L'altro giorno al supermercato (la catena è quella di un grande amico di Berlusconi, ormai ultranovantenne) ho utilizzato i punti della tesserina per comprare 'My Way' di Alan Friedman, edito da Rizzoli. Normalmente non spendo denaro, ne tantomento punti fidaty, per questo tipo di libri ma mi aveva incuriosito una delle tante 'marchette' fatte dal giornalista americano alla radio, in cui ribadiva più volte la sua imparzialità, senza del resto essere stato accusato di essere stato parziale.
'My Way' in realtà è un progetto editoriale di una certa consistenza: il libro è pubblicato contemporaneamente in più lingue, la promozione è stata battente, vi si accompagnano per ora dei video su internet che anticipano un documentario in più puntate e probabilmente una successiva edizione con altre aggiunte (lo stesso è accaduto con 'Ammazziamo il Gattopardo' del resto).
Le 390 pagine circa del volume vorrebbero essere una sorta di via di mezzo tra la biografia autorizzata di B. e il libro intervista, con qualche rivelazione esclusiva. E' così? Diciamo che è così, ma il risultato finale non è particolarmente entusiasmante.Non si tratta, dichiaratamente, di un libro-inchiesta sulla falsariga del seminale 'Inchiesta sul signor TV' di Ruggeri e Guarino, o di una delle tante opere di Marco Travaglio o dei suoi accoliti. La fonte principale è Berlusconi stesso e suoi amici, come Confalonieri o Vladimir Putin, intervistato in esclusiva. Questo ha dato al corpulento Friedman accesso ad Arcore e a materiale inedito (incluse alcune foto e la possibilità di girare video con lo stesso B.) ma inevitabilmente ha ristretto di molto la possibilità di dire qualcosa di davvero interessante.I primi capitoli sono dedicati al Berlusconi imprenditore, prima nel mondo dell'edilizia, poi della televisione e del calcio. Non si racconta nulla di veramente inedito, gli episodi sono tutti già noti, come la infanzia (relativamente) disagiata del milanese, i primi colpi di 'genio' nel campo edilizio e così via. La presunta imparzialità di Friedman si limita a registrare qualche particolare variazione nella mimica facciale di solito odontoiatrica di Berlusconi, a ricordare timidamente che spesso oltre alla versione del 'tycoon' ce ne sono altre. Certo, quando l'ex Presidente del Consiglio racconta che Gorbaciov nel 1993 ignorava anche i principi di base del funzionamento delle economia capitalistiche (pg.27) ci sarebbe da pensare. Ci sarebbe da pensare anche quando racconta che su un treno la madre Rosa impedì solo con la sua fermezza l'arresto di una ragazza ebrea, pg 38. Però Friedman sembra accettare tutto come oro colato. Come oro colato sono tutti gli altri episodi che da più di venti anni fanno ormai parte di un'agiografia sostanzialmente autocostruita. I capitoli sui primi anni della discesa in campo espongono sostanzialmente il punto di vista di Berlusconi, con scarso contraddittorio. Parla Berlusconi, Friedman al massimo ne osserva l'angolo della bocca.
'My way' si fa notare soprattutto per quello di cui NON parla. Ad esempio l'appartenenza del Nostro alla Loggia P2 è completamente ignorata. La vicenda della compravendita di senatori in funzione anti-Prodi è liquidata in pochissime righe. Le intercettazioni spesso incredibilmente imbarazzanti che sono emerse negli ultimi anni non sono quasi mai menzionate. Anche sull'aspetto 'orgiastico' dell'ultimo Berlusconi si glissa rapidamente, nonostante quanto fatto intuire dal tour promozionale. Il Bunga Bunga? Cene eleganti. La stanza del Bunga Bunga? Una sala da pranzo con dipinti rinascimentali.
La parte più interessante del libro è quella finale. Si parla dei successi, o meglio delle felici intuizioni di Berlusconi in politica estera, su Putin, su Gheddafi, sulla seconda guerra del Golfo. Sui primi due punti le posizioni sono già note, e personalmente penso che siano quelle giuste. Certo, sono solo idee che hanno avuto pochi effetti pratici, e - forse - avute a posteriori. Sullo 'scoop' che Berlusconi avrebbe cercato di convincere Blair e Bush a non deporre Saddam Hussein, abbiamo solo la parola dell'intervistato, molti anni dopo che, in effetti, a Blair e Bush aveva concesso la collaborazione militare. Gli ultimi capitoli sono relativi a un presunto complotto intrecciato da Angela Merkel e Nicholas Sarkozy, con la cosciente collaborazione di Napolitano, per far cadere l'ultimo governo Berlusconi nel 2011. Sicuramente ci sono delle novità sostanziali, grazie anche a interviste a personaggi interessati, come Zapatero: è comunque il punto di vista di Berlusconi con poche critiche. In particolare Sarkozy è dipinto come un personaggio arrogante ed iroso, particolarmente vendicativo nei confronti dell'allora omologo italiano per la sua contrarietà al (certamente sciagurato) intervento in Libia contro Gheddafi. In coda le solite giaculatorie sulla condanna definitiva per l'affaire sui fondi neri (però di fondi neri non si parla) e sulla futura, inevitabile, rimonta di Berlusconi prima dell'addio finale.
Berlusconi, secondo Berlusconi, secondo Putin, e in fondo anche secondo Friedman, è il personaggio che nel dopoguerra ha governato più a lungo e che più ha influenzato la politica italiana. Purtroppo è così. Senza Berlusconi non avremmo avuto Prodi, non avremmo avuto Napolitano, nona avremmo avuto sicuramente Renzi. Sicuramente gli italiani non sarebbero molto più ignoranti e volgari che 30 anni fa. Un bilancio positivo per Friedman, a 64 denti per Berlusconi. Per me e diversi altri, no.
Thursday 29 October 2015
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