chiesa della Santissima Trinità a Gerusalemme, una chiesa russa ortodossa. Simili episodi di odio anticristiano sono abbastanza frequenti in Israele - almeno leggendo gli articoli dedicati all'argomento. Non sono molti, queste notizie hanno una curiosa tendenza ad arenarsi subito nel consueto rimbalzo tra agenzie, giornali, siti web, e blog. Un po' diversamente da atti simili perpetrati ai danni di sinagoghe: in questo caso le notizie fanno immediatamente il giro del mondo e vengono riprese da ogni media possibile e immaginabile. Do il mio modestissimo contributo alla correzione di questa singolare asimmetria traducendo il dispaccio dell'agenzia Interfax relativo all'episodio della foto...


Cattedrale russa vandalizzata a Gerusalemme.

Gerusalemme 14 dicembre 2009 - Ag. Interfax

La Chiesa della SS Trinità della Missione Ecclesiastica Russa a Gerusalemme è stata vandalizzata all'alba dell'11 dicembre. "Morte" e "Morte ai Cristiani" erano scritte in ebraico in grandi lettere rosse vicino all'altare e sul nartece - ha dichiarato al Missione Ecclesiastica Russa.

E' stata presentata una denuncia alla polizia di Gerusalemme.

Ci sono state minaccia ad ecclesiastici della Chiesa Russa Ortodossa e di altre confessioni in precedenza, riferisce la Missione. I vandali vogliono che i Cristiani lascino Gerusalemme prima di essere massacrati.





Sunday 20 December 2009

I francesi ci guardano



Su un newsgroup di politica francese (fr.soc.politique) ho notato questo curioso thread sui successi delle politiche migratorie dell'attuale governo. Viene citato il reportage di France 2 che ho incluso sopra: rispetto a come sono stati commentati i fatti in Italia può in effetti sembrare una lode sperticata. Io penso che la maggioranza dei clandestini continuerà ad arrivare in Italia come prima, ovvero con mezzi diversi dai barconi dei trafficanti. Ma anche che non è poi impossibile controllare le frontiere europee (e affermare il contrario con leggerezza come fanno tanti è gravissimo). Se ci riesce anche uno come Berlusconi con Lampedusa...

Speaker: E' vero che l'Italia ha regolato il problema dei clandestini arrivati via mare? Sì risponde
il governo di Silvio Berlusconi. C'erano circa 30000 migranti a Lampedusa, quasi più nessuno oggi. Spiegazione: la polizia rispedisce tutte le imbarcazioni verso le coste libiche, nessuno però sa veramente che fine fanno. P. Vissaryas e G. Messina:

Corrispondente: A qualche centinaia di metri dalla riva il centro immigrati di Lampedusa. Per anni per gli immigrati clandestini il primo contatto con il suolo italiano. Nel 2008 30000 persone erano state prese in carico qui. Oggi il centro è vuoto. Solo il direttore oltrepassa il cancello. Niente migranti, niente ONG, il personale è stato licenziato. Federico Miragliotta ci a portato a vedere queste camerate nuove fiammanti e la sua mancanza di lavoro.

Federico Miragliotta: Non c'è più lavoro qui. Durante il giorno non ho più niente da fare. Ci sarebbero dei giovani tuttavia che avrebbero bisogno di noi.

Corrispondente: Per il governo italiano il centro di Lampedusa non ha più ragion d'essere. Tutti i barconi sono rispediti in Libia, quale che sia la nazionalità degli occupanti. L'Italia non vuole più vedere questi barconi sovraccarichi arrivare sulle sue coste. In qualche mese gli arrivi sono diminuti del 90%. Le reti dei trafficanti si sono spostate verso Malta e la Grecia ma le organizzazioni umanitarie stigmatizzano questo accordo tra Berlusconi e il colonnello Gheddafi. Nessuno controlla quello che accade in Libia.

Laura Boldrini: InLibia i clandestini sono trasferiti in centri chiusi. Gli uomini, le donne, i bambini. Non hanno commesso alcun crimine, ma resteranno la per anni. Altri sono abbandonati nel deserto.

Speaker: il governo italiano dice di rispettare i trattati internazionali. Per il momento ha ottenuto quello che voleva, interrompere i flussi migratori e restituire Lampedusa ai pescatori e ai turisti.


18 Euro per un Predator?


Ieri sera sui siti dei maggiori quotidiani si trovano articoli come: http://www.repubblica.it/2008/12/gallerie/tecnologie/predator/1.html e http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=43&ID_articolo=1504. Basati dichiaratamente su un articolo del Wall Street Journal.
Lì e altrove si parla non proprio di mettere fuori uso i Predator, ma di intercettarne le intercettazioni con un software russo chiamato SkyGrabber ($29.95 - 18 €). Conosco questo tipo di programmi, seguendo io il mondo della ...tv via satellite da diversi anni. Si tratta di programmi che consentono di decodifidare in formati utili i canali dati satellitari usati in downstream dagli ISP che offrono servizi denominati di solito come "ADSL via satellite". Nella sua forma più semplice questo tipo di abbonamento usa un canale upstream tramite un normale modem su normale linea telefonica. L'upstream è l''output' dell'abbonato, di solito un traffico piuttosto basso (GET index.htm per chiedere una pagina; RETR 123 chiedere un messaggio dal server POP3 etc - etc). L'upstream passa direttamente all'ISP che invia il risultato delle richieste dell'abbonato sul canale dati via satellite. Il quale è 1) comune a tutti gli abbonati al servizio 2) in chiaro. I canali dati via satellite hanno un bitrate relativamente alto: se non c'è troppo overbooking si possono raggiungere transfer rate superiori a quelli di un ISDN se non paragonabili a una vera ADSL.

Con un software tipo SkyGrabber (ce ne sono tanti altri, anche free) ci si può riempire l'hard disk di tutti i file, video, mp3, immagini, archivi vari scaricati da tutti gli abbonati a questi ISP - senza pagare nulla - ma volendoci perdere del tempo ovviamente. Questi software sono nati e funzionano per schede o dispositivi USB compatibili DVB-S/DVB-S2. E' lo standard per la tv digitale via satellite sviluppato in Europa ed operativo a partire dal 1994/1995, nella sua prima incarnazione.

Ora, è vero che i Predator comunicano con le basi a terra sia tramite segnali radio sia tramite una rete di satelliti militari (tutti geostazionari ?). E' anche possibile, come si legge, che nessuno abbia mai pensato a una forma qualsiasi, anche debole, di criptazione dei dati. Ma mi sembra quantomeno strano che la rete di satelliti militari americana sia basata su uno standard televisivo europeo, perdipiù sviluppato nello stesso periodo in cui i Predator facevano i primi voli di prova...

Thursday 17 December 2009

I piromani



A Firenze, nel quartiere 5 (in pratica una città più grande di Siena) è andata a fuoco una scuola occupata, la ex Caterina de'Medici. La scuola era in quelle condizioni da diversi anni, era abitata in gran parte da rifugiati politici somali. Il caso di questo 'squat' mi interessa particolarmente: passo spesso vicino all'edificio e ho visto le condizioni del complesso peggiorare sempre più col trascorre del tempo. Oltre agli occupanti, introdottisi originariamente con l'aiuto del Movimento di Lotta per la Casa, c'è anche - addirittura - un locale in cui vengono preparati dei pasti per le mense di alcune scuole fiorentine.

Conoscevo pure la scuola prima che chiudesse: è l'ultimo istituto in cui mio padre, direttore didattico passato ad occuparsi di altro per motivi di salute, ha lavorato per un anno prima di andare in pensione.

Secondo le ultime notizie raccolte dopo anni di inutili proteste da parte della popolazione del quartiere (che non è esattamente una zona lussuosa), pareva che la scuola dovesse essere finalmente sgombrata. Agli occupanti, almeno a chi ne aveva diritto, si prospettava una sistemazione più dignitosa. Oggi sono stati soccorsi, leggo sul Corrierino Fiorentino dalla Protezione Civile, in una notte in cui a Firenze si è vista anche un po' di neve. Non c'è stato nessun ferito, ma poteva benissimo essere una strage.

Le cause dell'incendio, continuo a leggere, sono accidentali. Ma non ci credo. E' l'opera di un gruppo di incalliti piromani.

Sono piromani gli idioti del Movimento di Lotta per la Casa, con a capo il nipote mentecatto di Piero Bargellini, antico sindaco di Firenze. Cui oggi è intitolata la mia vecchia scuola elementare, che per un po' è stata occupata anch'essa dagli stessi somali. I primi responsabili di questa situazione, e - a Firenze - di almeno tre o quattro altri casi simili, pronti a degenerare in modo analogo alla prima occasione (per non parlare delle violenze e persino degli omicidi già capitati negli altri edifici occupati di Firenze).

Sono piromani gli ultimi sindaci di Firenze che per acquiescenza, incapacità, paura di offendere la sinistra più alternativa, non hanno fatto nulla per ovviare alla situazione.

Sono piromani anche chi doveva rimediare ad una evidente situazione di illegalità, e non ha fatto nulla, salvo forse qualche dichiarazione ai giornali.

Sono piromani tutti i benpensanti di (centro)sinistra che "devono mangiare anche loro", che "senno sarebbe peggio", per i quali le occupazioni vanno benissimo - tanto sono sempre lontane dalle loro abitazioni.

Sono un piromane anche io, perchè alcuni dei politici summenzionati ho anche avuto il coraggio di votarli, a volte.

Ma adesso basta.


Monday 14 December 2009

Notizie inosservate: i soldi della droga hanno salvato le banche

Questo articolo del Guardian preso da The Observer riporta una notizia clamorosa, se non altro per la cifra menzionata - 352 miliardi di $. Invece tutto scorre placidamente, una semplice increspatura nella matrice. I media italiani, basta dare un'occhiata a Google News, in pratica ignorano la notizia.

I soldi della droga hanno salvato le banche nella crisi globale: parla un consigliere ONU.

Rajeev Syal
The Observer, domenica 13 dicembre 2009

Miliardi di dollari di soldi provenienti dal traffico di droga hanno tenuto a galla il sistema finanziario all'apice della crisi economica. Lo ha detto all'Observer il responsabile delle Nazioni Unite per la droga e il crimine.

Antonio Maria Costa, a capo dell'ufficio dell'ONU per la droga e il crimine, dice di avere visto le prove che i ricavi del crimine organizzato sono stati "l'unico capitale liquido di investimento" a disposizione di alcune banche in procinto di fallire l'anno scorso. Il risultato è stato che una gran parte dei 352 miliardi di dollari è stato assorbito dal sistema economico.

Questo pone degli interrogativi sul ruolo dell'influenza del crimine sul sistema economico nei momenti di crisi. Spingerà anche ad un riesame del sistema bancario, proprio quando leader mondiali come Barack Obama o Gordon Brown premono per una riforma del Fondo Monetario Internazionale. Dal suo ufficio viennese Costa racconta di aver raccolto le prime prove che soldi sporchi venivano assorbiti nel sistema finanziario 18 mesi fa, dai servizi segreti e dai magistrati. "In molti casi i soldi della droga sono stati l'unico capitale liquido di investimento. Nella seconda metà del 2008, la liquidità era il problema più scottante per il sistema bancario, per questo il capitale liquido è diventato un fattore importante." ha detto.

Alcune delle prove mostrategli indicano che il denaro del crimine organizzato è stato impiegato per salvare alcune banche dal fallimento quando si è stretta la morsa creditizia.

"I prestiti interbancari sono stati finanziati da denaro guadagnato col traffico di droga e con altre attività illegali... C'erano segnali che alcune banche sono state salvate in questo modo." Costa si è rifiutato di identificare paesi o banche che potrebbero aver ricevuto del denaro derivante dal traffico di stupefacenti, dicendo che sarebbe inappropriato. Il suo compito è di risolvere il problema, non di addurre delle colpe. Ma ha anche affermato che ormai quel denaro è entrato nel sistema, ed è stato in effetti riciclato.

"Era il momento [lo scorso anno] in cui tutto era in pratica paralizzato, per via della riluttanza delle banche a prestare denaro ad altre banche. Il progressivo aumento della liquidità delle banche e l'aumento del valore delle loro azioni [ha significato che] il problema [del denaro di provenienza illegale] è poi divenuto meno serio di quello che era"

Il FMI stima che le grande banche americane ed europee abbiano perso circa mille miliardi di dollari in titoli 'tossici' e sofferenze dal gennaio 2007 al settembre 2009 e che 200 erogatori di mutui siano andati in bancarotta. Molti grandi istituti sono falliti, sono stati acquisiti in condizioni critiche, oppure sono stati nazionalizzati.

Il crimine organizzato ricava - cosi è stimato - la maggioranza dei profitti dal traffico di droga, circa 352 miliardi di $, sostiene l'ONU. Tradizionalmente i profitti sono mantenuti in denaro contante o spostati all'estero per nasconderli alle autorità. Pare che le prove che il denaro sia finito nelle banche provengano da agenti del Regno Unito, della Svizzera, dell'Italia e degli USA.

I banchieri britannici vorrebero vedere le prove di cui Costa è in possesso. Un portavoce dell'associazione delle banche del Regno Unito ha detto: "Non siamo stati messi a conoscenza di nessuna notizia ufficiale che confermi una teoria del genere. C'è stata chiaramente una mancanza di liquidità nel sistema, ed in gran parte a questo hanno rimediato dalle banche centrali"

Cade una maschera


A poco più di 24 ore dall'aggressione di Massimo Tartaglia ai danni di Silvio Berlusconi i commenti di ogni genere si sprecano. C'è chi grida al complotto contro B., chi crede sia una manovra per far recuperare popolarità a B. stesso. Chi si scaglia contro Di Pietro, dandogli (ingiustamente) la responsabilità morale dell'accaduto. Sicuramente nel PDL si sta cercando di trarre il massimo vantaggio dall'episodio. Molti considerano Tartaglia come un eroe, il nuovo Balilla, il nuovo cinesino di fronte al carro armato di piazza Tien An Men. Berlusconi come Ceausescu.

Con ogni probabilità sono tutte fregnacce. Di sicuro non è l'inizio di una rivolta vera, in questa Italia intorpidita dalla tv, dalla pubblicità e dall'età. Quella semmai verrà quando tornerà per una massa sufficientemente critica di persone la povertà endemica di cui si è un po' persa la memoria, dai tempi del booom. Che ci ha accompagnato per secoli, ma cui non siamo più abituati. Non sarà colpa diretta di B., o di chissa chi (anche se probabilmente rischieranno molto di più che un impatto con un souvenir made in China, e mi riferisco anche alla crème de la crème dell'elettorato berlusconiano).

Forse non ci manca nemmeno molto, per altro. Ieri - in modo in ogni senso peggiore di altre volte - è solo caduta a terra la maschera di un istrione ormai alquanto zoppicante. Era già capitato altre volte, in modo più o meno imbarazzante o patetico. Auguri di pronta guarigione all'Unto del Signore, anche a Lui.


Sunday 13 December 2009

Kudos to M-Audio!


My current sound card is a 'vintage' M-Audio Ozone. I bought it used for a few euros a while ago. It has every possible input and output I need to record my attempts at making noise with my guitars, keyboards an my el cheapo Behringer XM8500 microphone. It also has a handy two-octave keyboard useful with soft synths and the like. Hardwarewise, the only drawback is the need to use the wall-wart power supply (it's not USB powered). The real problem were the drivers. With a lot of audio applications, notably IK Multimedia amp simulators, I used to get a lot of continuous popping noises in ASIO mode. But now M-Audio has eventually updated the drivers for this rather old product of theirs. With Windows XP, every audio app that I tried works like a charm. And they have even release Windows 7 drivers, even in 64 bit mode. Time to switch to the new S.O. I think...

Wednesday 9 December 2009

A surprising day



A few weeks ago the noted german historian Ernst Nolte was invited in Trieste, Italy, to talk about the fall of the Berlin Wall. He was welcomed by a few dozens students in the way depicted above. There was almost no echo in the press, except for a few local newspapers. Nolte is 86 years old, a professor emeritus in Berlin's Freie Universität, his books have been translated all over the world.

He has been insulted as a nazi, a fascist, a "holocaust denier". One protester has clearly said that "he has no right to speak". In reality, Nolte was simply one of the first non-marxists to study nazism and fascism. The inexcusable behaviour of my fellow citizens in Trieste with all probability is rooted in the so-called Historikerstreit, the Historian's Dispute. It was a cultural debate which happened in Germany in 1986 and afterwards. Its sparkle was an article in the leading german newspaper Frankfurter Allgemeine Zeitung, "A Past that won't go away" written by Professor Nolte himself.

You can find an english translation of the german original here on Scribd, at the end of the book. Judge for yourself.

For today, I've translated into English the answer of Ernst Nolte to the protesters ( I've found the original here).



A surprising day.

by Ernst Nolte

The evening of November the 9th 2009 I was invited by the councilor responsible for cultural events of the city of Trieste, to open the celebrations for the fall of the Berlin Wall of twenty years ago with a speech on "The premise for the construction and the fall of the Berlin Wall" to take place in the Sala Revoltella.

The day of my arrival, November the 8th, a local newspaper, "Il Piccolo", published an interview with me on the subject. I gave that interview from Berlin. It was correctly presented and was banally titled "It was the Communists, who were defeated with the fall of the Berlin Wall". In the same newspaper there was another article titled "The democratic youth: propaganda of the lowest kind. Racovelli (a member of the Italian Green Party): The City Council has invited a revisionist." His only justification lied in the conviction that Nolte had interpreted National Socialism as an "answer to Bolshevism". The councilor showed no sign of understanding that an "answer" (or - as every communist writer from the 20's and 30's used to say - the "reaction") could well be over proportionate or inadequate. In the same article a "sit-in" in the "House of Culture" was announced, in any case.

As soon as I made my entrance, the conference all soon filled well above all the available seats. It was soon evident that the majority of all those young people were not there to hear my speech and then discuss the subject of the conference. Indeed at 18.15, when the councilor who had invited me had just begun his introduction, an indescribable noise started with me still not having uttered a single word. The first articulate word I could discern was "Shame!” After a long moment of surprise the majority of those who were there to hear me reacted with the words "It's a shame. Leave the hall at once". After 15 minutes the intruders, pushed by the police, had left the hall. Eventually I was able to start my conference, ending an hour later among the loud applauses of the remaining public, which still filled all the available seats.

I don't know if the protesters really had a single thought about what a "revisionist" really is. If the fall of the Berlin Wall is a good testimony for a practical Revisionism, that is for the normal acceptance of the different vicissitudes of history. Whoever has read only a few pages of my books, which are widely translated in Italy, must know that I am quite far from a "political" revisionism, because attribute to the historian in himself the readiness to revise permanently interpretations and facts, contrasting with the will to maintain a dogmatic, immutable image of history. Evidently, those "democratic" young men and women were also dogmatic "absolutists", and they wanted to discredit and deny the "relativism" (better said, the "relationism") which is an essential and obvious feature of that "western democracy". And that precisely in the day we were celebrating its triumph, maybe only a temporary one, over "totalitarian" thought. In this sense the small, apparently isolated episode in Trieste should give a lot of food for thought to those who believed to be able to celebrate happily the fall of the Berlin Wall.

Tuesday 8 December 2009

Comprendere, Giustificare, Sopraffare.



La notizia - per quanto ne so - è apparsa solo brevemente nella stampa locale ma giusto un mese fa lo storico e filosofo Ernst Nolte è stato duramente contestato in occasione di una sua visita a Trieste. Sui modi più o meno urbani della contestazione lascio parlare il video linkato a Youtube - le accuse rumorose sono le solite, nazista, fascista e chi più ne ha più ne metta.

Nolte è un anziano professore emerito di 86 anni, che del fascismo e del nazismo è stato il primo studioso non marxista degno di nota, e che in realtà era venuto in Italia per parlare della caduta del muro di Berlino (cfr. http://www.youtube.com/watch?v=lvT9_TGC030 e video segg.), non di avvenimenti precedenti o di politica.

Il motivo dell'accanimento degli studenti triestini risiede in una polemica risente ormai a quasi un quarto di secolo fa, la cosiddetta Historikerstreit, svoltasi in Germania. Se ben ricordo se ne ebbe ai tempi qualche eco anche in Italia. Ma dubito che i "ragazzi di oggi" che si agitano così coraggiosamente abbiano un'idea anche minima di cosa si trattava. Gli basta con ogni probabilità scattare di fronte alla magica parola "revisionista".

Nel caso a qualcuno interessi, la "lite tra storici" nacque proprio da un famoso articolo di Nolte pubblicato nel 1986 dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Qui il testo originale tedesco.

E qui sotto la mia modesta traduzione italiana dello stesso articolo, se interessa ai suddetti gggiovani. O ad altri, chissà...

N.B. L'articolo risale appunto al 1986 - molti degli scalmanati di Trieste non erano ancora nati all'epoca. Ho messo un po' di link alla wikipedia a mo' di note a pie' pagina, per far capire il contesto.

Ernst Nolte: Il passato che non vuole passare. Un discorso che può essere scritto, ma non può essere tenuto.

Con “passato che non vuole passare” si può solo intendere il passato nazionalsocialista dei tedeschi o della Germania. Il tema implica la tesi che normalmente ogni passato trascorre e che il suo eventuale non-trascorrere sia qualcosa di eccezionale. D’altra parte il normale trascorrere del passato non può essere considerato uno scomparire. L’epoca di Napoleone I è sempre presente in qualche modo nel lavoro degli storici e così il periodo classico augusteo. Ma questi passati hanno evidentemente perso l’insistenza che avevano allora per i contemporanei. E' anche per questo che possono essere lasciati agli storici. Invece il passato nazionalsocialista non sottostà, come ha recentemente sottolineato Hermann Lübbe, a questo indebolimento, a questo processo di deintensificazione, ma sembra diventare sempre più vitale e pieno di forze, non come modello, e non come modello positivo ma negativo, come un passato che si ristabilisce direttamente come un presente, o che come la spada di un carnefice è sospeso sul presente stesso.

Immagini in bianco e nero.

Per questo stato di cose ci sono buone ragioni. Tanto più che senza dubbio la Repubblica Federale Tedesca e la società occidentale sono diventate soprattutto “società del benessere”, tanto più distante diviene l’immagine del Terzo Reich con la sua ideologia guerresca di prontezza al sacrificio, dello slogan ‘Cannoni invece di burro’, delle citazioni dall’Edda (“la nostra morte diventa una festa”) cantate ad alta voce nei cori scolastici. Oggi tutto sono pacifisti per principio, ma allo stesso tempo non possono guardare a distanza sicura il bellicismo dei nazionalsocialisti, perché sanno già che entrambe le superpotenze anno dopo anno spendono più per gli armamenti di quanto Hitler abbia speso negli anni 1939-1945. Rimane così un’insicurezza di fondo che porta ad accusare il nemico nella chiarezza invece che nella confusione del presente. Qualcosa di simile accade col femminismo. Nel nazionalsocialismo il “culto della virilità” era ancora pieno di provocatorio orgoglio, mentre oggi si tende a nasconderlo e rinnegarlo – il nazionalsocialismo è anche il nemico di oggi nella sua ultima, ancora del tutto irriconoscibile manifestazione. La pretesa hitleriana a un “dominio sul mondo” si deve presentare in modo tanto mostruoso, quanto più si rende indubbiamente manifesto che la RFT è in grado di assumere nella politica mondiale un ruolo in ogni caso degno di un paese di media importanza – e allo stesso modo non può certo parlare di “inoffensività”, e da molte parti è ancora vivo il timore che essa possa essere se non la causa, perlomeno certo il luogo dello scoppio di una terza guerra mondiale. Più di tutto il resto è il ricordo della “Soluzione Finale” a contribuire al non-trascorrere del passato, poiché la mostruosità dello sterminio su scala industriale di diversi milioni di persone doveva diventare tanto più inconcepibile quanto più la RFT, attraverso la legislazione, si metteva all’avanguardia tra gli stati umanitari. Ma anche qui permangono dei dubbi e numerosi stranieri non credevano e non credono, così come molti tedeschi, all’identità tra “pays légal” e “pays réel”.
Ma non era proprio la testardaggine del “pays réel” ad essere il luogo abituale in cui questo non passare del passato era malvisto, e dove si voleva tracciare una riga di separazione, affinché il passato tedesco non si distinguesse più fondamentalmente dagli altri passati?
Non c’è forse un nocciolo di verità in molte delle discussioni e delle questioni che hanno come eretto un muro contro il desiderio di sempre più nuovi “ridiscussioni” del nazionalsocialismo. Elencherò alcune di queste discussioni o questioni, per concettualizzare quello che nella mia opinione è la decisiva “mancanza” che le rende tanto lontani dal “tracciare una riga” quanto dal continuamente invocato “superamento del passato”.
Proprio quelli che più spesso e con l’accento più negativo parlano di “interessi”, non rispondono alla domanda se nello stesso non-trascorrere del passato non ci siano o siano stati in gioco degli interessi. Come gli interessi dei perseguitati o dei loro discendenti ad ottenere un permanente status speciale o anche privilegiato.
I discorsi sulla “colpa dei tedeschi” mostrano anche troppo chiaramente similarità con i discorsi sulla “colpa dei giudei” che erano uno degli argomenti principali dei nazionalsocialisti. Tutte le accuse contro “i tedeschi” che arrivano dai tedeschi, sono insincere, perché non includono gli accusatori stessi, o i gruppi che rappresentano, e in fondo non vogliono semplicemente dare al vecchio avversario il colpo decisivo.
La rilevanza dedicata alla “soluzione finale” distoglie l’attenzione da importanti misfatti dell’epoca nazionalsocialista come l’eliminazione della “vita indegna della vita” o il trattamento riservato ai prigionieri di guerra russi, temi relativi a questioni decisive del presente – come la natura della “vita non ancora nata” o il verificarsi di “genocidi” ieri in Vietnam e oggi in Afghanistan.
L’accostamento di queste due linee di argomentazione, delle quali una sta in primo piano, ma non si può far valere completamente, ha portato a una situazione che si potrebbe definire paradossale o anche grottesca. Una precipitosa dichiarazione di un deputato riguardo certe pretese dei portavoce di organizzazioni ebraiche o lo scivolare in una mancanza di buon gusto da parte di un politico locale sono gonfiate in sintomi di “antisemitismo”, come se ogni ricordo del genuino e in nessun modo accettabile antisemitismo della Repubblica di Weimar fosse scomparso, e allo stesso tempo in televisione si mostra il commovente documentario “Shoah”di un regista ebreo che in certi passaggi rende evidente che anche le SS che gestivano i campi di sterminio a loro modo potevano a loro modo essere vittime e che d’altra parte tra le vittime polacche del nazionalsocialismo c’era un virulento antisemitismo.
Certo la visita del presidente americano al cimitero militare di Bitburg ha suscitato una discussione molto emotiva, ma di fronte al timore della “compensazione” e del confronto, nessuno si è posto la semplice domanda di cosa avrebbe significato se l’allora Cancelliere nel 1953 si fosse rifiutato di visitare il cimitero militare di Arlington, e invero con la motivazione che laggiù vi sono sepolti uomini che hanno preso parte agli attacchi terroristici contro i civili tedeschi.
Per uno storico è proprio questa la conseguenza più stringente del non-passare del passato: che sembrano non avere più validità le più semplici regole che valgono per ogni passato, che ogni passato deve divenire riconoscibile sempre più nella sua complessità, che i rapporti diventano sempre più visibili in ciò in cui sono relazionati, che le immagini in bianco e nero dei contemporanei che erano in lotta sono corrette, che le rappresentazioni precedenti sono sottoposte a un processo di revisione.
Sono proprio queste regole che, però risultano nella loro applicazione al Terzo Reich “pericolose per l’educazione popolare”. Non potrebbero portare a una riabilitazione di Hitler o a una “discolpa dei tedeschi? Non vi è la possibilità che i tedeschi si identifichino nuovamente col Terzo Reich, come hanno fatto a larga maggioranza perlomeno negli anni dal 1935 al 1939, e che non imparino la lezione che gli è stata impartita dalla Storia? Al riguardo si può rispondere nel modo più breve ed apodittico possibile: nessun tedesco vuole riabilitare Hitler, se non altro per l’ordine di annientamento contro lo stesso popolo tedesco dato nel marzo 1945. Che ai tedeschi siano impartite lezioni dalla Storia, non è garantito dagli storici e dai pubblicisti, ma dalla completa trasformazione dei rapporti di forza e dalle evidenti conseguenze di due grandi sconfitte. Ai tedeschi possono essere impartite sempre nuove false lezioni, ma solo in un modo, che può comunque essere nuovo ed “antifascista”.
E’ vero che con qualche sforzo non è mancato di delineare al di sopra del piano della polemica un’immagine obiettiva del Terzo Reich e del suo Fuehrer; basti ricordare i nomi di Joachim Fest e Sebastian Haffner. Entrambi hanno in prima istanza in vista “l’interiorità tedesca”. Con quanto segue cercherò, sulla base di alcune questioni e parole chiave di delineare una prospettiva nella quale questo passato dovrebbe essere visto, se essa deve rendere giustizia a ogni “pari trattamento”, che è un postulato teoretico della filosofia e della storiografia, che non conduce però ad un’equiparazione, ma proprio alla identificazione delle differenze.

Parole chiave rivelatrici.

Max Erwin von Scheubner-Richter, che più tardi divenne uno dei più stretti collaboratori di Hitler e che nel novembre 1924 fu colpito mortalmente da una pallottola durante la marcia verso la Feldherrnhalle, nel 1915 era console per la Germania ad Erzerum, in Armenia. Laggiù fu testimone oculare della deportazione del popolo armeno, che marcarono l’inizio del primo grande genocidio del XX secolo. Non mostrò alcuna fatica nel contrapporsi alle autorità turche, e nel 1938 il suo biografo terminò la descrizione di queste occorrenze con le frasi seguenti: “Ma cos’erano queste poche persone contro la volontà di annientamento della Sublime Porta, che evitava anche i più diretti ammonimenti da Berlino, contro la ferocia dei Curdi scatenati, contro quella catastrofe destinata a compiersi con mostruosa rapidità, in cui un popolo dell’Asia si scontrò con un altro in maniera asiatica, lontana dalla civilizzazione europea?”.
Nessuno sa cosa avrebbe fatto o permesso Scheubner-Richter se fosse stato nominato al posto di Rosenberg ministro per i territori orientali occupati. Ma non c’è molto che indichi una fondamentale differenza tra lui e Rosenberg o Himmler, o anche tra lui e lo stesso Hitler.Allora dobbiamo chiederci: cosa ha indotto uomini che sono stati in contatto così stretto con un genocidio che consideravano “asiatico” a iniziare loro stessi il compimento di un genocidio di natura ancora più terribile? Esistono parole chiave rivelatrici. Una di queste è la seguente.
Quando il primo febbraio 1943 Hitler ricevette la notizia della capitolazione della Sesta Armata a Stalingrado, disse subito nella riunione dello Stato Maggiore che alcuni ufficiali tedeschi presi prigionieri sarebbero diventati agenti della propaganda sovietica. “Immaginatevi che (uno di questi ufficiali) sia portato a Mosca che immaginatevi la “gabbia dei topi”. Allora sarà disposto a tutto. Firmerà confessioni, farà appelli…”
I commentatori scrivono che con “gabbia dei ratti” si intenda la Lubjanka. Ritengo che ciò sia falso. Nel “1984” di Orwell si descrive come l’eroe Winston Smith dopo una lunga tortura sia costretto a rinnegare la sua amata e con questo a rinunciare alla sua dignità. Gli si pone davanti al capo una gabbia piena di topi resi mezzi folli dalla fame. L’ufficiale interrogatore minaccia di aprire la gabbia: questo distrugge del tutto la volontà di Smith. Orwell non ha inventato nulla, questa storia si trova spesso nella letteratura antibolscevica sulla guerra civile russa, tra gli altri nelle opere dell’attendibile socialista Melgunow E’ attribuita alla “Cheka cinese”.


E’ un curioso difetto della letteratura sul Nazionalsocialismo che non si sappia o non si voglia sottolineare che in qualche misura tutto quello che più tardi i nazionalsocialisti hanno commesso, con l’unica eccezione del processo tecnico delle camere a gas, era già stato descritto in un’ampia letteratura risalente ai primi anni venti: deportazioni ed esecuzioni di massa, torture, campi di sterminio, eliminazioni di interi gruppi in base a criteri oggettivi semplicistici, pubbliche istigazioni all’annientamento di milioni di persone senza colpa, ritenute però “nemiche”.
E’ probabile che molte di queste descrizioni fossero esagerate. E’ sicuro che anche il “terrore bianco” si è reso responsabile di atti spaventosi, anche se nel suo quadro non si può fare alcuna analogia con la “estirpazione della borghesia”. Ma allo stesso modo la seguente domanda è lecita, anzi inevitabile: i nazionalsocialisti hanno commesso un misfatto “asiatico”, Hitler ha commesso un misfatto “asiatico” solo perché consideravano loro stessi e i loro simili come potenziali o sicure vittime di un altro misfatto “asiatico”? Non è venuto prima l’”Arcipelago Gulag” di “Auschwitz”? Non era “l’omicidio di classe” dei Bolscevichi il logico e fattuale a priori dell’”omicidio razziale” nazionalsocialista? Non sono gli atti più segreti di Hitler da compredere anche e soprattutto perché egli non aveva dimenticato la “gabbia dei ratti”? Auschwitz non è forse derivata nella sua origine da un passato che non voleva passare? Non c’è bisogno di leggere l’opuscolo dimenticato di Melgunow per porsi queste domande. Ma si evita di porsi queste domande, ed io stesso per lungo tempo ho evitato di farlo. Sono considerate tesi anticomuniste o il prodotto della guerra fredda. Non sono adatte alla specialità, che deve sempre scegliere formulazioni più strette. Ma sono basate su semplici verità. Evitare di proposito delle verità può avere delle ragioni morali, ma va contro l’etica scientifica.
I dubbi sarebbero allora giustificati stando di fronte a questi interrogativi e a questi elementi fattuali senza considerarli nel quadro di rapporti più ampi, ovvero nel quadro delle rotture qualitative nella storia europea, iniziate con la Rivoluzione Industriale, e che hanno sempre scatenato un’agitata ricerca dei “colpevoli” o proprio degli “originatori” di uno sviluppo ritenuto fatale. Proprio in questo quadro diverrebbe chiaro, che nonostante ogni similarità le azioni di annientamento biologico del nazionalsocialismo differiscono qualitativamente dall’annientamento sociale che era proprio del Bolscevismo. Ma così come un omicidio, per non parlare di un genocidio, non può essere “giustificato”, tanto più è fondamentalmente errato l’assunto secondo il quale si deve osservare solo l’omicidio o il genocidio senza considerare l’altro genocidio o omicidio, anche se è probabile un nesso di causalità tra l’uno e l’altro. Chi considera questa storia non come mitologema, ma se la pone di fronte agli occhi nel suo contesto essenziale arriva a una conclusione centrale: la storia deve avere un senso per i posteri, in tutta la sua oscurità e in tutto il suo orrore, ma anche nella confusa novità che si presentava ai contemporanei che la vivevano, può avere un senso solo se ci si libera dalla tirannia del pensiero collettivista. Allo stesso tempo questo dovrebbe significare il decisivo rivolgersi a tutte le regole di un ordine libertario, un ordine che permetta e incoraggi la critica, fintanto che questa critica si riferisce ad azioni, pensieri, tradizioni, anche a governi e organizzazioni di ogni tipo. Ma deve dare lo stigma dell’illegalità alla critica di categorie dalle quali gli individui non possono essere separati o possono esserlo solo con grande sforzo, così come la critica contro “gli” ebrei, “i” russi, “i” tedeschi, o “i” piccolo borghesi. Fino a quando la discussione sul nazionalsocialismo sarà marcata da questo pensiero collettivista, non sarà tracciata una riga finale. Non bisogna nascondersi che ci si potrebbe far prendere dalla sconsideratezza e dall’autocompiacimento. Ma non deve essere necessariamente così ed è lecito che la verità in ogni caso non dipenda dall’utilità. Una discussione comprensiva che deve anche prendere in considerazione la storia degli ultimi due secoli, porterebbe quel passato che è l’oggetto della presente discussione, finalmente a “passare”, come succede a qualsiasi passato, ma questo porterebbe precisamente ad appropriarsi del passato stesso.




Sunday 6 December 2009

Tramvia di Firenze - Linea 2


Forse sono davvero in partenza i primi cantieri per la linea 2 della tramvia di Firenze? Da qualche mese in effetti sono partiti senza troppe fanfare i lavori per il sottoattraversamento della ferrovia all'altezza di via Allori. In questi giorni partono gli espropri per il tratto immediatamente successivo della linea due.

Come lo so? Beh, ho una casa posta sul percorso della linea 2. Ieri ho trovato nella relativa cassetta della posta un avviso. Atti giudiziari in attesa per me alle Poste. Non è il solito avviso che a Firenze lascia l'agenzia privata che si occuppa di recapitare le multe: in realtà è una strisciolina di carta termica mai vista prima, non dissimile da uno scontrino fiscale che per poco non stavo per buttare via (che postini tecnologici).

Mi reco subito alle poste, attendendomi (beghe lavorative) di essere chiamato come testimone in qualche causa civile. In effetti mi attende una busta verdognola marcata 'Corte di Appello di Firenze'. Dentro, c'è solo un avviso a recarsi presso un'ufficio distaccato di Palazzo Vecchio per una comunicazione. Sul suo contenuto, nulla.

Grazie anche alla recentissima pedonalizzazione di Piazza Duomo, il sistema più rapido per raggiungere l'ufficio, in Piazza Alberighi, è la bicicletta. Con l'auto o la moto impiegherei più tempo, dovendo parcheggiare ad almeno 2 km di distanza. Con l'autobus non ne parliamo. Inforco la mia Scwhinn e premo sui pedali, perchè l'orario di chiusura si avvicina e sono curiosissimo di sapere di cosa diavolo si tratta.

Aprendo la busta, non di un tribunale, ma proprio del Comune di Firenze, per un paio di secondi rimango di stucco. E' menzionata l'approvazione del progetto esecutivo della linea due, l'esproprio per ragioni di pubblica utilità. Poi ci sono le coordinate catastali della mia casa, una superficie che sembra proprio la sua, e... un indennizzo di qualche migliaia di euro... diviso per.. le quote millesimali!!

Beh, si tratta sicuramente (ma la missiva in effetti non lo dice !!) di una porzione dei pochi posti auto, o più probabilmente di parte del marciapiede da rifare. Di sicuro i lavori di risistemazione che accompagneranno la tramvia saranno più che positivi per la zona. Non vorrei essere però nei panni delle coronarie degli anziani della zona che avranno già ricevuto la comunicazione dall'ufficio espropri del Comune di Firenze...

Minareti e pittoreschi personaggi.



In occasione del voto sui minareti in Isvizzera mi sono venuti in mente due personaggi abbastanza noti in Germania. Probabilmente perchè sono un malpensante. Di uno, il signor Pierre Vogel, ho tradotto in italiano la relativa voce della wikipedia tedesca. Metto qui sotto il mio testo. Il secondo personaggio, anche lui appartentente alla Konvertitenszene, è Ferid Heider (un italiano poco attento all'ortografia potrebbe sorridere). Se capite il tedesco cercate i video di Heider o Vogel su youtube prima di biasimare gli Eidgenossen...

Pierre Vogel, conosciuto anche come Abu Hamza (Frechen, 20 Luglio 1978), è un predicatore e pugile tedesco. Noto anche come Abu Hamza [1], è un convertito all'Islam, divenuto predicatore mussulmano, che tramite video su Internet e nelle moschee si rivolge principalmente a un pubblico giovane di lingua tedesca. Si dedica soprattutto a ricercare nuove conversioni all'Islam.
Indice

Carriera

Vogel è stato battezzato e cresimato nella chiesa evangelica e ha frequentato un collegio cattolico. Secondo alcune indicazioni, si irritava quando i suoi insegnanti di religione mostravano di non credere alla verità letterale della Bibbia[2]
Vogel terminò le superiori a Berlino, dove era uno dei pochi studenti battezzati, e compì il servizio civile presso un'organizzazione per la consegna di pasti a domicilio. Si convertì all'Islam nel 2001, iniziando subito dopo a seguire corsi universitari di Islamistica.[3] Interruppe comunque presto gli studi, non gradendo la rappresentazione dell'Islam che gli veniva sottoposta. Si recò dunque per due anni all'Isituto Islamico per stranieri della Università Umm Al-Qura alla Mecca.[4] E' attivo come predicatore islamico dal 2006. Vogel è conosciuto soprattutto grazie alle sue numerose conferenze tenute anche su temi particolari (ad es.sulla condizione della donna nell'Islam), e negli ultimi tempi predica soprattutto nella moschea al-Nur nel quartiere di Neukölln a Berlino[5][6] Inoltre su Internet si trovano diversi video di Vogel.[7]
Vogel è sposato con una donna mussulmana di origini marocchine ed è il padre di due figli.[8] È stato anche campione tedesco juniores di Boxe (Cruiserweight) e nel periodo 2000-2002 ha anche avuto un contratto da professionista.[9]

Pensiero

Vogel diffonde le sue tesi, controverse anche tra gli stessi mussulmani, soprattutto tra i giovani. Nelle sue esposizioni è chiaro l'influsso della Salafiyya.[10]
Pierre Vogel ritiene che la copertura di tutto il corpo, l'Hijab, sia obbligatoria per le donne mussulmane ed è anche un sostenitore della castità prematrimoniale. Si è espresso chiaramente contro i matrimoni forzati, essendo questi proibiti espressamente dal profeta Maometto [11]
La violenza contro gli innocenti è per Pierre Vogel incompatibile con l'Islam; egli dubita che dei mussulmani siano veramente responsabili per gli attacchi terroristici dell' 11 settembre, del 7 luglio 2005 a Londra e per l'attentato al treno a Madrid, invece è un sostenitore delle relative teorie di cospirazione.[12] Vogel sostiene anche che non vi sia base scientifica per la teoria dell'evoluzione, predica che il Darwinismo contraddice le sacre scritture e che "viene somministrato nelle scuole per rendere l'uomo infelice".[13]
Vogel rifiuta il pluralismo religioso e predica una dicotomia Inferno-Paradiso. Secondo Vogel tutti dovrebbero convertirsi all'Islam. Si distanzia comunque dall'indicare la violenza come uno strumento per la sua missione.[14]
Quando gli è stato domandato perchè Bilal Philips è stato invitato a una predica il 13 giugno 2009 nella moschea Al-Nur, dove lo stesso Philips, noto come per le sue prediche incitanti all'odio, la violenza e l'omofobia[15] [15] [5] doveva intervenire con lui, Vogel ha risposto, in occasione di una manifestazione di protesta [16], che Philips era stato invitato perchè aveva convertito molte persone all'Islam.[16][17]


Critiche

Anche a causa della conduzione dei suoi interventi (tenuti rispettando la separazione tra sessi) e pure per la sua scelta di vocaboli nei confronti dei cristiani e dei mussulmani di opinioni diverse dalle sue, Vogel è una figura estremamente controversa[18] E' divenuto uno dei personaggi più importanti ed influenti - a giudicare anche dall'interesse delle autorità - della scena dei convertiti tedesca[3]
Vogel è stato accusato dalle autorità tedesche di avere contribuito con le sue parole alla radicalizzazione dei mussulmani.[19] Vogel è secondo la valutazione degli organismi governativi dello Schleswig-Holstein uno dei più conosciuti protagonisti del mondo salaafita. Lo stesso rapporto conferma le prese di distanza di Vogel dalle azione violente, vede comunque nel suo agire chiare tendenze salafite, marcata da un risentimento anticristiano e da una rappresentazione di una assoluta superiorità dell'Islam.[20] Anche l''Istituto per il cambiamento dell'Unione Europea descrive Vogel come una persona con un profilo ben preciso, dedita alla predicazione di una versione salafita dell'Islam-[21]
In occasione della presentazione di un rapporto del 2007 il ministro degli interni della Bassa Sassonia Uwe Schünemann ha dichiarato - descrivendo la posizione come perversa - , che Vogel abbia sostenuto la legittimità del matrimonio con bambine di nove anni in una moschea a Gottinga.[22] Nello stesso rapporto Vogel però non è menzionato per nome.


P.S. - Riguardo al video che ho incluso sopra, qui c'è una parziale traduzione di quello che dice il Vogel.


Saturday 5 December 2009

Can you say 'judias'?



In
its original form this article from 'El Mundo' - a leading spanish newspaper, has been condemned as anti-Semitic by the American Jewish Committee. You just can't mention somebody's ethnicity in certain circumnstances - the journalist only wrote that those five families are of jewish heritage. Here's my modest contribution to the ongoing debate, a rough translation from Spanish..

Honduras, a country owned by five families.

40% of the GNP is in the hands of a fistful of names of Jewish and Palestinian origin
Almost all of them contribute financially to the two major political parties.
A small number of families united before and after the coup

Jacobo G. Garcia - Tegucigalpa

The only thing in common between the walls of the labyrinthine alleys of Tegucigalpa is that they are all covered in graffiti.

There are concrete walls, old colonial walls, electrified fences and walls with broken glass on top to deter assaults. Yet they are always painted with writings like 'down with Gorilletti', 'cardinal coup leader' or 'Turks out of Honduras'.
Almost all signal the same thing. In a contest for the most hated, Micheletti, the Church and the 'Turks’ would win over the people expelled from power on June 28th, getting more insult and paint than anybody else. Including the army.

Micheletti has stabbed , 'Mel', his old crony in the Liberal Party, in the back. The Church has accused Zelaya to be responsible for the current situation.
The 'Turks' are the oligarchy. A term uncommon in the first world, but appropriate for the third poorest country in the Americas, where it refers to a fistful of families tied together before and after the coup that ousted the president flirting with Hugo Chavez-like policies.

Even if everybody calls them 'Turks’ they are actually families of Jewish origin coming from Arab countries in the 40s and 50s, away from the desert and the wars. They are the Rosenthals, the Facussé, the Larachs, the Nassers, the Kafies and the Goldsteins. Five surnames controlling the manufacturing industries, energy utilities, telecommunications , tourism, banks, finance, concrete makers and commerce, airports or the congress. Practically everything.
They are the kernel of that 3% of Hondurans controlling 40% of the GNP. They are the aristocrats in a country where 70% of the population are poor.

People like Jaime Rosenthal, presidential candidate in 4 elections and owner of banks, airports, breweries, soccer teams and communications media. He has invested in real estate, phone companies, and the meat exporting business, insurances and telecommunications. Or the Facussés , related with the Nassers, who, in the course of several decades, have divided their energies between business and politics. They are the tycoons of the textile industry in a country where most of brand name garments sold in the USA are made. They control also chemical and precious metals industries. These two families have produced many government officials and there is no decision in the country which is made without them.

Most of them couldn't read, write or even speak Spanish when they arrived, but they grew out of the limelight, founding newspapers, exploiting mines, bringing electricity and telephones to the country. They intermarried, they sent their children to American colleges, and they ousted the traditional upper middle class of German and Spanish origin. After three generations they are still controlling the country not letting anybody join their powerful elite.

Powerful among the powerful.

They are families like the Atalas, owner of Banco Fichosa or the Kafies, "powerful among the powerful", according to the book 'Honduras: poderes facticos and poder politico coordinado' written by Victor Meza. It is the most influential family in the country and one of the biggest in Central America thanks to its investments in banks, the food industry, the construction business and its many government contracts. "Contracts rarely lost" - it is written in that book. Or the Canahuati, a most influential family not only because it controls two newspapers, but also because it owns bottling industries, pharma industries and fast food restaurants like KFC and Pizza Hut.

Almost all of them contribute financially to the two parties; the US ambassador, Hugo Llorens conferred with them only a few hours after Zelaya appeared in pajamas in Costa Rica. He was so angered and cried so much that more than one of them got offended, according to what was explained to elmundo.es/América by a person who was there. For the first time the US was not informed of a coup in Honduras beforehand.

It's because of this that the first repression measures of the Obama administration were to leave them without visas. They are behind the decision to use the elections as a band aid to cover the wound of chavism. The pessimists continue to believe that the hemorrhage is still bleeding.