Sunday 26 August 2018

Firenze Virgiliana


L'altro giorno sono andato a visitare Villa La Petraia, una delle ville medicee da pochi anni visitabili quasi interamente. Ho visto dalla finestra, in lontananza, quell'edificio per decenni. Per non parlare del panorama che è possibile apprezzare dalle strade tra Firenze e Sesto Fiorentino che ho percorso innumerevoli volte. Avevo già visitato il giaardino e parco della villa, ma questa era la prima volta che ho avuto la possibilità di visitare l'interno. Anche se il monumento è stato finalmente restaurato e riaperto infatto i custodi sono molto pochi: per questa ragione la visita è possibile solo ad orari prestabiliti, quando c'è un dipendente del Mibact che accompagni i visitatori per le sale. Per la stessa ragione a volte, imprevedibilmente, il parco rimane chiuso ed è possibile visitare solo il giardino all'italiana.  L'interno è molto interessante: affreschi del periodo mediceo, lorenese, ma soprattutto mobili, decorazioni e cimeli del periodo in cui la villa era l'abitazione della 'Bella Rosina', amante e poi moglie morganatica di Vittorio Emanuele II. Ma non voglio parlare di questo: nella cosidetta caffetteria, in realtà una stanza con due distributori a moneta e alcuni tavolini, sono stato colpito da questo quadro. Privo di di didascalia e posto, come si vede, proprio sopra i distributori automatici.
Cosa rappresenta questo dipinto? Il cartiglio recita:


hic patvle tristis recubans sub tegmine fici bis vocem audit tolle lege ingeminare per avras

Letteralmente: 'qui riposando triste sotto l'ampio riparo di un fico fino a quando ode una voce 'prendi e leggi' che si ripete nell'aria'. In realtà una rapida ricerca in rete mi rende quasi sicuro che si tratti di una copia da un affresco di Marzio Ganassini nel chiostro   della SS.Trinità di Viterbo, la chiesa agostiniana. Rappresenterebbe l'episodio del tolle lege, descritto dallo stesso Agostino nelle Confessioni (VIII,13) quando,abbandonato alle sue riflessioni in un giardino udì alcuni bambini gridare "prendi e leggi, prendi e leggi", traendone un'epifania che segnò l'inizio della sua conversione.

Agostino e Alipio sono vestiti all'orientale, il giardino è all'italiana. L'albero di fico rappresenta ancora, probabilmente, l'albero della conoscenza del bene e del male (l'identificazione del melo è di provenienza nordeuropea). Che ci faccia questa copia alla Petraia, e chi l'abbia eseguita, non lo so: probabilmente ci vorrebbe una ricerca d'archivio.

Perché mi ha incuriosito il quadro? Naturalmente per il cartiglio. Che ricalca (non è una rarità) versi di Virgilio ancora noti a qualunque liceale. Dalle Bucoliche, prima ecloga, primo capoverso:

Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi
silvestrem tenui Musam meditaris avena

 Probabilmente il legame con S.Agostino si limita all'ambientazione 'campestre': il redattore del testo probabilmente si è rifatto a un passo noto per essere sicuro di esprimersi in latino corretto.

E... poi apri il giornale e leggi...




Friday 24 August 2018

Dalla Chiesa dell'Autostrada a Roma, e ritorno.

Una delle primissime chiese che ricordo di aver visitato, da piccolissimo, è la chiesa di San Giovanni Battista al casello di Firenze Nord della A1. Meglio conosciuta come chiesa dell'Autostrada del Sole.
Non ricordo per quale motivo visitai la chiesa con mio padre, forse era solo curioso di vederla: credo che fossero passati poco più di 10 anni dalla consacrazione. Andavo alle elementari, e a quella età non potevo certo registrare la novità di quella architettura, o la sua funzione. Ricordo che la chiesa mi sembrò enorme, e un po' "strana".


Nonostante abbia continuato ad abitare sempre in zona, a pochissimi chilometri di distanza in tutti questi anni non mi è più capitato di fermarmi a San Giovanni Battista. Certo, ho visto innumerevoli volte l'esterno passandoci vicino in auto, ma mai che abbia trovato dieci minuti per rivederla.
Qualche mese fa ho rimediato: è aperta tutti i giorni (con orari diversi secondo il giorno della settimana) e vi si celebrano spesso messe per comitive di viaggiatori. Per visitarla basta uscire a Firenze Nord e dirigersi verso l'autogrill accanto ai palazzi direzionali di Autostrade per l'Italia.
La chiesa fu edificata per ricordare i tanti operai morti sul lavoro durante la costruzione (fatta in tempi oggi incredibili) dell'autostrada del Sole. Questo, da bambino lo ignoravo. Oggi invece posso anche leggere l'iscrizione in latino della dedica:

'deo optimo maximo sacrum in honorem beati johannis baptistae in memoriam qui ceciderunt operariorum' - sacro a Dio ottimo massimo, in onore di san Giovanni Battista, in memoria di coloro che caddero degli operai', letteralmente. 50 anni fa era ancora normale apporre iscrizioni in latino. Non so se oggi lo si farebbe con la stessa facilità.
La chiesa, la trovo ancora molto bella. Non amo (per usare un eufemismo) l'architettura della seconda metà del Novecento: però Michelucci utilizzando materiali 'tradizionali' come la pietra a vista, o anche il rame delle coperture, riesce a far accettare anche una forma particolare come la 'tenda nomadica' del corpo di fabbrica principale. E' anche il segreto della stazione centrale di Firenze, un fascio littorio visto dall'alto, ma rivestito dei materiali giusti.
Il cemento 'brute' a vista risulta gradevole almeno all'interno, dove i pilastri dovrebbero ricordare i rami di un albero (o anche gli archi di una cattedrale gotica - almeno a me fanno questo effetto).
All'esterno invece è l'unica parte della chiesa che appare degradata.

In realtà non è probabilmente nulla di grave, anche se rivederla oggi (le foto le ho fatte durante una seconda visita ieri) alla luce dei recenti avvenimnti col viadotto di Genova intristisce ancora di più.

Certo, che sia proprio il cemento armato ad apparire così deperito è quasi un commento sulla nostra epoca, figlia ancora infante, dal futuro incertissimo, di quella stessa seconda metà del Novecento.
L'uso dei materiali e delle tecniche tradizionali, sempre in un contesto 'moderno' si estende anche alla essenziale decorazione. Il bronzo è usato per le porte, la cancellata, e per i pregevoli bassorilievi della galleria.


Bassorilievi che conducono all'ingresso vero e proprio. Credo il punto meno riuscito dell'intera struttura (potrebbe essere l'ingresso di un palazzo per uffici di medie dimensioni):



Proprio subito dopo l'ingresso però qualcosa ha colpito la mia attenzione:


Un dipinto, probabilmente amatoriale, comunque quasi naif, del battesimo di Cristo. Forse un ex voto, o un ulteriore omaggio al primo priore della chiesa, ricordato nella targa a sinistra, morto proprio questanno.


Cercando informazioni sulla chiesa dopo la visita, non ho trovato nulla sul quadretto, ma ho sono venuto a sapere che in origine erano previste nella decorazione della chiesa ben nove tavole di Gregorio Sciltian - un pittore 'della realtà' che apprezzo particolarmente. Secondo quanto sono riuscito a recepire da alcune ricerche fatte in rete, Sciltian aveva dalla sua amicizie in Curia, ma i suoi quadri furono infine rifiutati non solo per l'opposizione di Michelucci, ma anche per l'opposizione di molti intellettuali dell'epoca, con alla testa Bruno Zevi.

Sta di fatto che i quadri, otto angeli e un Battista, alla fine non furono installati nella chiesa: però lessi che si possono trovare a Roma, in piazza Euclide (ai Parioli) nella Basilica del Sacro Cuore Immacolato di Maria.

In rete non si trovano immagini dei quadri, così, in occasione di una visita alla Capitale, ho deciso di fare una passeggiata da Termini a piazza Euclide - giro un po' lungo, ma gradevole passando per Villa Borghese.

Sulla Basilica, creazione 'neobarocca' di Armando Brasini, si può probabilmente dire tutto e il contrario di tutto. Certo, tra la sua consacrazione (1936) e quella di S. Giovanni Battista (1964) passano 28 anni. Tra il 2018 e il 1964 ci sono 54 anni. La prima chiesa ormai sembra senza tempo, o quasi, la seconda vive ancora in qualche modo la drammaticità del presente, o almeno di eventi recentissimi. Almeno, così pare a me: forse solo per ragioni anagrafiche.

L'interno della Basilica è piuttosto spoglio:




Ci sono rari quadri (francamente imbarazzanti) di pittori contemporanei italiani e sudamericani. I punti decorati più riccamente sono all'ingresso, con un crocefisso ligneo, e la fonte battesimale.
Proprio qui troviamo le tavole di Sciltian. Otto angeli, un San Giovanni Battista. Anzi, un Battesimo di Cristo.



Che dire. Gli angeli in monocromo sono un po'particolari. I volti femminili potrebbero essere presi da qualche illustrazione pubblicitaria degli anni 60. Forse all'epoca Sciltian voleva tentare una nuova forma di iconografia (il sesso.. femminile degli angeli?).
Ma il Battesimo? E' bellissimo, altro che 'orribile' come recitano alcune fonti che è possibile reperire cercando in rete. La foto non rende bene l'idea, va visto dal vivo. Le citazioni di molta pittura toscana del '400 sono evidenti.
Sciltian, e gli altri pittori 'della realtà' del novecento italiano, come Annigoni e i Bueno, sono stati recentemente rivalutati e sono state loro dedicate diverse mostre. Il modesto quadretto 'figurativo' che ho visto sull'acquasantiera della chiesa dell'Autostrada in fondo non è che una loro piccola, ennesima rivincita.

Wednesday 15 August 2018

Genova, Europa


Quando vado a Genova, cerco sempre di fare un giro in Via Di Prè. A costo di allungare un po' i tempi di arrivo, e di scendere col treno a Piazza Principe invece che a Brignole. Non c'entra De André, non c'entrano particolari velleità turistiche (ormai sono stato in città moltissime volte).
E' che voglio impormi di assistere a uno spettacolo che detesto, ovvero quello di un luogo ormai quasi completamente occupato da immigrati di origine africana o medioorientale. Per ricordarmi di cosa può succedere, in tempi brevissimi, anche qualsiasi altra parte d'Italia.
Ieri, dovendo pernottare - caso raro, ho fatto la mia passeggiata di sera. Anche la Chiesa di San Sisto, ormai praticamente la sola vestigia rimasta della via certo sempre malfamata, ma almeno cristiana ed europea, è ormai chiusa. Quando ci passo di giorno, mi fermo sempre un momento a guardare l'interno. Soffermandomi dopo la serie continua di macellerie halal, phone center, minimarket, negozietti di alimentari, di telefoni, di piccole riparazioni di abiti. Tutti gestiti da africani, con qualche arabo o al massimo un cinese di rinforzo.
Poco prima delle 21, è ancora quasi tutto aperto: la differenza è che gli africani occupano la strada anche con sedie, facendo capannelli, oppure lasciando giocare i bambini tra le casse di frutta e le stuoie coperte di chincaglieria. Passa un furgone, lentissimo, e la calca si spalma pigramente sulle pareti per lasciarlo passare. Ci sono anche figure 'religiose'. Il senegalese vestito di una jellabah verde, col rosario islamico. Oppure il mediorentale barbuto. L'occupazione è quasi completa. Poche centinaia di metri, ma anche i turisti, potenziali clienti, sono pochissimi.
Nei carrugi vicini, non ci sono nemmeno più prostitute (diversamente da altre zone del centro storico). Solo ragazzi che pisciano tranquillamente sulle grondaie.
Proseguo verso levante. Via della Maddalena (dove le prostitute ci sono, insieme a un numero comparabile di spacciatori africani). Via di San Luca (con lo striscione 'Patrimonio dell'umanità') è in condizioni relativamente migliori. Verso piazza Caricamento i negozi si fanno più chic, o turistici. Mi infilo nei viuzzi dietro la piazza e intravedo l'iscrizione in latino DEIPARAE IMMACULATAE ET D. TORPETI M.
San Torpete, con accanto la chiesa di San Giorgio.
Dove è in corso, stranamente per l'ora e il giorno, una funzione: la porta è a vetri e si può dare un occhiata. Scopro da un manifestino, che la chiesa è stata data in concessione temporanea alla chiesa russa ortodossa. Davanti all'altare sono state poste alcune icone. Il pope officia davanti all'altare, volgendo le spalle ai fedeli. Non molti, ma tutti, secondo l'uso russo, in piedi. Mi soffermo per qualche minuto ad osservare l'apparizione. Ci sono anche due turiste tedesche, completamente sconcertate dallo spettacolo: mi tocca spiegare loro che è semplicemente una messa ortodossa.
Via Di Prè, la Chiesa di San Giorgio.

Il mattino dopo, mentre ero a poca distanza, in linea d'aria almeno, è crollato il viadotto sulla Polcevera. Sono tornato verso il centro con il bus 1, che tra le mille sirene di ambulanze, vigili del fuoco e polizia ha continuato a circolare imperterrito mentre treni e altre strade si bloccavano. Tra i commenti dei genovesi, ho pure visto dal finestrino il moncherino del viadotto ancora immerso nella caligine