E' che voglio impormi di assistere a uno spettacolo che detesto, ovvero quello di un luogo ormai quasi completamente occupato da immigrati di origine africana o medioorientale. Per ricordarmi di cosa può succedere, in tempi brevissimi, anche qualsiasi altra parte d'Italia.
Ieri, dovendo pernottare - caso raro, ho fatto la mia passeggiata di sera. Anche la Chiesa di San Sisto, ormai praticamente la sola vestigia rimasta della via certo sempre malfamata, ma almeno cristiana ed europea, è ormai chiusa. Quando ci passo di giorno, mi fermo sempre un momento a guardare l'interno. Soffermandomi dopo la serie continua di macellerie halal, phone center, minimarket, negozietti di alimentari, di telefoni, di piccole riparazioni di abiti. Tutti gestiti da africani, con qualche arabo o al massimo un cinese di rinforzo.
Poco prima delle 21, è ancora quasi tutto aperto: la differenza è che gli africani occupano la strada anche con sedie, facendo capannelli, oppure lasciando giocare i bambini tra le casse di frutta e le stuoie coperte di chincaglieria. Passa un furgone, lentissimo, e la calca si spalma pigramente sulle pareti per lasciarlo passare. Ci sono anche figure 'religiose'. Il senegalese vestito di una jellabah verde, col rosario islamico. Oppure il mediorentale barbuto. L'occupazione è quasi completa. Poche centinaia di metri, ma anche i turisti, potenziali clienti, sono pochissimi.
Nei carrugi vicini, non ci sono nemmeno più prostitute (diversamente da altre zone del centro storico). Solo ragazzi che pisciano tranquillamente sulle grondaie.
Proseguo verso levante. Via della Maddalena (dove le prostitute ci sono, insieme a un numero comparabile di spacciatori africani). Via di San Luca (con lo striscione 'Patrimonio dell'umanità') è in condizioni relativamente migliori. Verso piazza Caricamento i negozi si fanno più chic, o turistici. Mi infilo nei viuzzi dietro la piazza e intravedo l'iscrizione in latino DEIPARAE IMMACULATAE ET D. TORPETI M.
San Torpete, con accanto la chiesa di San Giorgio.
Dove è in corso, stranamente per l'ora e il giorno, una funzione: la porta è a vetri e si può dare un occhiata. Scopro da un manifestino, che la chiesa è stata data in concessione temporanea alla chiesa russa ortodossa. Davanti all'altare sono state poste alcune icone. Il pope officia davanti all'altare, volgendo le spalle ai fedeli. Non molti, ma tutti, secondo l'uso russo, in piedi. Mi soffermo per qualche minuto ad osservare l'apparizione. Ci sono anche due turiste tedesche, completamente sconcertate dallo spettacolo: mi tocca spiegare loro che è semplicemente una messa ortodossa.
Via Di Prè, la Chiesa di San Giorgio.
Il mattino dopo, mentre ero a poca distanza, in linea d'aria almeno, è crollato il viadotto sulla Polcevera. Sono tornato verso il centro con il bus 1, che tra le mille sirene di ambulanze, vigili del fuoco e polizia ha continuato a circolare imperterrito mentre treni e altre strade si bloccavano. Tra i commenti dei genovesi, ho pure visto dal finestrino il moncherino del viadotto ancora immerso nella caligine
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