Saturday 23 June 2018

Prove di maturità

Nei giorni scorsi si è svolta la prima fase dell'ormai vetusto rito di passaggio che va sotto il nome di 'esame di maturità'. Mentre era (ed è tuttora) in corso un'offensiva perlopiù mediatica - ma efficacissima - da parte del neoministro dell'Interno e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini su temi soprattuto legati all'immigrazione.

Premetto che io il partito di Salvini l'ho votato, e lo rivoterei anche oggi senza alcuna remora, e proprio per le proposte legate ai fenomeni migratori e alla sicurezza (quelle in campo economico mi convincono molto meno): parecchi dei giornalisti e intellettuali che commentano il suo iperattivismo per ora poco più che verbale (sono state ad oggi solo respinte poche centinaia di migranti) lo detestano visceralmente invece, e non sembrano risparmiarsi nell'attaccarlo. Come fino a ieri facevano, si potrebbe sommessamente osservare, con Silvio Berlusconi - che politicamente è durato e dura da un quarto di secolo.

Questa fregola non poteva non risparmiare anche il rito della maturità, che bene o male riguarda ancora quasi mezzo milione di studenti, e le rispettive famiglie. Escono i 'temi' della prima prova scritta. Non sono proprio tutti 'temi' ormai, ad esempio c'è anche l'analisi del testo: un brano da 'Il giardino dei Finzi-Contini' di Bassani. Si parla degli effetti delle leggi razziali del 1938. Certo, è l'ottantesimo anniversario di quelle leggi certamente sbagliate, eppure tutti i giornalisti a sinistra del centrodestra, Repubblica in testa, vi leggono un commento salace sulla proposta salviniana di 'censire' la turbolenta popolazione tzigana che occupa i 'campi nomadi' nostrani. Nei bassifondi delle reti sociali intanto si sprecano gli inoltri di meme con la parafrasi del sermone di Niemoeller - di solito attribuita a Bertolt Brecht -  e altre platitudini da (piccolissimo) borghese riflessivo. Del resto è uscita anche una strofa di Alda Merini - probabilmente la poetessa più memmata dal pubblico femminile italiano, specie affetto da piccole e grandi nevrosi a carattere di solito sessuale.
Io del romanzo di Bassani modestamente posseggo la prima edizione rilegata: è quello che Macdonald o Umberto Eco avrebbero definito un buon esempio di midcult. Nulla di male in questo, ma non è nemmeno, credo, un autore particolarmente studiato nei programmi delle scuole medie superiori. Secondo un sondaggio uscito in questi giorni più della metà dei maturandi ignorano chi sia stato Giorgio Bassani. Forse qualcosa sulla poetica del Decadentismo sarebbe stato più noioso, ma almeno più corretto per l'esame? Chissà.

C'è un bel libro sulla 'crisi del liceo classico'  uscito pochissimi mesi fa: 'La scuola giusta' di Federico Condello. Dove, passim, si celia che nel 2016 e 2017 la seconda prova scritta per il classico (uscirono autori latini relativamente facili) fu una sorta di omaggio ministeriale alla polemica allora in corso (un esempio tra tanti) sulla riforma della prova stessa: molti infatti come Maurizio Bettini proponeva sostanzialmente l'abbandono della versione di greco e latino per prove di altro genere. Quest'anno invece si è ripetuto lo scherzaccio già inflitto agli spocchiosi maturandi del classico, con un brano di Aristotele, stavolta sull'amicizia, dall'Etica nicomachea. Ora, l'amicizia di cui parla Aristotele è - come dovrebbe sapere un liceale che abbia studiato diciamo bene - è l'amicizia filosofica, intesa come legame tra persone con interessi comuni, non un'amicizia 'interessata' ma un trait-d'union tra homines nel segno del bene comune. E' lo stesso argomento del Laelius de amicitia di Cicerone, che ad Aristotele si rifaceva esplicitamente: il De Amicitia era uno dei testi elementari affrontati per primo, credo, dai ginnasiali di un tempo: ancora oggi si trova in molte edizioni con testo latino a fronte affiancato al De SenectuteI giornali del gruppo Repubblica hanno interpellato proprio Condello riguardo alla scelta di Aristotele. Il filologo ha rispolverato un'altra boutade del suo ultimo libro definendo Aristotele come migrante. Migrante: certo, il povero stagirita ad Atene ci era giunto col barcone, senza neanche sapere la lingua, raccattato dalla quinquereme di una ONG. Per carità, in qualità di meteco il fondatore del Peripato non aveva diritti politici e non poteva nemmeno acquistare immobili, ma inizialmente vi giunse con tutti gli onori, e in seguito anche col probabile finanziamente di Alessandro Magno. Un migrante di lusso, comunque appartentente alla koiné ellenica. Ma qualcosa contro Salvini, si doveva dire comunque. La personalità che più mi ha stupito comunque è stato il professor Luciano Canfora : ammiro da decenni Canfora per la sua sterminata produzione saggistica e pubblicistica (e ne ho letta una parte non minoritaria) e anche per la sua oratoria sempre chiara e appassionante. Ma una uscita come questa? La versione di Aristotele come risposta al nuovo fascismo ? Andiamo: contro il fascismo i valori dell'amicizia filosofica di Aristotele e Cicerone? Due personaggi che certo non auspicavano né la democrazia (nimia libertas  come Canfora in molte altre sue opere sulla 'retorica democratica' ricorda) di tipo pericleo, né ovviamente di tipo rappresentativo, ma regimi molto più 'autoritari'. Aristotele contro Salvini? Aristotele contro  i porti sbarrati ai met.. ai migranti? Andiamo a rileggerci certi passi del Τὰ πολιτικὰ, precisamente nel libro V - 1303 a e b

Causa di possibili sedizioni è anche la diversità di stirpe, almeno fino a quando gli elementi diversi non siano giunti ad armonizzarsi, perché come la città non nasce da una massa qualsiasi di uomini, così essa non sorge in un lasso qualsiasi di tempo: perciò tutte quelle città che hanno accolto cittadini di altra stirpe, o al momento della loro fondazione, o dopo la loro fondazione, furono travagliate da rivolte. Fu questo il caso degli Achei, che fondarono Sibari insieme con i Trezeni e in seguito, aumentati di numero, cacciarono i Trezeni, d’onde il castigo che piombò sui Sibariti; e anche a Turii vennero alle mani con i loro compagni di colonizzazione, pretendendo di avere dei privilegi in quanto padroni del territorio della colonia, ma furono cacciati. A Bisanzio i nuovi venuti furono colti a tramare insidie e cacciati dopo una battaglia; la stessa fine fecero i fuorusciti di Chio ad opera degli Antissei, mentre gli Zanclei furono cacciati dai Samii che avevano accolto. Discordie scoppiarono tra gli Apolloniati del Ponto Eusino che avevano accolto dei forestieri; e i Siracusani, dopo l’età delle tirannie, avenddo concesso la cittadinanza agli stranieri e ai mercenari, dovettero subire delle guerre interne e scendere in lotta; gli Amfipolitani furono per la maggior parte cacciati dei Calcidesi che avavano accolto.

Copiaincollo dall'edizione dei classici UTET che ho rimediato in formato epub.La 'diversità di stirpe' usata dal cauto traduttore italiano è in originale τὸ μὴ ὁμόφυλον  ovvero letteralmente 'il non essere della stessa razza', e razza è usato in altre traduzioni italiane, race in traduzioni inglesi che si trovano facilmente online (ad es. quella di Persesus

Aristotele razzista, peggio di Salvini? Beh, e per capire cosa pensasse della schiavitù basta usare google in fin dei conti. Forse che Condello o lo stesso Canfora si dimostrano degli ignoranti? Lo scrive, alquanto stizzito, l'ottimo Camillo Langone sul Foglio. Ma non sono particolarmente d'accordo: diciamo che i due mentono sapendo benissimo di mentire, d'altra parte la difesa della loro ideologia progressita val bene, se non un messa, almeno un paio di passi falsi filologici che la stragrande maggioranza del pubblico 'riflessivo' non noterà mai, nemmeno mettendoglielo sotto il naso (su un gruppo facebook dedicato a Canfora ho messo il link alla dichiarazione del professore, accompagnandola del riferimento alla Politica - è stata entusiasticamente ricondivisa un buon centinaio di volte, con il mio sarcasmo incluso...)

Nel giro di un paio di giorni..

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