Thursday 26 February 2009

I capelli di Febo


Per uno dei tanti inesplicabili epifenomeni internettiani, pare che su Usenet si sia destato un certo interesse per la mia ...capigliatura. Ebbene, è giunta l’ora di assecondare questo curioso, probabilmente perverso interesse. Per lunghi anni in gioventù ho tenuto un’acconciatura insignificante e quasi sempre demodè, apparendo in realtà il più delle volte spettinato. Un paio di volte ho sperimentato un c.d. "taglio" che veniva definito sbrigativamente ‘contestazione millenovecentosessantotto’: capelli lunghi fino alle spalle e barba spesso incolta. Pittoresco, ma dai risultati estetici e pratici alquanto dubbi: diciamo che l’essere spettinato era valorizzato, ma a costo di interventi di manutenzione per me troppo estenuanti e al prezzo di un risultato complessivo che non corrispondeva probabilmente all’obbiettivo iniziale. Seguirono alcuni anni di incipiente calvizie, incipiente canizie, e un compromesso accettabile tra spettinatura e interventi di manutenzione cui sono per natura estremamente poco propenso. Qualche tempo fa, spinto perlopiù dalla necessità di indossare spesso un ...casco da ciclista che riduceva le ciocche di capelli superstiti al calco intriso di sudore del casco stesso, adottai un taglio che alcuni definivano ‘tattico’. Tagliacapelli Philips a batteria e lame autoaffilanti regolato al minimo e capelli tenuti quotidianamente o quasi a due millimetri. Questo tipo di acconciatura ha i seguenti vantaggi: 1) non si è mai spettinati 2) la presenza anche minima dei capelli fa si che sia possibile evitare di portare un copricapo se non nel periodo più freddo dell’anno 3) il look non è così radicale come quello della rasatura completa del cranio. Uno svantaggio è che spesso senza fare attenzione la regolazione imperfetta del taglio specie sulla nuca da un effetto ‘patchwork’ un po’ ridicolo. Da circa un triennio più che altro per voglia di cambiare e per il progressivo e precoce incanutimento ho tolto ogni indugio e ogni traccia di capelli. Mi rapo a zero. Normalmente utilizzo un rasoio elettrico Remington pagato pochi euro in offerta all’Esselunga che miracolosamente funziona – almeno sul mio scalpo – molto meglio di apparecchi molto più costosi o blasonati. Più raramente, specie sotto la doccia, una comune lametta. I vantaggi sono: 1) non si è mai spettinati 2) basta un’occhiata con uno specchio o una passata con la mano per essere sicuri di essere rasati del tutto. Gli svantaggi 1) alla minima brezza è necessario coprirsi il capo 2) in qualche caso piuttosto raro c’è chi mi scambia per uno skinhead. Ad esempio due anni fa a Berlino, forse anche perché giravo con una giacca di pelle molto vecchia comprata per 15 euro al mercatino di Friedrichshain ricevevo strane occhiate dai poliziotti a guardia delle numerose sinagoghe. Al museo ebraico, quello recentemente ristrutturato da Daniel Liebeskind, mi fu temporanemanete sequestrato un piccolo cacciavite da orologiaio che avevo dimenticato nello zaino. Un ulteriore vantaggio è che adesso ho minori difficoltà a trovare berretti, cappelli e caschi protettivi della mia misura. Quello che è veramente impagabile però, e che mi fa rimpiangere di non aver adottato prima questa acconciatura che raccomando sinceramente a tutti, anche alle signore, è il risveglio. Alzarsi, guardarsi allo specchio e vedere subito un volto presentabile invece che uno spauracchio con urgente necessità di pettine, spazzola, shampoo, gel, balsamo, tinture, phon, forbici, et cetera, è veramente il modo migliore per iniziare un’altra giornata di studio, lavoro, o svago.

Apollo's Hairstyles

A millenium of style worn by one of the most important gods of antiquity.

This a bronze statue from 700 BCE. Allegedly one of the first depictions of Apollo. It is unclear if the god has actually some hair or some kind of cap or helm. probaby it is hair, but it doesn't seem to be an important distinctive sign.
An early Kouros, the Anavysos Kouros. Many early depictions of Apollo as a young athletic man are likewise. The hair, a symbol of strenght in the Greek world, is now prominent. The Kouros has a head full of hair, and long locks descending on the shoulders.
The Apollo of Veii. An Etruscan statue dating from the sixth century BCE. The influence of the contemporary Greek style is evident.
The Apollo from the Temple of Zeus in Olympia (460 BCE). The hairstyle is more restrained, the long locks are gone. Yet the hair is full, curly. The young god is in his prime, full of strenght.
An example of an Apollo of Mantua type. A Roman copy of a greek bronze statue probably from the fifth century BCE. The hairstyle is completely reminiscent of the early kouros
This is the Barberini Apollo in the Glyptotek in Munich. It is, again, a Roman copy of a Greek statue from the third century. The hairstyle is halfway between the kourous hairstyle and the Belvedere Apollo hairstyle. I've always found this particular statue very effeminate in its appearance
The Choisier Gouffier Apollo. A Roman copy of a greek bronze statue probably contemporary with the Olympia Apollo. The hairstyle is strikingly similar.
The classic Belvedere Apollo from the Capitoline Museums in Rome. A Roman copy of a greek bronze statue probably from the fourth century BCE. The hairstyle is different. Long curly hair with tied locks on top of the head.
This is the Apollo Citharedous of the Vatican Museums. A Roman statue from the Second Century, it is full of citation from earlier greek examples. This Apollo sports a head full of curly hair with the addition of a laurel crown, another typical attribute of Apollo as a god of Music and the Arts in general.
The Apollo Sauroctonos. A Roman copy of a statue by Praxiteles (IV Century BCE). This is Apollo as  hunter, as killer of lizards and pythons. The hair is shorter, and tied with a string
Possibily a bronze Praxiteles original. Again, note the similarities in the hairstyle
The Lycian Apollo. Another Roman copy of a Praxitels original. This is a snake-slayer Apollo, and the again the shorter hair shows it. The locks on top of the forehead are similar to the Belvedere Apollo, though.
A late roman mosaic depicting Apollo as Phoebus, the sun god. Still a head full of hair, but in addition, the god has an aureole. It's not something particularly surprising, it had been an attribute of Apollo for centuries, predating the traditional depiction of Christian Saints and Angels
This is not Apollo at all, but a fourth century A.D. depiction of Somebody else. Note the similarities with the other Apollos, anyway.
Oh, and by the way, my nickname is not directly related to Apollo... It's part of an anagram of my real name I used on a very old Linux machine a decade ago, and it's also an hommage to ...Elio (i.e. Helios, the Sun), one of my favourite singers

Wednesday 25 February 2009

Ay Caramba...

Williamson reaparece, y como :-)....


Sunday 22 February 2009

Williamson irreperibile dopo il decreto di espulsione



Il caso Williamson è stato IMHO forzato oltremisura per attaccare la chiesa cattolica. Oggi però mi sono imbattuto in un articolo su in sito di lingua tedesca che riporta una notizia che, stranamente, oggi 22 febbraio 2009 non mi riesce di ritrovare sui media italiani ed anglosassoni. Ecco la traduzione.  L'articolo originale èqui  
http://www.welt.de/politik/article3242378/Williamson-nach-Ausweisungs-Erlass-unauffindbar.html

Dopo l’espulsione forzata dall’Argentina il membro negazionista della SSPX vescovo Richard Williamson è irreperibile. Un appartenente al seminario della confraternita ultraconservatrice cattolica, diretto fino poco tempo fa da Williamson, ha dichiarato venerdì che il vescovo non si trova più laggiù dal giorno prima.

Un portavoce del ministero degli interni, che giovedì aveva stabilito definitivamente che il vescovo debba lasciare il paese entro dieci giorni, ha dichiarato che al momento rimane sconosciuto il luogo dove si trova Williamson.  L’espulsione sarebbe in linea di principio contestabile. Il decreto la giustifica con la negazione dell’Olocausto e delle ‘irregolarità’ nei documenti di Williamson.

L’inglese si sarebbe dichiarato collaboratore di una NGO, e con questo avrebbe mentito sulla effettiva ragione della sua residenza e sul suo status di religioso. Williamson, 68 anni, dirige dal 2003 il seminario tradizionalista di La Reja vicino a Buenos Aires. Un portavoce del Ministero ha dichiarato al riguardo che le dichiarazioni di Williamson negano una ‘verità storica’ e offendono con questo ‘profondamente la comunità ebraica e l’intera umanità’.

Una settimana prima Williamson aveva spiegato per iscritto all’INADI (Istituto Nazionale Anti-Discriminazione) che si trattava dell’esposizione di opinioni personali su fatti storici. Sulla decisione di espellerlo non si era però espresso.

Il vescovo britannico aveva taciuto anche su Internet, dove Williamson aveva ripetuto le sue prese di posizione.  Il ritiro della sua scomunica da parte di Papa Benedetto XVI aveva scatenato   sdegno su scala mondiale in gennaio. In un’intervista televisiva avvenuta quasi contemporaneamente al ritiro della scomunica il vescovo aveva affermato che durante la dittatura nazista erano stati uccisi non sei milioni di ebrei, ma solo da 200000 a 300000, e nessuno di loro nelle camere a gas.

Il WJC (World Jewish Congress) ha definito l’espulsione di venerdì di Williamson come un ‘segno positivo’. Il presidente del WJC, Ronald S. Lauder, ha lodato il governo di Cristina Fernandéz de Kirchener in una dichiarazione fatta a New York per la sua “coraggiosa decisione”. Spera che l’esempio argentino faccia scuola e che altri paesi intervengano contro l’antisemitismo e la negazione dell’Olocausto.

Il WJC si autodefinisce un’organizzazione internazionale che rappresenta comunità ebraiche in 90 paesi.

Friday 13 February 2009

Un vecchio dizionario



L’altro giorno è ricomparso sistemando una scatola di vecchie cianfrusaglie appartenute a mia nonna.  E’ il dizionario di Greco usato al Liceo da mio zio, scomparso ormai quasi tre decadi or sono. A parte qualche foto in bianco e nero – quelle infantili sembrano appartenere ormai a un’era lontanissima – di lui non ci rimane molto altro. Qualche altro libro (sempre di argomento piuttosto piccante); forse da qualche parte c’è ancora il cappello da goliardo o l’uniforme da allievo ufficiale (per la quale lo zio fu costretto a stracciare la tessera del PCI) ma con ogni probabilità è già tutto sparito o consegnato ai miei cugini.
Non mi è riuscito di trovare molte informazioni su questo dizionario. La prozia rimasta zitella che aveva fatto da tata allo zio (e a mia madre, e poi al sottoscritto e a suo fratello) ne parlava come di un incunabolo preziosissimo. Forse perché lei non era certo arrivata al ginnasio, ma anche perché probabilmente si ricordava dei sacrifici fatti per acquistarlo.
Il libro è rilegato in tela e in pelle, forse un surrogato, molto sottile: dopo quasi 70 anni è ancora in ottime condizioni. Non c’è curiosamente alcuna scritta sulla copertina o sul dorso. 1200 pagine circa: è più conciso dei dizionari recenti, ma non pecca – per quanto possa giudicare – di scarsa chiarezza. Il frontespizio recita:

Benedetto Bonazzi, l’autore, nato da umili origini entrò nei Benedettini, sì laureò in filologia a Napoli, terminò la carriera come arcivescovo di Benevento. A lui sono intitolate vie, fondazioni e scuole. Divenne noto per il suo dizionario, prima della seconda guerra mondiale era uno dei più usati nei licei classici, pare. La prefazione della copia in mio possesso, edita per i tipi della ‘S. anonima. Alberto Morano Napoli’ precisa che si tratta della revisione della prima edizione, in uso dal 1880 al 1927. Generazioni di futuri appartenenti a quella borghesia che, se non fece proprio l’Italia, almeno ne cementò le fondamenta, ci hanno sudato sopra negli anni formativi cruciali. Come oggi si studia (o si dovrebbe studiare) sul Rocci o sul Montanari. Oggi la memoria di quel libro è quasi scomparsa, un po’ dopo la maturità scompaiono   le nozioni di Greco o Latino apprese controvoglia.

La data riportata sul frontespizio è rilevante. 1943-XXI. L’ultimo dell’E.F. Mio zio acquistò quasi certamente il libro di seconda mano qualche anno dopo, da ginnasiale. Credo che però vedere quel XXI ogni volta che apriva il dizionario gli riportasse alla memoria ricordi recenti non molto piacevoli. Tre anni prima di quella data aveva dovuto, ancora bambino, abbandonare precipitosamente in aereo Bengasi, la sua città natale, insieme alla madre e alla sorella, letteralmente sotto il fuoco nemico. Il padre era stato appena fatto prigioniero dagli inglesi, e non lo avrebbe rivisto (e come, al suo ritorno) ancora per sei anni. L’anno XVIII cambiò tutto, e non solo per mio zio. A me rimane qualche vecchia storia che ormai non sento raccontare da quando andavo alle elementari, e il suo dizionario di Greco.
 

Thursday 12 February 2009

Le Gibet



Ah cosa odo, sarà il mugolare  della tramontana notturna 
o l'impiccato che emette un sospiro sulla forca patibolare?

Sarà qualche grillo che canta nascosto nel muschio e l'inutile
edera di cui per compassione si riveste il bosco?

Sarà qualche mosca in battuta che suona il corno attorno
a quelle orecchie sorde alla fanfara delle grida di caccia?

Sarà qualche scarabeo che raccoglie nel suo rubacchiare
scostante un capello dal cranio sanguinante?

O sarà allora  un ragno che ricama mezza spanna di mussolina
come cravatta per quel collo strangolato?

É una campana che rintocca sui muri di una città, sotto l'orizzonte,
e la carcassa di un impiccato che arrossa il sole calante.

da 'Le Gaspard de la Nuit' di Aloysius Bertrand

Wednesday 4 February 2009

Mortaccis




Highgate Cemetery is an historic, Victorian cemetery in London. Many famous people, mostly from the nineteenth century, are interred there. With so many guests from the gothic novel era it’s not unexpected that some kind of ghost story could be developing in its premises…
The illustrious British-Italian Rossetti family (*) is represented by at least three members: Christina, the poetess, Frances, Gabriele's wife, and William, Dante’s brother. They led relatively quiet Victorian lives, but who can be certain if their family quarrels aren’t continued in the foggy, cold, London nights?
In one corner Michael Faraday, one of the discoverers of the power of electricity (he possibly inspired Mary Shelley), is probably continuing his Gendankenexperiments. In many ways he was a modern-age warlock.
The most famous guest is, surely, the last biblical prophet, Karl Marx from Treviri. His fourth Abrahamic, albeit godless, religion marked the century that followed his death. According to somebody he may have more than a hundred million human souls on his conscience. Down from his impressive, austere, grave mausoleum one can only start to fathom the pains the poor tortured wandering German-Jewish soul must endure.
Modern SF funnyman Douglas Adams is probably the only one able to cherish the guest with the most romantic and tragic biography: Elisabeth Siddal. Born into a lower class family, she became, despite a very imperfect education, the muse and the model for many Victorian artists, and a poetess herself. In particular, she was the inspiration for literally dozens of Dante Gabriel’s works. The painter ultimately became her husband, but Elisabeth, probably suffering from drug addiction and illness, died soon after. Mad with grievance, Rossetti buried her along with the only copy of his poems. Afterwards, he decided to reopen her coffin to retrieve his poetry. Dante died a few years later, mad and after a long addiction to chloral. He’s buried in Kent, by the sea. His wife remains in Highgate, and if it weren’t for the many illustrious other people interred there, I don’t know how she could possibly endure the company of the other Rossettis, who always opposed her relationship to Dante…

(*) One of my aunts used to say that we are very distant relatives – but family legends have a way of becoming exaggerated; nevertheless, a juvenile self-portrait of Dante Gabriel is eerily reminiscent of my brother at the same age...

UPDATE: ladies and gents, follow the debate on this important post here (in Italian)