A poco più di 24 ore dall'aggressione di Massimo Tartaglia ai danni di Silvio Berlusconi i commenti di ogni genere si sprecano. C'è chi grida al complotto contro B., chi crede sia una manovra per far recuperare popolarità a B. stesso. Chi si scaglia contro Di Pietro, dandogli (ingiustamente) la responsabilità morale dell'accaduto. Sicuramente nel PDL si sta cercando di trarre il massimo vantaggio dall'episodio. Molti considerano Tartaglia come un eroe, il nuovo Balilla, il nuovo cinesino di fronte al carro armato di piazza Tien An Men. Berlusconi come Ceausescu.
Con ogni probabilità sono tutte fregnacce. Di sicuro non è l'inizio di una rivolta vera, in questa Italia intorpidita dalla tv, dalla pubblicità e dall'età. Quella semmai verrà quando tornerà per una massa sufficientemente critica di persone la povertà endemica di cui si è un po' persa la memoria, dai tempi del booom. Che ci ha accompagnato per secoli, ma cui non siamo più abituati. Non sarà colpa diretta di B., o di chissa chi (anche se probabilmente rischieranno molto di più che un impatto con un souvenir made in China, e mi riferisco anche alla crème de la crème dell'elettorato berlusconiano).
Forse non ci manca nemmeno molto, per altro. Ieri - in modo in ogni senso peggiore di altre volte - è solo caduta a terra la maschera di un istrione ormai alquanto zoppicante. Era già capitato altre volte, in modo più o meno imbarazzante o patetico. Auguri di pronta guarigione all'Unto del Signore, anche a Lui.
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