Saturday, 31 December 2011

Dal Big Bang al grande botto..


Per Matteo Renzi - non solo per lui ovviamente - è stato un anno strano. Da mesi e mesi, prevedendo la fine (prossima, ma più volte rimandata) di Berlusconi stava cercando l'occasione giusta per il salto di qualità a livello nazionale. L'ultimo 'Big Bang' alla Leopolda era propedeutico a una discesa in campo imminente.

Mario Monti ha rovinato tutto. Durerà fino al 2013, per Renzi una finestra temporale difficile, con i suoi non pochi avversari all'interno del PD che non si dimenticheranno (probabilmente) le frecciate del 2011. Sia come sia, il palcoscenico della politica nazionale per ora è off-limits. Ci saranno probabilmente iniziative nuove dalla metà del 2012, per ora il sindaco di Firenze si limita a fare il sindaco. Ovviamente a modo suo: pare che non abbia presenziato a circa la metà delle sedute del consiglio comunale di Firenze. Però ieri si chiedeva - su Facebook - qual'era stato (aperte virgolette) "l'avvenimento amministrativo top"  (chiuse virgolette) del 2011. Pedonalizzazione o piano a volumi zero? Arduo dilemma. E che linguaggio da promoter, ormai vagamente vintage agli albori della Terza Repubblica. C'è da sperare solo che le promesse del 2011, tramvia e stadio soprattutto, siano davvero realizzate, e in tempi ragionevoli.

Per il momento, Renzi ogni tanto non resiste a far parlare di se in qualche modo. Appartiene a quel genere di persona che se non apre la bocca ogni tanto, ha il terrore di scomparire. Nei giorni scorsi molti comuni italiani, pare circa 2000, hanno vietato i botti di Capodanno. In Toscana, anche i comuni di Siena e Prato. Ieri invece - su facebook - Renzi scriveva:

Sui botti dell'ultimo dell'anno. Siamo seri! Un'ordinanza del sindaco 
non ha alcun risvolto concreto. In un Paese che non riesce a combattere 
l'evasione fiscale secondo voi possiamo fare un'azione penale per chi 
accende un petardo a San Silvestro? Questi non sono temi da ordinanze! 
Facciamo invece un appello alla responsabilità dei cittadini e al 
rispetto degli animali (e anche degli umani, se permettete). Vale per i 
botti illegali, vale per le bottiglie di vetro, vale per tutto. 

Il riferimento all'evasione fiscale è un piccolo, grande omaggio all'anfitrione di Arcore. Solo il grande Nonno Venditore si sarebbe potuto esprimere meglio. In questo momento c'è proprio da mostrare che, ahimé, non si può far nulla contro l'evasione, che governare gli italiani non è impossibile, è inutile, eccetera. Ma forse esagero: se a fare dichiarazioni contro i botti fossero stati Cenni o il sindaco di Siena, probabilmente, tanto per  fare un po' di rumore, Renzi - su facebook - avrebbe scritto qualcosa su questa falsariga:

"Nella città dove è appena stato inaugurato il nuovo Parco della Musica, 
nella città dove domani sera suoneranno grazie agli eventi 
organizzati dal comune artisti top come Caparezza, perché rovinare tutto 
con i petardi? Firenze, città all'avanguardia, la città del piano 
strutturale a volumi zero, diventa da oggi la città anche a zero botti. Perché una citta più vivibile è anche una città più silenziosa.
Per questo ho firmato l'ordinanza che vieta l'uso dei fuochi d'artificio 
su tutto il territorio comunale" 

C'é solo da sperare che tra poche ore nessuno si faccia male con i botti, a Firenze.

Monday, 26 December 2011

Giorgio Bocca 1920-2011


E' morto Giorgio Bocca. Per ora sui giornali i commenti sulla fine del grande giornalista sono unanimi almeno nel sottolineare l'ampiezza della carriera del vecchio piemontese. Ha avuto sicuramente il privilegio e il merito di aver trascorso una vita lunga e attiva fin quasi alla fine (l'ultimo suo articolo è del 28 novembre). Quelli della sua generazione hanno avuto la fortuna e la disgrazia di vivere in pieno stravolgimenti che - forse - saranno irripetibili nei prossimi due o tre secoli. Non so se la sua, come scrivono i colleghi de la Repubblica o del Corriere, sia stata sempre una carriera 'al servizio della verità'. Però Bocca sembrava sempre scrivere ciò che riteneva fosse giusto, anche in momenti in cui gli sarebbe stato più comodo scrivere altro.

Sui giornali, nessuno o quasi ha menzionato i suoi trascorsi giovanili nel GUF e nella RSI - anche meno incisivi di quelli di tanti altri personaggi (Scalfari e Dario Fo, per fare un esempio). Per una volta, una dimostrazione di misura. Ovviamente non così è successo nella sezione commenti dei siti di informazione, nei forum e su Usenet. Questa estate per caso (ho trovato il tascabile a pochi soldi al supermercato) ho letto la sua autobiografia apparsa quasi 20 anni fa, il Provinciale. A proposito delle 'esercitazioni di memoria' di certuni, ne riporto l'inizio di un capitolo:



La notte era tiepida, il profumo degli eucalipti dava un po’ di capogiro, nella luce dei fari del taxi, guardavo la terra promessa. Ci fermammo a far benzina, la pompa era primitiva, un pilastrino, come nelle terre di frontiera, e stava sotto un grande cartellone in cui si vedeva Sansone sollevare la mascella d’asino per far strage dei Filistei. Si era nel 1956 ed era la mia prima volta in Israele, un viaggio per le memorie e le grandi favole dell’Antico e del Nuovo Testamento. Noi del vecchio mondo siamo abituati a vederlo, a sentirlo il mondo attraverso la storia e la letteratura, attraverso
la mitologia e le religioni, i viaggi nei paesi senza storia per noi sono come viaggi lunari. Pieno che fosse di cose vere o false, di storia o di leggenda, quel viaggio per le memorie era stupendo: mi indicavano un albero nel Negev ed era il tamerisco di Abramo, vicino a Eilat in una gola selvaggia prendevo fra le dita i resti di fusione delle miniere di re Salomone, camminavo per i campi bruciati di Sodoma e Gomorra, mi sedevo sotto gli ulivi dell’orto di Getsemani, salivo al Golgota, mi fermavo nella sala dell’ultima cena e i problemi politici e militari di Israele, le sue grandi anomalie si appannavano in quei miei sentimenti e commozioni di provinciale che ritrovava le Vie Crucis delle sue povere chiese alpine, i
palmizi, i turbanti, i cammelli arrivati con la fede nelle nostre valli. Israele
era appena uscita dalle battaglie furibonde per la fondazione, sulla strada fra Tel Aviv e Gerusalemme si vedevano ancora carcasse di autoblindo, di camion e il nostro modo di viaggiare in taxi come su un autobus, i primi sei della coda che salgono sullo stesso taxi senza conoscersi, sembrava un viaggiar militare, di reclute che raggiungono i reparti. Nei campi della Giudea c’erano le trincee come sul Pasubio o sull’altipiano di Asiago, nella striscia di Gaza i campi profughi mescolavano il loro odio all’odore acre del latte in polvere e della farina di pesce che marcivano al sole, doni non graditi delle Nazioni Unite. Eppure nel paese, nella gente c’era come un senso di pace dopo la tempesta, il sentimento di aver messo radice, di aver compattato la nazione.
Nelle città e nei kibbutz incontravo ebrei appena arrivati dall’Italia con cui si parlava di comuni amici, i Momigliano, i Levi di Torino; al ministero degli Esteri avevo incontrato un Segre che aveva diviso con me per qualche giorno il gelido alloggio della indomabile Emma Sacerdote, a Torino, via Legnano, inverno del ‘46. Ebbi un breve amore con una hostess della El Al.
Non era bella, soffriva di asma e mi portava in alberghi che a lei dovevano sembrare bellissimi, alberghi di lusso per ebrei americani con candelabri a sette braccia dovunque, in sala da pranzo, nelle stanze, nei corridoi. Sale da pranzo piene di turisti che fingevano di essere di stretta osservanza, con la calotta nera in testa e il cibo rigorosamente kasher, appena arrivati dagli hamburger sanguinolenti di Manhattan. Il rimorso dell’Europa per il genocidio era talmente vivo che le ragioni e i torti di Israele non venivano neppure messi in discussione, gli arabi esistevano solo come testarda retriva
presenza che ostacolava la buona opera riparatrice dell’Occidente.
Viaggiavamo per quella Israele come per il paese modello, della vera
democrazia, del vero socialismo, dell’elezione millenaria, delle grandi
favole religiose arrivate fin nei tabernacoli delle nostre Alpi. Ogni incontro era familiare ed esemplare, loro si sentivano magnanimi concedendoci il loro perdono e noi mondi di colpe, di nuovo fratelli. Così mi colpì come una frustata quel barista di Gerusalemme che mi chiedeva: Di dove sei tu,francese?. No, italiano. Beato te, voglio venire anche io presto in Italia, fuori da questo paese di merda.
In Israele sono tornato nel ‘61 e ci sono stato tre mesi per il processo
Eichmann, l’Obergruppenfuhrer Adolf Eichmann, l’ufficiale nazista che agli ordini di Heydrich aveva organizzato e fatto eseguire la soluzione finale decisa in una riunione a Wannsee, lo sterminio di milioni di ebrei. Lo avevano catturato in un sobborgo di Buenos Aires, portato in Israele in aereo e ora lo processavano nella sala della Beit Haan circondata da filo spinato e da fortini, come se fosse possibile, immaginabile un assalto per liberarlo. Lo facevano entrare in una gabbia di vetro antiproiettile, sembrava che su quel palcoscenico stesse per cominciare uno spettacolo di alta prestidigitazione, un drappo scuro sulla gabbia e zac Eichmann sarebbe scomparso. Ma in pochi giorni la gabbia dell’uccello-diavolo si trasformò in un lindo, efficiente ufficio dell’RSHA 4 l’ufficio centrale di sicurezza del Reich con cui il grande burocrate della morte aveva eseguito l’operazione, tutto in ordine, la cuffia per ascoltare, i tre microfoni per parlare, i blocchetti di carta, le matite appuntite, i quaderni, le cartelle e appena il pubblico accusatore o un testimone o il presidente facevano un nome le sue dita magre correvano sicure a una delle cartelle scritte in nero, numerate in rosso, catalogate in blu. Era un signore di mezza età con radi capelli di un biondo sbiadito, viso magro, occhiali a lenti spesse. Indossava un abito grigio ferro con cravatta dello stesso colore, chissà le visite del sarto per le misure nel carcere di grande sicurezza, chissà la toilette del mattino, lui che
si sbarbava con il rasoio, elettrico, si intende, che si metteva in ordine per una rappresentazione che sarebbe finita nella morte. Eichmann era un mostro nel senso che era il prodotto perfetto fino alla mostruosità di una burocrazia partita per la tangente del non ritorno, della disumanità, meccanismo di alta precisione dietro un’idea folle, la rigenerazione razzistica del mondo. Ma processarlo per una mostruosità collettiva, una degenerazione della cultura romantica, una oscura intuizione di futuri conflitti per la sopravvivenza fra le razze era come chiedere ad Attila, a lui solo, di rispondere delle invasioni mongoliche, a Napoleone, a lui solo, di rispondere delle guerre europee dopo la rivoluzione francese. Per Israele il processo monstre, seguito da cinquecento giornalisti, andava fatto per tante ragioni più o meno nobili: rinserrare l’unità degli ebrei arrivati da molte contrade, anche da quelle in cui non c’era stata persecuzione, per fargli capire che l’Olocausto era la loro storia comune e farglielo capire ogni giorno con le voci del processo che arrivavano per radio in ogni casa, dal medico che curava un paziente, dal bottegaio nel suo negozio, dai contadini dei kibbutz, dagli impiegati per coinvolgerli tutti nel ricordo e nella maledizione. Ma anche usarlo in politica estera, per rafforzare il rimorso dell’Europa, ottenere aiuti dall’America e dalla nuova Germania cui non si chiedeva il prezzo totale, non quantificabile, del genocidio, ma indennità utili al giovane Stato. Era un processo carico di tutto il sangue e la violenza del mondo, ma anche artificioso e per certi aspetti assurdo. Leggi, procedure, liturgie venivano calate in una materia magmatica: Si proteggeva con ogni cura la vita di un imputato già condannato a morte sicura, già penzolante dalla forca segreta nella tunica rossa dei condannati a morte. Gli venivano fatte domande di cui tutti conoscevano le risposte a cui lui dava precise dettagliate conferme, perché su una cosa tutti, giudici, testimoni, imputati, pubblico erano d’accordo, il genocidio c’era stato, di quelle spaventose dimensioni, e Adolf Eichmann ne era stato il capostazione, il suo potente ricchissimo dipartimento dalla sigla a formula chimica RSHA 4 aveva proprio usato le tecniche, la logistica, il segreto di cui tutti ora sapevano. In una sola cosa lui non era d’accordo con gli altri: non si riteneva colpevole, credeva di aver semplicemente obbedito. Al massimo ammetteva di aver appartenuto, anima e corpo, alla inappellabile gerarchia della morte.
Un giorno disse: Sono stato educato fin dai più teneri anni a una obbedienza cadaverica. Cadaverica? fece il presidente. Cosa vuol dire? É una espressione tedesca, signor presidente, per dire fino alla morte. A quei tempi se mi avessero detto che mio padre era un traditore e che dovevo ucciderlo lo avrei fatto senza esitare. Potrei considerarmi colpevole se tutti coloro che agirono con me e come me non vivessero in libertà. E a dargli ragione, su questo punto almeno, erano proprio i più accaniti accusatori, i testimoni, i sopravvissuti che chiudevano quasi sempre gridando al suo indirizzo: Lui e gli ottanta milioni dei suoi accoliti, la Germania che aveva fatto finta di non sapere, di non vedere.
I giudici, gli avvocati israeliani erano persone colte ma di una cultura
ambigua, in parte laica, in parte religiosa. Sapevano, lo si capiva da certi interventi, che non era possibile processare in un uomo l’irrazionale della storia, ma i cinquemila anni di religione e di elezione che avevano alle spalle gli impedivano di accettare la casualità e la irresponsabilità della storia; gli imponevano di credere, ad un tempo, che questo come gli altri olocausti era stato una punizione divina, una espiazione, e che però andava punito secondo la giustizia rigorosa, implacabile, impietosa del dente per dente. E si trovavano di fronte alla contraddizione di dover processare e condannare l’Eichmann strumento di Dio. Si dica poi che il processo era
così lungo che non era possibile ogni giorno riflettere su queste
contraddizioni di fondo, si tirava avanti episodio per episodio, ma era come ridurre il diluvio universale a una serie di bufere, di rastrellamenti, di deportazioni che il meticoloso Eichmann tendeva a ridurre a memoria amministrativa: Sì, quella volta mi trovai in grande difficoltà perché la Wermacht mi aveva requisito i carri ferroviari, No, degli ebrei romani non me ne sono occupato personalmente, provvide il colonnello Kappler. Così preciso, così formale che sembrava esser tornato indietro negli anni, al vecchio ufficio emigrazione che favoriva l’espatrio degli ebrei, prima che Hitler cambiasse idea; davvero un estimatore del sionismo, lo aveva studiato a fondo, era stato anche a Gerusalemme, così collaboratore e gentile, allora, il dottor Eichmann, prima che il Führer cambiasse idea. Come non bastasse la suggestione oscura di questo uomo robotico gli avevano dato come avvocato difensore un tedesco di nome Servatius, nomen omen, che ogni tanto faceva delle domandine innocue a cui da ogni parte si rispondeva con fastidio e sprezzo. Ma lui, ogni volta, si inchinava ringraziando. Con il passare dei giorni un processo che nelle prime udienze ci aveva colmato di terrore e di orrore divenne una routine a cui si adeguavano giudici, giornalisti, telefonisti, guardie e ospiti, gli scrittori, i politici, gli imprenditori in visita d’affari o turistica o di lavoro a cui procuravamo gli ingressi come a Milano nei palchi alla Scala. Capitò anche Alberto Sordi che stava girando nel Negev con David Niven I due nemici. Per scherzo magari un po’ pesante a tavola mi misi a fare il difensore di Eichmann e lui da plebeo romano che non vuol finire nei guai taceva o usciva in qualche ammazzete che poteva voler dire tutto e niente. Poi per cavarsela fece una imitazione perfetta di Eichmann e diceva: Lo vedi il tremolio del sopracciglio? Ma se facessi la sua parte in un film direbbero che carico.
Usavo gli intervalli per andarmi a misurare l’azotemia da un medico e
apprendevo con sollievo, paese che vai usanze che trovi, che una azotemia alta a Milano è normale a Gerusalemme. Il pomeriggio il tribunale riposava e noi prendevamo il sole nella piscina del King David o si andava a passeggio per le solitudini pietrose e luminose della Giudea, dove il cielo, come nei luoghi sacri, come a Roma, è basso che ti sembra di toccarlo con mano, specie nelle notti stellate. C’era il tempo per tante cose in quel lungo processo: farsi dare un aumento da Il Giorno dicendo di essere stato chiamato dal Corriere della Sera, cosa mezza vera e mezza inventata, tentare amori difficili con israeliane gentili e sfuggenti. Veniva a trovarci all’hotel, forse per vedere la piscina e la gente forestiera, una fanciulla da Cantico dei Cantici, sui sedici anni, bellissima, pura, radiosa, salvo il sabato perché abitava lontano, un impreciso lontano, e non poteva prendere l’autobus, fermo a Gerusalemme il sabato secondo la legge. Chiacchierava con noi per ore, ascoltava le nostre iperboli amorose divertendosi, ma come chi sfiora il proibito. Un’altra alloggiava al nostro piano, era una studentessa ricca in vacanza, ora gioiosa ora contegnosa, ma si aveva l’impressione che al dunque ci fosse in noi qualcosa di straniero, di goy che le fermasse. E magari erano solo fisime nostre, chi arriva in una società religiosa e razziale come Israele guerre e sciagure altrui le passa in continuazione dal
pregiudizio alla vere o false conferme del pregiudizio, e mentre riconosce l’eguaglianza dell’ebreo gli par di cogliere la sua diversità.
Il fascino di Israele, il solvente delle sue ferocie e arroganze e astuzie è questa sua umanità antica e un po’ esaltata, questo essere fortemente tutti i vizi e tutte le virtù dell’uomo, fortemente sessuali, fortemente casti, fortemente logici, fortemente religiosi, usciti da un genocidio e spesso tentati di commetterne uno con gli arabi. Noah, il padrone del ristorante La gondola, aveva sposato una italiana di Treviso che faceva una cucina veneta ma con profumi e aromi mediorientali - quell’odore dolce acre di Israele di eucaliptus e di benzina, di fiori e di bruciato -. Da giovane era stato nell’Irgun di Begin, le formazioni terroristiche che avevano fatto saltare il King David quando ci stava dentro il comando inglese, durante il protettorato. Faceva anche l’autista, mi portava in giro per Israele, non parlava del suo passato né di politica, anzi per chiudere in partenza ogni discorso faceva con la mano destra il gesto di chi sgozza e diceva soltanto: Arabo io così. Quando pensò che fossimo davvero amici ci portò a casa di sua madre, una ebrea spagnola, ci aveva preparato le uova cotte per due giorni, color violaceo. Buone, però.
Sono tornato in Israele nel gennaio del ‘64 al seguito di un prete bresciano, introverso, triste, diventato papa come Paolo VI. In una compagnia scombinata e divertente: Dino Buzzati, lo scrittore dei misteri, elegante e signore in qualsiasi turpe intreccio della vita, un cervello geometrico nella fantasia, una vocazione militare nella più totale libertà, un amico prezioso perché in superficie freddo, un confidente unico perché quasi sofferente per le tue confidenze, un uomo stupendo. Poi c’era Eugenio Montale, il poeta e prossimo premio Nobel, tutto nevrosi e paura di vivere e ancor più di morire, intelligenza dissimulata alla ligure, viltà illuminata dalgenio, Alberto Cavallari, un giornalista attore, tutto vibrazioni mimiche,
lampi intelligenti, ironie piacentine, la Camilla Cederna, gran donna, e don Pisoni, prete di corte, prete della borghesia ricca, di quelli che non capisci mai bene se sono davvero preti o recitino la parte del prete e non è poi una cosa strana, tutti nella vita un po’ sono un po’ ci fanno. E lui ci faceva a Roma, quando in attesa dell’aereo ci portava in visita a un suo istituto dei mutilatini per farci vedere il presepe con gli specchietti per fare i laghi e il muschio per fare i prati. Il gioco del prete e del peccato, dell’ecclesiastico e della tentazione è irresistibile quanto più è volgare e magari stupido. La prima sera a Beirut Cavallari ed io guidiamo la scombinata compagnia nel quartiere della vita notturna, in un night-club semideserto e triste. Don Pisoni indossa il clergyman e fa il disinvolto come i preti in imbarazzo, sorride alle entraineuse appollaiate sui loro sgabelli come uccelli tropicali dai colori violenti. D’improvviso una delle peccatrici, vestita di rosso splendente con una chioma altissima biondo platino, con forme straripanti, va a sedersi vicino a lui e gli parla a voce bassa, certamente per chiedergli di offrirle da bere, che è il suo mestiere, ma noi seguiamo il colloquio con tutti i retropensieri su preti e perpetue amanti, monache di Monza, frati del Decameron, e a quante volte? al confessionale.
Il viaggio del papa nelle terre degli infedeli, ma anche terre del Cristo, fu un susseguirsi di stupendo e di ridicolo. Paolo VI arriva ad Amman alle ore 13.15 del 4 gennaio: un vento gelido scende dalle colline - c’è la neve, la sorpresa della neve sulle montagne verso Petra - e sul mar Morto il cielo si oscura per una tempesta di sabbia, già i soldati della legione beduina, guardia fedele del re, si sono coperti la bocca con la djellabia bianca e rossa, già le monache dell’ospedale cattolico si sono strette il velo nero sul soggolo. Tutti fermi nel gelo, in file concentriche. Ma appena il papa scende dall’aereo in mantello bianco e cappello rosso le file si rompono, si mescolano, è un arrembaggio di preti, soldati, dignitari, vescovi copti, sacerdoti di tutte le religioni con mantelli neri, viola, verde marcio, rosa, con rami d’olivo, bandierine, turiboli. Un confuso corteo parte scortato dai circassi a cavallo della guardia reale in giubba rossa verso la polverosa confusione di Amman, montagna traforata dalle grotte come i sassi di Matera, il termitaio cencioso della periferia, la folla variopinta del suk, le palazzine del quartiere diplomatico ma nelle strade bidoni abbandonati, cani, ferrivecchi, stracci stesi ad asciugare; per un attimo la visione del teatro romano scavato nella montagna e via fra suoni di clacson, urli di poliziotti, grida in milanese dei pellegrini lombardi fino a imboccare la strada che scende al mar Morto. E dal grande cafarnao si passa al silenzio del deserto, scendiamo verso la profondità del mar Morto dove l’antica crosta del mondo appare come nei giorni della creazione. Sulle dune che fiancheggiano la strada, ogni cinquecento metri, figure nitide nel cielo i legionari giordani. Gli israeliani ci aspettano al passo di Tanach, nella notte i soldati hanno tolto i reticolati, ci guardano passare in silenzio. Il presidente di Israele Schasar è a Megiddo, le colline su cui hanno combattuto i re di Giuda e i faraoni, i crociati e gli ittiti, proprio da quel pianoro calavano a valle i carri falcati del re Salomone. Ed eccoci a Gerusalemme, all’evento atteso da due millenni: un papa di Roma entra nella città in cui è nato il cristianesimo, si avvicina alle mura della città che nelle generazioni ha significato sogno e speranza, sale a Gerusalemme anche lui come nella preghiera degli ebrei della diaspora, nelle luci grigie e d’oro del tramonto è sotto la porta di Damasco, mura gremite come nel momento culminante di un assalto crociato ma la gente non impugna falci o spade, ma foglie di palma, bandiere, pellegrini italiani in mezzo alle tuniche bianche degli arabi,
festoni di lampade accese, i flash dei fotografi come i lampi di un temporaleestivo e nella calca il povero don Macchi, segretario del papa, perde gli occhiali e li ritrova calpestati, sbriciolati. Quel viaggio in Terrasanta era finger di esser padroni in casa d’altri, neppure ben disposti. Gli israeliani ospitavano Paolo VI con freddezza glaciale, non amavano il papa di Roma in genere e meno che mai questo che aveva simpatizzato più volte con ipalestinesi e non aveva riconosciuto Israele. La visita era oggettivamente imbarazzante per i padroni di casa, avrebbero dovuto fingere interesse, commozione per la rivisitazione di luoghi cristiani che per essi hanno scarsointeresse, tutt’al più turistico. Luoghi come Betlemme, come Nazareth, come la stessa Gerusalemme che nella storia dei padroni di casa erano
cristiani quasi incidentalmente, per uno dei cento, dei mille profeti che quiavevan predicato. Si erano aggregate al nostro corteo giornalistico due belle e ricche signore milanesi che si divertivano un mondo in quel bailamme; meno le volte in cui per un repentino inseguimento al papa venivano abbandonate in riva al Giordano o sul lago di Tiberiade, ma non c’era da preoccuparsene, erano giovani e belle, qualcuno che ce le riportava lo trovavano sempre. Fu un viaggio in cui fede e miscredenza camminavano assieme. L’evento c’era, carico di grandi suggestioni, guardavamo il papa di Brescia e pensavamo che lui come noi stava confrontando i luoghi, i cieli, i colori della grande favola cristiana con quelli reali. Ma i luoghi reali avevano rispondenze alterne, a volte sembravano combaciare esattamente con la grande favola, a volte ne restavano lontani, e come in una dura smentita, Nazareth e la casa del Cristo per esempio, bastava dare un’occhiata per capire che il villaggio era stato rifatto cinque o sei volte, che la casa del Cristo era un posto inventato per venderci medagliette e santini.
Ci fermammo sulla strada di Nazareth in un convento di suore, e Paolo VI, pallido, magro, triste, sempre più afflitto per la gelida accoglienza, non degna di un’occhiata la mensa e si ritira in camera. Le suore amano il papa ma sono disperate, hanno preparato gli agnolotti per lui e per il seguito e un cristiano gli agnolotti non li butta via. Ma che si fa? Si può banchettare senza di lui? No, le mense vengono tolte, ma una suorina ci dice di passar dietro la casa dove c’è la porta della cucina, ci passano i piatti di agnolotti fumanti. Lui in camera ha bevuto una tazza di brodo e poi si è raccolto in preghiera. Durante la visita al Santo Sepolcro il ritmo frenetico, grottesco
con al centro quel viso scavato e triste di Paolo VI, ebbe momenti
irresistibili come in un film di Buster Keaton. Il Santo Sepolcro sta nel sottosuolo di un tempio equamente diviso fra le varie chiese cristiane: cattolica, copta, maronita, ortodossa. Quando il papa si affacciò alla porta, e noi ad attenderlo dietro un altare, un prete copto che stava officiando incominciò a urlare e a cantare come un pazzo, a lanciare in aria tutto quel che gli capitava sotto mano, cucchiaini, ostie, pissidi, libri con tale frastuono che gli uomini del servizio di sicurezza israeliano, che badano al sodo e non si perdono in consultazioni, ti afferrano il pontefice per le ascelle e
sollevatolo di pochi centimetri gli fanno percorrere come a volo radente, come i ballerini russi di Moiseev nella danza dei mantelli, i trenta metri per arrivare all’ingresso del Santo Sepolcro. Balziamo fuori dal nostro riparo e ci inabissiamo, prima che un poliziotto ci fermi, nella cappella del Sepolcro.
Mentre il papa si genuflette in adorazione ci guardiamo attorno: ci sono i due dei servizi segreti che guardano con occhio professionale tre frati cappuccini custodi della tomba, poi Cavallari ed io che passiamo per poliziotti in borghese visto che nessuno ci chiede chi siamo. E proprio mentre Paolo VI è in una sofferta preghiera, il più alto dei frati, un gigante si abbatte al suolo come una quercia colpita dal fulmine, il colpo del suo cranio sulla pietra rimbomba nella caverna, ma già incomincia a contorcersi, a spumare dalla bocca, a sbarrare gli occhi; a uno dei servizi che cerca di bloccarlo cade la rivoltella che rotola fino al papa genuflesso che al rumore si volta, dà un’occhiata triste, avvilita, come a dire non una mi va bene in questo viaggio, poi si rimette a pregare. Arrivano i rinforzi, il gigante epilettico viene estratto dalla grotta, portato nel vicino convento. Anche il prete copto è stato fermamente persuaso dagli israeliani a sgomberare il campo, può uscire anche il papa bresciano, terreo in volto.
Nel corteo giornalistico c’erano cristiani di ogni chiesa, anche predicatori protestanti americani. Una bellissima americana, sorella in Cristo, predicatrice di una chiesa del Minnesota, amava pranzare con noi che la corteggiavamo, e guardavamo la scollatura, le gambe senza che se ne risentisse e quando sul finire della cena e delle bottiglie sembrava quasi recuperata all’eros, con le gote infiammate dal buon vino di Askalon, gli occhi brillanti, si alzava, e con il seno proteso alle gioie del mondo ci chiamava a partecipare all’amore per il Cristo, alla gioia infinita di unirci nell’amore puro del Cristo, e la ciucca aveva su di lei un effetto edificante misticheggiante, solo che non riusciva con le sue polpe ben nutrite a levitare come le sante medievali, dovevano accompagnarla alla sua stanza, da cui giungevano, prima che la colpisse la botta di sonno, canti al divin amore. Il
sommo poeta Montale conosciuto da tutti noi per un anziano valetudinario
con scarsa vista e una gamba zoppicante, visto così le mille volte mentre arrancava in via Solferino o si muoveva nella penombra di via Bigli dove stava di casa, in Israele fu smascherato, anche se poi per un impegno tacito di affetto e di rispetto nessuno di noi rivelò mai la cosa.
Una sera avevamo fatto tardi a mandare per telex i nostri servizi
dall’ufficio israeliano di Gerusalemme, il solo che funzionasse; ma
dovevamo tornare al nostro albergo nella zona giordana e il coprifuoco stava per scattare proprio quando ci affacciavamo alla terra di nessuno. Le guardie giordane si misero a gridare per farci fretta e noi giovani, con l’egoismo dei giovani, partimmo di corsa e solo dopo cinquanta metri Ci ricordammo del povero vate claudicante, ci voltammo e lo vedemmo che correva a lunghe falcate.
Vengo di nuovo in Israele nel ‘67 per la fulminea guerra dei sei giorni.
Strana guerra per noi giornalisti, Moshe Dayan e Sharon pensavano solo alla guerra lampo, noi eravamo una presenza trascurabile, di cui occuparsi a cose fatte. Andavamo al fronte partendo dall’hotel Dan come si va a una fiera contadina o, in America, a un rodeo. Ero su un’auto da noleggio con due colleghi francesi e un autista, Josef, magro con occhi nerissimi e un pistolone alla cintura. La strada per Gaza era un pandemonio, sembrava la strada di una confusa ritirata, non di una avanzata fulminea ma così fulminea da costringere i riservisti richiamati alle armi a raggiungere i loro reparti come potevano, su autobus, motociclette, auto. E sul ciglio della strada erano fermi in attesa di un passaggio altri uomini usciti in armi dai kibbutz, dalle case, e sorridevano se li tiravamo su. Solo a una piccola mescita di gazose un soldato venne ad annusarci, ma dovevamo avere un
puzzo affidabile perché non insistette. Fummo fermati a pochi chilometri da Gaza già occupata e superata dai reparti corazzati, ancora proibita a noi per i campi minati. Ma quelli di Paris Match dovevano arrivare a Gaza in giornata per far avere per primi alle lettrici di Chalon-sur-Saone o di Montpellier le fotografie della prima città conquistata da Israele. Non vedemmo la fiammata, sentimmo l’esplosione che arrivava da dietro una duna di sabbia. Già, si può morire per una fotografia, la morte coglie tutte le occasioni, anche quelle che non c’erano quando cominciò il suo lavoro. Le prime sere in due ore d’auto si tornava all’hotel Dan a Tel Aviv e la guerra era lontanissima come su un altro pianeta. Dalla mia stanza sentivo il ticchettio delle macchine da scrivere dei colleghi di ogni paese che raccontavano la guerra che non avevano visto, salvo che per qualche fiammata o rombo lontano; la moquette era morbida, il frigo bar ben servito, ci si trovava a pranzo nella sala luminosa con i candelabri a sette braccia.
Quando Moshe Dayan e il suo braccio destro Sharon furono arrivati al canale di Suez, in cinque giorni, l’ufficio stampa di Tsahal, dell’esercito israeliano, si fece vivo, ci caricò sui camion militari e ci portò a visitare i campi di battaglia del Sinai. Nel deserto, nella sabbia le guerre sono pulitissime, quasi asettiche, il sole e il vento fanno sparire i cadaveri, le carcasse dei carri armati sembrano lì da sempre, grandi insetti di acciaio usciti da qualche fenditura della terra. C’erano invece, nella sabbia, centinaia di scarpe a collo alto e non si capiva perché gli egiziani in fuga se le fossero tolte, forse erano contadini abituati a camminare a piedi nudi.
Circolava già l’atroce storiella dell’intelligence israeliana che aveva intercettato le comunicazioni radio dei consiglieri militari sovietici di Nasser, che al cominciare della rotta egiziana si informavano: I negri scappano. Nel deserto del Sinai e lungo il canale ci appariva un volto nuovo di Israele, il volto di Davide. Per la prima volta gli uomini di Tsahal ostentavano modi rudi e quasi arroganti come volessero farci capire: ecco cosa siamo noi, i sabra di Israele, non gli umili prudenti sfuggenti ebrei della diaspora, non gli ebrei timorosi conosciuti a Milano a Parigi a Vienna con cui parlate solo di libri e di musica, ma dei soldati, dei combattenti. Dei veri soldati avevano la rudezza, sul canale ci fecero dormire all’aperto sulla sabbia, faceva un freddo cane e lo facevano apposta per farci capire che non ci corteggiavano, che dovevamo partecipare all’ammirazione del mondo intero. All’alba eravamo già in piedi per il freddo, ma non ci passarono
neppure una tazza di caffè, dovevamo capire che la guerra è una cosa dura.
E ogni generazione che fa la sua guerra è convinta che gli altri la guerra non sappiano cosa sia. Il mattino era splendido, si vedevano sull’altra riva del canale le postazioni egiziane silenziose nella tregua; una nave era affondata nel canale, ma non si vedeva l’acqua da dove eravamo, sembrava affondata nella sabbia. Poi ci portarono al comando di armata per una conferenza stampa che era una celebrazione della gloria militare di Israele. Sotto la grande tenda erano già seduti nelle prime file degli ebrei americani, uomini e donne, orgogliosi del loro popolo guerriero. Il generale Sharon sembrava MacArthur dopo la battaglia delle Midway, parlava con lentezza sicura,
ripercorreva su una carta con una cannetta le linee dell’avanzata, gli ebrei americani pendevano dalle sue labbra, i loro petti erano gonfi di orgoglio dopo tanta sopportazione e prudenza, quando Sharon finì ci fu un grande applauso. In quella festa militare c’era però qualcosa di rimosso, di non detto: sembrava che gli israeliani non si ponessero il problema politico di occupare territori arabi, di amministrare municipi arabi, di cercare una pace stabile con il mondo arabo, con i cento milioni di arabi, sembrava che tutti questi problemi fossero dati per risolti e di certo chiunque tentava di dissotterrarli veniva guardato come uno ostile a Israele. Eppure era facile capire cosa sarebbe accaduto nei territori occupati, molto facile per uno come me passato per una guerra partigiana: il silenzio della gente, le porte chiuse al nostro passaggio, i bambini che ti dicono con gli occhi: andatevene via, questa è casa nostra. Scrissi queste cose e due giorni dopo ricevetti uno strano telex da Pietra: Servizio ottimo ma adesso è meglio che rientri. Non capivo, lo chiamai al telefono, gli dissi che non potevo piantare il servizio ametà, che c’erano cose interessanti da scrivere. Se vuoi disse lui titubante.
Capii il perché solo al ritorno in Italia. La signora Ravenna del centro di documentazione ebraico aveva iniziato la sua campagna di ricatto e di intimidazione verso i giornalisti, aveva trovato negli archivi una mia recensione ai Savi di Sion, una denuncia dell’imperialismo sionista, apparsa su La Sentinella delle Alpi giornaletto cuneese nel 1939, che era un sunto nudo e crudo del testo che non sapevo apocrifo e che comunque non mi importava che lo fosse, dato che era una recensione chiestami dal federale per uno dei soliti ordini giunti da Roma. L’avevo completamente rimossa, ero stato vicino agli ebrei di Cuneo durante la persecuzione, vicino durante la guerra partigiana, amico dopo, mi sembrava che quel ritaglio fosse saltato
fuori dal cilindro di un prestigiatore. Ma c’era e la Ravenna mi perseguitò per anni. Andò subito a mostrarlo a Pietra quando nelle mie corrispondenze incominciai a scrivere dei territori occupati, e poi per anni a qualsiasi dibattito andassi li vedevo seduti in prima fila, lei o un suo incaricato, con nelle mani i volantini che riproducevano la recensione, e finalmente imparai a liberarmene dicendo così, subito: Vedo in prima fila la signora Ravenna del centro di documentazione ebraico che è qui per rivelarvi che sono stato nel Guf e che ho scritto una recensione ai Savi di Sion. Ci scherzavo anche con gli amici ebrei di Milano e di Courmayeur ma coglievo sul loro viso come un riflesso condizionato: va bè non parliamone, ma l’hai scritta.


In casa ho un altro libro con la prefazione di Bocca. E' 'Hotel Meina' di Marco Mozza. Un libro dedicato dall'autore proprio alla 'signora Ravenna'.

LTRP - Lingua Tertiae Rei Publicae



Mario Monti in parlamento, il 14 dicembre.
Non occorrevano professori, è verissimo. Ma perche’ non le avete fatte voi queste cose? Perché non le avete fatte voi? Perché come ho descritto all'inizio il sistema politico un po' incartato in un bipolarismo ad alta concentrazione di conflitto aveva determinato che se gli uni volevano un timido accenno di imposta patrimoniale gli altri lo bloccavano, se gli uni volevano un riforma strutturale delle pensioni gli altri lo bloccavano, se gli uni volevano un po' di liberalizzazioni gli altri lo bloccavano e tutti quanti poi tornavano indietro. Eravate paralizzati. Se no non saremmo arrivati noi, non ci avreste chiamati. Io spero  che  torni presto il tempo in cui non avrete più bisogno dei professori e dei tecnici,perché in un sistema politico che abbia ripreso piena confidenza e fiducia nel rapport col paese in cui voi eletti sappiate voi guardare abbastanza lontano, voi eletti, per fare le cose che servono al futuro del paese. A noi è toccato e apprezzo che qualcuno l'abbia sottolineato, di parlare il linguaggio della verità e vi assicuro che fino all'ultimo giorno questo lo faremo.

Eugenio Scalfari su la Repubblica, il 18 dicembre.

Queste sono le procedure corrette, non lo dico io ma lo dice la Costituzione. Si può obiettare che i partiti di maggioranza definiranno “governo amico” e non “loro governo” quello così formato. E’ probabile, ma questo sarebbe un ottimo risultato. I governi hanno una maggioranza di riferimento ma sono indipendenti in quanto istituzione così come la maggioranza parlamentare è autonoma nelle sue determinazioni se non altro perché ha il compito di legiferare ma anche di controllare, insieme all’opposizione, il governo e la pubblica amministrazione.
Governo amico: va benissimo così.

Ed è, probabilmente, pure il male minore.

Sunday, 18 December 2011

Velvet Underground


1936-2011

Tutto sommato, per come appare oggi la Cekia, sarà rimpianto.

Tuesday, 13 December 2011

Ins Land der Oenotrier

Nella terra degli Enotri oggi un tale di Pistoja si è svegliato, è andato al mercato di Piazza Dalmazia a Firenze, ha freddato due ambulanti senegalesi con una 357 Magnum. Ne ha ferito un altro, è risalito in auto per recarsi al mercato di San Lorenzo. Dove ha ferito altri due neri; infine, accerchiato dalla polizia in un parcheggio, si è sparato al petto.

Nella terra degli Enotri un corteo di senegalesi si è diretto subito spontaneamente verso la Prefettura, nel far questo è stato danneggiato qualche cartello, qualche cestino della spazzatura. Il corteo è stato bloccato dalla Polizia. Uno degli esponenti della comunità ha dichiarato "Siamo gente seria, siamo qui per lavorare".

Nella terra degli Enotri membri dei CPA si sono prontamente uniti nella lotta ai fratelli senegalesi.

Nella terra degli Enotri, certa gente seria lavora vendendo abusivamente chincaglierie importate clandestinamente da commercianti cinesi, vuoi su banchetti improvvisati, vuoi importunando i passanti e seguendoli spesso fino nei bar o in alri luoghi pubblici. Certa gente seria quando scatta un controllo reagisce con pugni e calci (qualche decina di aggressioni all'anno solo nella città dove si è compiuto l'episodio di oggi) o peggio. La stessa gente seria sembra occuparsi anche da anni di un parcheggio nei pressi dell'Ospedale di Careggi, aiutando in mille modi i parenti dei malati a trovare il posto giusto con l'auto.

Nella terra degli Enotri, i governanti degli Enotri in 20 anni di presenza della gente seria sul territorio non sono ancora riusciti a regolarne la serietà a livello europeo: in nessun altro paese europeo sono così seri.

Nella terra degli Enotri, si è fatto notare che il tale di Pistoja era iscritto a Casa Pound, oppure era Casaggì? che era stato identificato in due manifestazioni a favore di Casa Pound. Che era stato denunciato per Casa Pound. Al sindaco di Firenze è stato chiesto di chiudere Casa Pound. E Casaggì. E l'unico fascista buono è un fascista morto (sic - ma la frase originale non aveva il pellerossa al posto del fascista?)

Nella terra dei Belgi, nello stesso giorno, un marocchino già fermato dalla polizia per possesso di più armi da fuoco ha lanciato delle granate sulla folla che visitava un mercatino natalizio. Due morti, decine di feriti, il suicidio dell'attentatore. Si esclude una matrice terroristica. Non si parla nemmeno di una motivazione politica o razzista.

Nella terra degli Enotri si parla degli scritti, per quanto è possibile leggere alquanto scadenti, del tale di Pistoja. Un testo indigesto su chi veramente ha falsificato i Protocolli dei Savi di Sion, uno studio su 'Dracula il guerriero di Wotan' in 7-8 parti, vari scritti su Tolkien. Su amazon è in vendita  anche un suo 'romanzo esoterico' scritto a 4 mani, con prefazione nientemeno che di Gianfranco de Turris. Uno dei più noti critici di fantascienza e fantastico italiani, nonché l'ex segretario particolare di Julius Evola. I commenti vanno dall''humus fascista' all''evidente stato di sofferenza psichiatrica'.

Nella terra degli Enotri, appena tre giorni prima, è stato messo a ferro e fuoco un campo abusivo di nomadi, in un quartiere periferico di Torino. Non ci sono state vittime solo perché i nomadi sono scappati prima, avvertiti dalla polizia.

Nella terra degli Enotri però la polizia ha lasciato 'sfogare' i devastatori, convinti che i nomadi avessero stuprato una ragazza. Che però si era inventato tutto.

Nella terra degli Enotri ci si interroga ora sui 'pogrom Torino-Firenze'. Il ministro cattolico Riccardi insieme alla giornalista di sinistra Lucia Annuziata (buon onomastico) parla di razzismo e di ambiente propedeutico alla violenza col fondatore di Casa Pound (che sta promovuendo una proposta di legge contro Equitalia, il cui direttore però qualche giorno fa ha ricevuto una propositiva lettera bomba).



Nella terra degli Enotri i nomadi, anche i numerosi neo-comunitari, continuano a vivere seriamente, lavorando. Con piccoli furti, con l'accattonaggio, con lo sfruttamento di donne e bambini, con il commercio di oggetti di rame lavorati artigianalmente, con i furti del rame rubato alle linee ferroviarie o nella cabine ENEL. Dove a volte li si ritrova fulminati.

Nella terra degli Enotri appena una settimana fa è stata varata una manovra finanziaria  di una portata quasi mai vista prima, soprattutto per le pensioni che ormai per quasi tutti si allontanano ben oltre la soglia dei 65 anni di età.

Nella terra degli Enotri al pogrom di Torino pare abbiano partecipato, oltre ad Ultras della Juventus, pure un 'no-Tav' e una consigliera del Partito Democratico.

Sunday, 27 November 2011

Telesystem TS6510HD FAQ

Che cos'è il Telesystem TS6510HD?

Un ricevitore zapper (niente MHP, niente slot CI, niente slot per card, solo canali free) per il digitale terrestre. E' un ricevitore non di ultima generazione, ma supporta l'alta definizione (in realtà è stato uno dei primi ricevitori a farlo, nel 2008) .

Come mai questa FAQ?

E' (spero) l'ultimo ricevitore che ho dovuto acquistare in previsione dello switch-off di novembre qui in Toscana. La scelta è stata 'forzata': doveva attrezzare un tv hd-ready a schermo piatto senza tuner interno, collegato a un sintoampli dts con una presa audio ottica toslink libera. Il 6510HD sembra essere l'unico ricevitore DVB-T HD dotato di uscita audio digitale ottica. Tutti i modelli più recenti hanno la più economica uscita audio digitale coassiale.

Quanto costa?

Si trova nuovo con qualche difficoltà (temo sia in effetti fuori produzione) a meno di 30 euro. Oppure usato su ebay.

Perché sceglierlo?

I vantaggi stanno essenzialmente nel prezzo (ma con 10-20 euro si trova lo Strong 8110 che è più veloce e dotato di funzionalità PVR/media player) e nell'uscita audio ottica. Le dimensioni della scatola non sono minime come quelle degli ultimissimi ricevitori: il telecomando è di dimensioni più o meno standard, mentre la maggior parte dei ricevitori odierni è dotata di telecomandi usabili, ma piuttosto piccoli.




Cosa c'è nella scatola?

La scatola è piuttosto voluminosa, e dotata persino di maniglia. C'è l'unità, il telecomando con le due solite pile cinesi AAA, il manuale e la garanzia. Nessun tipo di cavo in dotazione.

Non c'è l'alimentatore esterno?

Fortunatamente no: il cavo di alimentazione è fisso, con spina a due poli. C'è anche un interrutore 'vero' di alimentazione sul retro.

Ci sono tasti di accensione/selezione sull'unità?

Un tasto di standby, e un cursore che consente di cambiare canale e modificare il valore relativo del volume audio. Comunque senza telecomando il ricevitore è inservibile.


Che connettori ci sono?


HDMI, 2 scart, video component, video cvbs, audio rca l/r, audio ottico toslink. Una porta rs-232 per gli aggiornamenti.

Non c'è l'USB?

E' un ricevitore di origine presumibilmente cinese della generazione precedente. Non c'è USB, si può registrare video solo dalla SCART o dalle altre uscite video, il firmware si può aggiornare solo tramite RS232.


Se voglio aggiornare all'ultimo firmware?

E' consigliabile farlo. Si tratta di scaricare firm e utilità software per PC dal sito telesystem. Successivamente è necessario munirsi di cavo RS232 cross e lanciare il software di aggiornamento. Ho fatto un primo tentativo di aggiornamento con un portatile privo di seriale e un cavo USB/RS232 che non ha mai dato problemi di compatibilità con nessun dispositivo provato. Stavolta invece il software di aggiornamento si rifiutava di inviare l'aggiornamento all'unità. Passato a un PC desktop con RS232 integrata sulla mainboard ha funzionato tutto.

Com'è l'installazione?

Si seleziona la lingua dell'OSD, e si lancia la scansione dei canali. La struttura dei menu è un po' confusionaria, molte scelte si effettuano con i tasti 'colorati' del telecomando. Attenzione a settare correttamente la modalità dell'uscita audio ('Dolby') se la si vuole utilizzare per sfruttare l'audio surround di alcuni canali. L'unità supporta l'LCN, disabilitabile.

Ha il televideo?

Sì, per quello della Rai però bisogna aggiornare all'ultimo software. Passa anche il televideo al televisore (si può usare il tasto televideo del telecomando del tv, anche se ovviamente è più scomodo).

Come gestisce il formato video del televisore?

I soliti CVBS, RGB, PAL, NTSC, in 16:9, 4:3 LB, 4:3 PS, modalità 'Auto'. Con le trasmissioni DVB-T di oggi se si deve utilizzare un CRT 4:3 tradizionale la scelta migliore è il 4:3 letterbox.
Come con tutti i ricevitori HD le trasmissioni in HD si vedono anche su tv normali, ovviamente a risoluzione standard.

Ci sono dei giochi inclusi?

No.

Com'è il cambio canale?

Discreto.

Com'è la sensibilità del sintonizzatore?

Tra i ricevitori che ho provato, non posso dire sia la migliore.

Difetti?

I conflitti LCN sono risolti automaticamente, o meglio non sono risolti per nulla. Due canali con lo stesso numero LCN sono semplicemente posti l'uno accanto all'altro nella lista canali. La sintonia manuale non sembra funzionare in modo eccellente. In modalità radio il cambio canale ha il curioso difetto di far suonare l'audio del canale precedente per circa mezzo secondo dopo essere passati al nuovo canale.

Moves like the who?


pomeriggio in una palestra del centro di Firenze

alla radio "e al quindicesimo pooosto 'Moves like Mick Jagger' dei Maroooon Five con Christina Aguilera" - parte la canzoncina...

con me ci sono due ragazzi a occhio e croce di seconda liceo:

- ma a te piace?

- insomma

- ma chi è Mick Jagger?

- boh, non so, uno vecchio magro magro, in pensione(sic!)

- (io) e un sapete chi à Mick Jagger? Il cantante dei Rolling Stones!


La cosa tragica non è tanto che Mick Jagger potrebbe benissimo essere il nonno di quei ragazzi, ma che potrebbe anche essere tranquillamente mio padre...

Saturday, 26 November 2011

Strong SRT-8110 FAQ


Che cos'è lo Strong SRT 8110?

Un ricevitore zapper (niente MHP, niente slot CI, niente slot per card, solo canali free) per il digitale terrestre. E' uno dei pochi ricevitori di questo tipo capaci anche di ricevere canali in HD (h.264) e praticamente l'unico nella sua categoria ad avere funzioni decenti come media player.

Come mai questa FAQ?

L'ho acquistato insieme ad altri decoder in vista del prossimo switch off della Toscana, la mia regione. Nella sua categoria mi sembra la scelta migliore.

Quanto costa?

Circa 50 euro in vari mercatoni. In realtà la disponibilità è piuttosto bassa al dettaglio, mentre online si trova ancora abbastanza facilmente.

Si trova qualcosa di simile per meno soldi?

Credo solo il telesystem TS6510HD, un modello di generazione precedente di cui sto per scrivere una recensione, ma che ha caratteristiche nel complesso inferiore. Ci sono i modelli MHP ma sono su un'altra fascia di prezzo.

Cosa c'è nella scatola?

La confezione è piuttosto piccola, oltre all'unità protetta da blocchetti di polistirolo, c'è il telecomando, piccolo ma non di dimensioni infime, il manualetto, due pile AAA di fabbricazione cinese e un adesivo da 'esposizione'. Non c'è cavo scart, come si può immaginare, non c'è cavo di antenna (che d'altra parte è utile solo prima di uno switch off!).

Non c'è l'alimentatore esterno?

No, nonostante le dimensioni contenute l'alimentatore è interno: una delle ragioni per cui lo preferisco ad unità 'invisibili' integrate in un connettore scart che poi richiedono un sensore IR da piazzare sul tv e un alimentatore separato mangiaprese (e che normalmente non supportano l'HD!)

Che è il bollino 'Eco' sulla confezione?

In standby dovrebbe consumare molto poco: in effetti rimane piuttosto freddo rispetto allo stato attivo.

Ci sono tasti di accensione/selezione sull'unità?

C'è un curioso pulsante di accensione (che effettivamente interrompe la corrente) sul frontale, oltre a due pulsanti di selezione canale. Senza telecomando ovviamente l'unità è praticamente inservibile (nota di colore: ho acquistato l'unità presso lo store online di una nota catena italiana di elettrodomestici. Purtroppo è arrivato senza telecomando. In attesa della sostituzione, che è avvenuta a onor del vero senza grossi problemi, ho usato il telecomando dello Strong SRT-5222 senza grossi problemi. E in pratica lo stesso, ma la disposizione dei tasti è diversa)

Che connettori ci sono?

Sul frontale, una presa USB 2.0. Sul retro, antenna in/out, due scart, 1 hdmi. La seconda scart è per il videoregistratore, la prima per un normale tv. Ovviamente si possono vedere i canali HD anche su una tv tradizionale, con risoluzione tradizional.

Com'è l'installazione?

Si seleziona la lingua dell'OSD, e si lancia la scansione dei canali, che è piuttosto rapida. L'8110 supporta l'LCN, ordina da solo i canali in base a una numerazione standard. La risoluzione di eventuali conflitti LCN è lasciata all'utente, o risolta automaticamente allo scadere di un timeout.

Se voglio aggiornare all'ultimo firmware?

Lo si scarica dal sito strong.tv, lo si scompatta su una chiavetta o hard disk, si sceglie l'opzione apposita dal menu, oppure si tenta un aggiornamento da etere. L'aggiornamento di solito impone una nuova ricerca canali.

Ha il televideo?

Sì, per quello della Rai però bisogna aggiornare all'ultimo software. Passa anche il televideo al televisore (si può usare il tasto televideo del telecomando del tv, anche se ovviamente è più scomodo).

Come gestisce il formato video del televisore?

In CVBS, RGB, PAL, NTSC, in 16:9, 4:3 LB, 4:3 PS, modalità 'Auto'. Per un tv tradizionale la soluzione migliore è il letterbox.

Ci sono dei giochi inclusi?


A differenza della maggior parte di questi ricevitori, no.

Si può registrare DALLA presa scart del videoregistratore?

No, quella serve solo se si vuole registare su VHS o simili. La funzionalità di registrazione è solo interna.

C'è il timeshift?

Si

Si può registrare?

Sì, il sintonizzatore è singolo, dunque si registra solo quello che si sta vedendo.

Accetta anche dischi NTFS?

Sì, con firmware recente.

Alimenta i dischi rigidi USB da 2.5?

In molti casi sì ma non è sicuro che lo faccia sempre. Ci possono essere sempre problemi di compatibilità in agguato (p.es. ho un lettore di schedine flash dikom che non viene riconosciuto, forse perchè ha anche un lettore di sim non class compliant, mentre un altro lettore di flash funziona senza problemi)

Si possono leggere i file registrati su un pc?

Tipicamente sì, con VLC Videolan.

Che formati audio/video legge?

Questo è un punto di forza del lettore, insieme alla compatibilità NTFS. Oltre ai soliti jpg/mp3/mpg funzionano i divx/xvid, anche ad alta risoluzione. Lo stesso succede per i .ts e molti mkv. Non sono dedodificate tracce in dts (in AC3 sì), per cui in questo caso si vedrà il video ma non si sentirà molto.

Com'è il cambio canale?

Veloce.

Com'è la sensibilità del sintonizzatore?

Mi sembra più discreta, but your mileage may vary.

E' possibile usarlo per Mediaset Premium?

No, è uno zapper, niente pay tv.

Difetti?

Stranamente con alcuni canali (mediaset più che altro) va in default con i sottotitoli, anche salvando le impostazioni di default su 'no sottotitoli' alla riaccensione il problema si ripresenta. In un caso o due il firmware si è incartato completamente ed ho dovuto spegnere e riaccendre, ma questo può capitare dappertutto.

Wednesday, 23 November 2011

Piazza Ugo di Toscana



Venerdì scorso ha finalmente aperto piazza Ugo di Toscana a Firenze. La piazza fa parte del nuovo insediamento di San Donato, nato sui terreni un tempo occupati da uno stabilimento della Fiat. Ora c'è un parco, gli edifici dell'università progettati da Natalini, un centro commerciale di prossima apertura e una zona residenziale. Del recupero della zona si è iniziato a parlare negli anni '80, ma per diversi lustri tutto è rimasto fermo per impedimenti soprattutto politici. Il piano guida per l'intervento che è stato realizzato a partire dal decennio scorso e che ancora non si è conlcuso fu opera anche dell'architetto neotradizionalista Léon Krier. Il quale ha recentemente sconfessato il risultato finale, anche se tutto sommato pur con molti problemi sta nascendo la zona sta assumendo un aspetto piuttosto gradevole. Dicevamo, piazza Ugo di Toscana: ci si aspetterebbe che a uno dei pater patriae di Firenze fosse dedicata già da tempo una via o una piazza in centro, ma non è così. Il vecchio margravio ha dovuto attendere più di 1000 anni perché gli fosse dedicata una piazza alla periferia della città: Matilde di Canossa ha aspettato poco meno. Non parliamo di Publio Virgilio Marone, stretto tra la nuova sede un po' tetra della Banca CR e un asilo ricavato da una vecchia colonica riadattata. Tutto sommato però l'attesa non è stata vana: la piazza è molto bella: delimitata da una cinta di alberi, si intravede già dal limite orientale del nuovo parco e si apre tra un albergo, i palazzi dell'università e i portici di due file di edifici residenziali. Finalmente pochissimo spazio per le auto: i cassoni sotto gli alberi da poco piantati sono un invito alla convivialità. Di sera la piazza si illumina anche dal basso della pavimentazione, che è realizzata in modo non banale.

Peccato che il luogo fosse pronto da più di due anni. Per tutto questo tempo è stato sempre chiuso e transennato. Pare per un contenzioso tra l'Immobiliare Novoli, proprietaria della piazza, e il Comune di Firenze. Evidentemente c'è voluta la prossima apertura del nuovo centro commerciale col multiplex e la palestra alla moda per sbloccare la situazione. Incredibile dictu, il sindaco non si è fatto vedere, non ne ha parlato su facebook, insomma ha evitato del tutto di valorizzare l'evento. La nomina di Monti deve essere stato un colpo terribile...

Sunday, 20 November 2011

Crystal Reports 8.5 - cannot insert field object


I still have to use (ah, the joys of legacy apps) the very old (albeit still on sale, I believe) Crystal Reports 8.5. CR has switched from one vendor to another, to another one, has been taken out of the mainVisual Studio package, it's still and always will be full of quirks, but it has one slight advantage. It gets the job done, even this non unicode 1998 version. Well, there are some compatibility problems: for example you have to force 'Windows 2000 compatibility' on the properties of CRW32.EXE (the report editor) in order to avoid random errors saving the report on XP and later OSes. Another problem, of which I couldn't find the solution online, is that sometimes, appartently randomly but seemingly having to do with something triggered by a dual monitor setup, the insert/field object menu option/button no longer works. Clicking on the item doesn't bring the familiar field/formula list anymore. It is still possibile to cut, paste and modify field object, but the field list is gone.


The solution I found out personally? To fire regedit up and brutally delete all the 'Seagate software' hive in HKEY_LOCAL_MACHINE\Software and HKEY_CURRENT_USER\Software. You will have to re-enter you license key, and probably reinstall, but at least you'll get the damn field list back in a moment...

Saturday, 19 November 2011

Tecnologie

Viviamo in un'epoca minore e decisamente decadente. Un secolo fa mio nonno avrebbe potuto dire di aver visto nel giro di dodici mesi, o poco più, il primo volo di un aeroplano e la pubblicazione del primo articolo sulla teoria della relatività speciale. Per fare un esempio tra tanti. All'inizio del già compassatamente tormentassimo XXI secolo io posso dire di aver visto, che cosa? Gli smartphone, il web 2.0? I neutrini tachionici? Mah. Negli ultimi dodici mesi o poco più posso dire che mi ha intrigato:

- Il Chinotto senza zucchero (marchio di fabbrica 'Chinò zero'). Perché non lo si trova già in tutti i supermercati? Finalmente una bevanda gassata senza zucchero che ha lo stesso gusto della versione zuccherata e non è un terremoto glicemico ad ogni sorso.

- Le strisce Command della 3M. Ne ho provate diverse negli ultimi tempi ed effettivamente funzionano. Consentono di appendere cornici (però sotto i 2 kg di peso complessivo, a meno di non voler utilizzare parecchie strisce) senza usare chiodi e senza danneggiare il muro. Rispetto alle istruzioni ufficiali (un po' variabili: questo video in inglese mi sembra il più chiaro) posso dire che a volte capita che la striscia

della cornice rimanga attacata al muro (o viceversa, alla cornice) durante la prima fase, ma basta rimediare bloccando la striscia con un chiodino sulla cornice o a mano sul muro. Funziona, le strisce hanno un prezzo ragionevole ed è possibile fare esperimenti nella decorazione della propria casa (ecco un esempio della mia cucina che ricorda il glorioso XX secolo) senza ridurre il muro a una desolata distesa di crateri.

Bisogna accontentarsi, l'epoca è quella che è. D'altra parte alla mia età mio nonno aveva già visto passare davanti 3-4 guerre, guerre vere intendo, e invece di bloggare amenità si trovava in un campo di prigionia britannico in India...

Strong SRT-5222 FAQ




Che cos'è lo Strong SRT 5222?

Un ricevitore zapper (niente MHP, niente slot CI, niente slot per card, solo canali free) per il digitale terrestre. Ha due scart, una porta usb, un doppio tuner per registrare su USB mentre si sta vedendo un altro programma, limitate funzioni di media player.

Come mai questa FAQ?

L'ho acquistato insieme ad altri decoder in vista del prossimo switch off della Toscana, la mia regione. Nella sua categoria mi sembra la scelta migliore.

Quanto costa?

Meno di 40 euro in vari mercatoni.

Ci sono modelli con caratteristiche analoghe a 10-15 euro in meno, perché sceglierlo?
Gli zapper di oggi sono tutti molto simili tra loro, essendo quasi sempre prodotti OEM fatti in china con componentistica  (soprattuto ALi come in questo caso) e firmware comuni. Strong commercializza un prodotto dignitoso ma con un ottimo supporto online, cosa che non molti altri rimarchiatori possono vantare.

Cosa c'è nella scatola?

La confezione è piuttosto piccola, oltre all'unità protetta da blocchetti di polistirolo, c'è il telecomando, piccolo ma non di dimensioni infime, il manualetto, due pile AAA di fabbricazione cinese e un adesivo da 'esposizione'. Non c'è cavo scart, come si può immaginare, non c'è cavo di antenna (che d'altra parte è utile solo prima di uno switch off!).

Non c'è l'alimentatore esterno?

No, nonostante le dimensioni contenute l'alimentatore è interno: una delle ragioni per cui lo preferisco ad unità 'invisibili' integrate in un connettore scart che poi richiedono un sensore IR da piazzare sul tv e un alimentatore separato mangiaprese.

Che è il bollino 'Eco' sulla confezione?

In standby dovrebbe consumare molto poco: in effetti rimane piuttosto freddo rispetto allo stato attivo.

Ci sono tasti di accensione/selezione sull'unità?

No, si fa tutto col telecomando. C'è solo un display ora/numero canale

Che connettori ci sono?

Usb 2.0, scart TV, scart VCR, digitale coassiale. Niente HDMI, niente uscita ottica.


Com'è l'installazione?

Si seleziona la lingua dell'OSD, e si lancia la scansione dei canali. Il 5222 supporta l'LCN, ordina da solo i canali in base a una numerazione standard.

Se voglio aggiornare all'ultimo firmware?

Lo si scarica dal sito strong.tv, lo si scompatta su una chiavetta o hard disk, si sceglie l'opzione apposita dal menu, oppure si tenta un aggiornamento da etere. L'aggiornamento di solito impone una nuova ricerca canali.

Ha il televideo?

Sì, per quello della Rai però bisogna aggiornare all'ultimo software. Passa anche il televideo al televisore (si può usare il tasto televideo del telecomando del tv, anche se ovviamente è più scomodo).

Come gestisce il formato video del televisore?

In CVBS, RGB, PAL, NTSC, in 16:9, 4:3 LB, 4:3 PS, modalità 'Auto'. Qualcuno lamenta problemi nella gestionet 4:3/16:9 ma possono derivare dalla combinazione tuner-cavo scart-tv.

Ci sono dei giochi inclusi?

I soliti tetris, snake e othello che si trovano in quasi tutti questi ricevitori.

Si può registrare DALLA presa scart del videoregistratore?

No, quella serve solo se si vuole registare su VHS o simili. La funzionalità di registrazione è solo interna.

C'è il timeshift?

Si, fino a 60 minuti.

E' vero che si possono registrare due programmi contemporaneamente?

Solo se sono sullo stesso mux.

Accetta anche dischi NTFS?

Sì.

Alimenta i dischi rigidi USB da 2.5?

In molti casi sì ma non è sicuro che lo faccia sempre. Ci possono essere sempre problemi di compatibilità in agguato (p.es. ho un lettore di schedine flash dikom che non viene riconosciuto, forse perchè ha anche un lettore di sim non class compliant, mentre un altro lettore di flash funziona senza problemi)

Si possono leggere i file registrati su un pc?

Ci sono due modalità di registrazione, dette 'ps' e 'ts'. Il modo ps registra dei file .MPG visualizzabili direttamente da windows media player, vlc, etc. Il modo ts registra dei file .dvr simili ai più comuni e compatibili .ts che i media player normalmente non leggono direttamente. col software free RegTvedit (http://lg.hc.free.fr/RecTVEdit/) si può facilmente effettuare la conversioen da dvr a ts. Comunque si fa prima a impostare .ps come formato dati. L'unica controindicazione è che il formato dvr consente di registrare anche eventuali sottotitoli, tracce audio aggiuntive, etc.
Come si impostano le registrazioni?  Si può registarre un programma al momento, oppure scegliere una registrazione dall'EPG, oppure impostare dei timer a piacere.

Che formati audio/video legge?

Poca roba, fondamentalmente file MPG e MP3, oltre a immagini JPG. Non legge dvix o xvid.

Com'è il cambio canale?

Veloce.

Com'è la sensibilità del sintonizzatore?

Mi sembra discreta, but your mileage may vary.

Difetti?

I conflitti LCN sono risolti automaticamente (assegnado un numero progressivo al nome del canale, p.es avendo più LA7 avremo in lista LA7-1 LA7-2 etc) anche se poi si può intervenire manualmente.
L'unità non ha un suo orologio interno, ma utilizza il segnale orario dell'ultimo mux sintonizzato: questo volendo utilizzare il 5222 come PVR può essere un problema vista l'imprecisione di molte emittenti (alcune qui in Toscana non hanno rispettato nemmeno l'ora legale!)



Sunday, 13 November 2011

Mazzarò

Nel giorno delle sue dimissioni, Berlusconi chiede garanzie per se e per Mediaset. Il suo partito è allo sbando, il paese versa in una grave crisi fnanziaria, a Palazzo Chigi sta per arrivare un esponenente raccomandato dal mondo finanziario. si prospetta persino una futura vittoria dei comunisti.
Berlusconi però pensa alle sue aziende e alle sue persone. Oggi, come 20 o 60 anni fa era salutato da  quella folla tipicamente italiana che è solita ricoprire di insulti (e spesso di qualcosa di più massiccio) i perdenti quando hanno già perso. La stessa che si scatena quando vinciamo la Coppa del Mondo in mondo non dissimile da una celebre scena di un film di Dino Risi.
Perlomeno però quando quella stessa folla stava segnando la fine di Craxi, stava dando l'addio a un personaggio che con tutti i difetti aveva almeno sinceramente l'idea di diventare il François Mitterrand d'Italia. Quando a Piazzale Loreto si compì quello che fu definito un atto di 'macelleria messicana' contro tre cadaveri, si stava oltraggiando un personaggio che non fu certo il 'più grande statista del XX secolo' ma se non altro voleva sinceramente che il Paese e i suoi abitanti assumessero una posizione più vantaggiosa nello scacchiere della politica internazionale.

Ieri sera, "garanzie per Mediaset e per la sua persona".

Sunday, 6 November 2011

Pronti per lo switchoff


In Toscana è già iniziato lo switch-off per il digitale terrestre. A Firenze la data fatidica è il 18 novembre: non avendo di meglio da fare venerdì scorso i cronisti fiorentini de La Repubblica hanno pubblicato un paio di paginoni su presunti assalti ai punti vendita delle grandi catene di rivenditori di elettronica di consumo, al dramma degli anziani spaesati ("ma, è obbligatorio?"), allo scandalo dei comuni montani a rischio di rimanere senza la legittima dose di pubblicità, prove del cuoco, isole dei famosi, emilifede, augustiminzolini etc.

In qualità di appassionato da quasi 20 anni di tv satellitare (l'unica che permette l'accesso ai canali pubblici degli altri paesi europei, Germania in testa, e che mi consente di vedere la tv pubblica italiana nella sua giusta prospettiva) mi ha fatto molto sorridere il trafiletto che ho scansionato e riporto qui sotto (clicare per ingrandire):

Ora il digitale terrestre si riceve con le parabole? Da non credere.. Forse Rai e Mediaset hanno abbracciato finalmente l'MMDS, chissà...

Saturday, 5 November 2011

Dies Mirabilis

5 Novembre 2011: sono - davvero - partiti i lavori per la linea 2 della tranvia di Firenze.
In mattinata erano presenti alcuni operai con un paio di ruspe al cantiere accanto all'aeroporto: sulla rete di protezione un per ora surreale 'attenzione passaggio tram'.

Poco distante, al parcheggio per autobus turistici sotto la ferrovia, il sindaco Renzi ha tenuto una breve conferenza stampa con Raffaele Raiola, presidente di Impresa SpA. Abitando da quelle parti, ho colto l'occasione e alle 12.10, quando Renzi è arrivato sulla sua Prius metallizzata, c'ero anch'io.

Il sindaco era nel solito abito blu un po' spiegazzato che ultimamente sta diventando la sua uniforme. Tra gli accompagnatori Eugenio Giani e Massimo Mattei, oltre naturalmente a Raffale Raiola, il sorridente e napoletanissimo presidente di Impresa SpA. E' la società che ha rilevato l'appalto per i lavori dalla BTP, i cui guai finanziari, è stato assicurato per l'ennesima volta, sono l'unica causa degli (ultimi) 6 mesi di ritardo nell'inizio dei lavori.

Con le solite battute (se Raiola eccede nei tempi mi offre la cena, etc.) il primo cittadino si è profuso nel rassicurare il pubblico (tra cui un piccolo gruppo di commercianti della zona di via di Novoli preoccupati per i cantieri) sul rispetto dei tempi stabiliti per la realizzazione della tranvia. 1000, 950 giorni, per arrivare alla scadenza elettorale del giugno 2014.

Per la linea 1 ci sono voluti circa sette anni, per ridurre i tempi di 2/3 stavolta, se necessario, gli operai lavoreranno anche fino alle 10 di sera.

Sarà: la notte non lavoreranno, sostiene Rajola, ma non vorrei ce ne fosse bisogno. I lavori interessati dal cronoprogramma sono quelli del progetto esecutivo della linea 2, quelli dall'aeroporto alla stazione di Santa Maria Novella. Tutti in superficie, e senza passare da piazza Duomo pedonalizzata.

La vera novità dell'inaugurazione dei cantieri era la presentazione, già ampiamente preannunciata sui giornali un paio di giorni prima, della cosiddeta linea 2bis. In realtà si tratta di una sorta di metrò che passa sotto il centro partendo dalla futura stazione TAV di Norman Foster con due diramazioni, una verso la stazione di Campo di Marte e una verso viale Europa e Bagno a Ripoli. Ho visto alcuni pannelli con quello che sembra essere solo uno studio di fattibilità. Intressante come nel tratto Stazione TAV- SMN la linea 2 dovrebbe seguire un doppio percorso: uno in superficie, quello del progetto esecutivo, e uno sotterraneo.

Con questo, assicura Renzi, si risolverebbero i problemi di collegamento tra 'stazione dei Macelli' e stazione centrale.

A giudicare dal prospetto geologico e dagli studi per le stazioni e le scale mobili, sembra che il tunnel, apparentemente una sorta di montagne russe sotterranee, vada parecchio in profondità.



Quando gli è stato chiesto dei costi di questo progetto Renzi ha risposto che ...manca ancora il progetto esecutivo. Comunque conta di finire la 2.bis per le elezioni del 2019 (anzi no, devo aver sentito male: leggo oggi 6/11 sui giornali che conta di finire la progettazione nel primo mandato - poi ci vorranno almeno 10 anni). Aveva fretta di andare a Roma da Bersani, del resto, ma non per rimanerci, come ha sottolineato.

Tutto questo è credibile? Certo, sarebbe bello, come è stato detto, poter andare da Bagno a Ripoli al polo scientifico di Sesto in tranvia.  Forse però sarebbe stato più realistico pensare di farlo col progetto originale, con la linea 2, da prolungarsi, che passava in superficie. E la linea 3. Già, perché  sulla linea 3, per non parlare della linea 4 presentata con analoga immaginificità lo scorso anno, non è stata nemmeno spesa una parola.

Sarà un miracolo se per il 2015 si potrà davvero viaggiare in tramvia dall'Amerigo Vespucci a Santa Maria Novella. Per finire, c'era anche un pannello sui lavori per il nuovo svincolo all'inizio dell'A11, quello che dovrebbe togliere il semaforo di fronte all'aeroporto. Tutto bello e interessante, appena uscito dal plotter:

Saturday, 29 October 2011

Opticum HD x403 FAQ

What is the Opticum HD x403 ?
It's a cheap, chinese made DVB-S2 HD satellite tuner with a PVR function.

Why are you writing this FAQ?

As a note to myself, basically. I bought one the a while ago to replace an older FTA tuner which is apparently broken. I'll welcome every contribution, on the other hand.

Why did you buy one?
It's cheap (89.9 EUR at Amazon's), it has all the connectivity I need, it has a PVR function, can play media files (not all), has some special features..

Is it a Dreambox clone?
Nope, some of the features are comparable, but it's a completely different hardware.

Is it an Openbox clone?
No. The hardware is very similar (an ALI 3602 based machine) but it runs a completely different software. he menus are organised in a way reminding of the Enigma interface, though.

It must be a clone of something?
It's a clone of itself... It's a chinese OEM product, made (also) by Yoja Technology Co. Ltd. It's known as the Opticum or Globo or Orton HD x403p. It's rebranded by European vendors as the Edision Argus Piccollo, the Amstar, the AMIKO, the SAB,  and many other names sometimes with a slightly different firmware (alternative graphics, etc).

What is the connectivity?
On the front, a CONAX card slot and CI slot. CONAX is an encryption standard used mostly in scandinavian and german-speaking countries. A Common Interface slot theoretically allows to use the receiver to watch every pay-tv with the corresponding CAM module, but there can be compatibility problems. On the back one can find: HDMI, SCART (only one, CVBS/RGB of course but not S-Video), 1x RCA CVBS, coaxial SPDIF, 2x RCA audio out, satellite in/out (that is, passthrough is supported). No optical Toslink. A 10/100 Ethernet port. A 2.0 USB to device connector. A RS232 port.


No headphone output?
That would be asking too much.

Are there different versions of the x403p ?
Yes, there are two generations of remote controllers, the new and the old, each apparently requiring different firmwares. I have the new remote, shown in the photo below.

What does the unit look like? What comes in the box? 
Like this:


The unit comes in a small cardboard box with no internal padding (and Amazon sent it to me in one of those light cardboard covers they usually use for thick books, sheesh), inside I found the unit with the attached power cord, an instruction manual in german, the RC and two spare AAA batteries.

How does the case look like? 
Chinese manufacturing and quality standards have improved lately. It's a very small set top box. The finishing is acceptable, it looks reasonably solid, but don't expect something looking a HUMAX or early Dreambox multimedia machine.

What is the official website for updates, manuals, etc?
Try this: http://www.globo.com.pl/?y=3&cmd=show&category=1&prod_id=123 But you won't find much there, at most an english manual and a not-so-updated firmware.

Where can I get service in case of failure, etc?
If it breaks in the warranty period, have it replaced by the seller, otherwise buy something newer. Realistically I mean.

Does it work also with conventional (non HD) TV sets?
 That's what the SCART is for, You can also watch HD programming, downscaled of course. The menus however are almost always optimized for HD viewing, so they are a bit hard to read on a standard tv set (this could be a problem for older people).

What kind of devices is it possible to attach to the USB port?
Flash pendrives and USB hard disks. Both FAT32 and NTFS formatted units are supported. I've tried a couple of 2.5 hd enclosures and they work: of course your mileage may vary, some hd enclosures which do not require an external power supply on a particular pc, could require one on the x403p, or vice-versa. If you plan to use an USB extension cord, use a quality one.

What are the PVR capabilities?
Depending on the USB device speed (a USB 2.0 hard drive will always work at max speed) upto a single HD channel. One can watch another channel on the same transponder while recording. The unit records standard transport stream .TS files. I can watch them with VLC.

What are the media playing capabilities?
It can play most music and video containers and codecs, EXCEPT DVIX/XVID encoded video. That is probably a hardware limitation: most material one can 'find' on the internet IS DVIX/XVID encoded, so it will have to be converted before using. A good option is converting to H.264 with the MKV container. I use the freeware Handbrake utility.

Is the CI slot compatible with the Tivusat SMARcard?
Looks like it is. If I could find a SMARcard which doesn't cost as much as a full receiver I could test it...

What about the tuner sensitivity?
It's pretty good. I have a fixed dish with three LNBs, the third is on a secondary focus 'pointing' to Atlantic Bird 3 for FTA french channels and the signal is rather weak, but the unit tunes it with no big problems.

What's the Ethernet port for?
For updating the firmware via HTTP o FTP and for cardsharing (with 'special' firmwares). No telnet access, no web access, no shell access etc. It supports DHCP or a manual configuration. IP v4 only :^)

What's the RS232 port for?
Firmware updating in case of emergency, channel list editing.

Tell me about the channel list features.
The unit is diseqc 1.0/1.1/1.2 USALS compatible. It comes with a decent list of satellites and transponders, it allows normal and blind scan, and manual editing. Channels can be sorted, found with a 'search' feature, organised in up to ten favourites sections. The channel list can be backed up with the firware on USB and can be edited via RS232 (not by Ethernet) with external utilities. It's usable and reasonably fast (the user interface on the STB I replaced was impossibly slow)

What are the 'special' capabilities?
On many forums you can find patched firmwares with: - different graphics - updated media player capabilities - an embedded softcam currently able to open a few bouquets (not many). Keys must be embedded within the firmware with a couple of freeware utilities, or they must be input manually (press info two times and the red button two times - the usb unit must be disconnected). Sometimes keys embedding works, sometimes not.  Approximately one can access what is currently accessible with a PC and a softcam like VPlug, that is, not much. I suspect the original 'patched' firms are from the manufacter himself, surely there must be a reason why this kind of receivers are top sellers on amazon and in eastern europe... - alternatively, a cardsharing module. It should allow access to cccam cardsharing server, via the netclient submenu in the internet menu. I haven't personally tried this feature.

What are the best sites to find information and software for the unit?
 www.sat-universe.com - www.satlover.com - opticum.webs.com - familienforum.biz (if you can read german, it's the most up-to-date site)

What should I look in new firmwares?
It must be a firmware specific to the x403p (not the Opticum X4 or the Opticum 9600, for example). It must be a firmware compatible with your remote, old or new. The best way to upgrade is to put the .abs image in a flash fat32 pendrive and use the USB upgrade option from the system menu. If the firmware is not compatible, the unit shoud tell you that (it should).  The firmware contains also a bootloader image. If the bootloader is compatible, there is no need to upgrade it. One can choose software only upgrade with the benefit of not losing the channel setting on upgrade. However, if the bootloader is not compatible, it must upgraded with the bootloader image embedded in the abs file, losing the channel list in the process (the channel editing utilities shoud let you save a backup of the channel list anyway)

What are the best utilities around?
There's a free channel editor (AliEditor). There is also a version of a shareware(commercial) well known channel editor utility, but it doesn't make sense for such a cheap unit. AliChipmaker 2.1 updates the keys in an abs image from a server. It works ok, but again, sometimes keys aren't read for no particular reason. Orton Key Editor 1.8 is a .net utility which lets edit keys in an abs image manually, or by loading them from a binary file. Is it possible to load additional software ON the unit? It's not Enigma nor linux (as far as I know) based. You get what's in the firmware. There are three games included with every firmware I've seen, Tetris, Snake, and Othello.

How does the unit work?
Reasonably well. Until just a few years you could get something like this for four, five time the price, at best. I've seen that sometimes media files with incompatible codecs crash the unit goodbye, instead of prompting the usual incompatible codec message, or I've seen the video stream stop while the audio continued. Keep in mind of course that this is a under EUR 100 set top box. If you want the best , spend at least double that amount and get a Qbox HD mini, or a genuine Dreambox.