Sembra che Sakineh non sia stata davvero liberata : ieri sembrava che fosse davvero successo. Hanno suscitato alcune perplessità le immagini dell'attuale aspetto della donna, un po' diverse da quelle apparse un po' dappertutto, in Occidente.
La campagna di advertising contro la Repubblica Islamica in preparazione della guerra prosegue il suo bizzarro percorso, che ormai lascia perplesso più di un osservatore. Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo di un noto analista, professionista di grido e star del settore, scritto ieri sera di getto alla notizia della liberazione.
UN NOTO PUBBLICITARIO GUARDA IL MONDO, CHE VA A ROVESCIO - SAKINEH: LA
VENDETTA DELLA BUZZICONA
09/12/2010
VENDETTA DELLA BUZZICONA
09/12/2010
Se quella orchestrata per Sakineh Ashtiani fosse come tutte le campagne pubblicitarie il nostro settore non sarebbe in crisi. Sarebbe morto e sepolto. Un aggancio dal fascino indiscutibile: una donna ancora
giovane, dallo sguardo intenso, la pelle immacolata. Una scabrosa e piccante storia di sesso (e violenza, un omicidio - dettagli). Un regime sanguinario e folle, e soprattutto inviso a Israele, cui si deve ovviamente tutto. Una condanna a morte imminente, ed eseguita barbaramente con l'arcaico strumento della lapidazione.
Una sola immagine, un logo chiaramente riconoscibile. Lo sguardo assorto e velato della povera donna ripetuto in mille articoli di giornale, in ogni servizio tv, in centinaia di account di facebook. Anche sullo striscione innalzato da Matteo Renzi sulla facciata di Palazzo Vecchio, in mezzo ai turisti di Piazza della Signoria. In sostanza, una copertura mediatica pressoché completa.
Misurandone l’appeal di lettura, qualsiasi ricerca di mercato ne avrebbe dato per certo il successo. E sarebbe bastato che Sakineh fosse stata lapidatata subito, e per adulterio. Sarebbe stato un cadavere utilissimo contro la Repubblica Islamica. Pochi hanno guardato dentro davvero alla situazione, pochi sapevano che in realtà Sakineh era dentro per omicidio. Ormai nessuno o quasi ha una soglia di attenzione sufficiente per accorgersene. Se ci ritroviamo i politici che abbiamo, è anche per questo. E comunque bastava usare maldestramente un vecchissimo ferro del mestiere di comunicatori: il proverbiale pelo di figa.
Arma di sfondamento buona per ogni tempo, anche quando i creativi non hanno non dico sogni, ma nemmeno lo straccio id un idea. Banale, ma sempre efficace, l'immagine femminile della vittima sacrificale, stavolta pure senza trucco. che occhieggiava dai muri e dai giornali. Creava curiosità e accendeva la suspense fino al giorno si sperava prossimo in cui sarebbe stata finalmente lapidata, provocando la giusta reazione occidentale contro il regime inviso a Israele.
Annunciando esecuzioni rivelatesi sempre delle patacche, lasciando così il messaggio a metà, alimentando i giornali e costringendoli poche ore dopo alle scuse, producendo falsi allarmi sempre più flebili, gli attivisti anti-Iraniani pro-Sakineh hanno fatto diventare della campagna propagandistica dell'anno una farsa. Hanno creato un'aspettativa così grande che oggi, alla notizia della sua liberazione, quasi viene rabbia.
Si può solo timidamente accennare che sia stata liberata per l'azione della campagna. Gridare vittoria sarebbe comunque ammettere che a Teheran non sono così folli.
In pubblicità, una grande campagna può fare grande anche un prodotto un po’ così così. Ma almeno un prodotto ci deve essere: Sakineh doveva perlomeno essere impiccata. La campagna ha finito per estinguersi non
tanto per carenza di soldi, quanto per carenza di violenza. Si dovrà ammettere un giorno che non fosse utile creare attesa per qualcosa che, dopotutto, era solo un’altra patacca anti iraniana. E inoltre, guardando i notiziari di questi ultime ore, oltre al danno la beffa. Non si può fare a meno di notare che il viso etereo delle foto di appena qualche
giorno fa non hanno che una lontanissima parentela con le fattezze grossolane e paffute della prigioniera appena liberata.
Più che una tragedia perpetrata da un regime hitleriano con quel volto la vera Sakineh potrebbe al massimo vendere un minestrone o un detersivo. In una campagna di terzordine.
Cosa ci dovremo inventare prima dell'attacco preventivo, ormai chi lo sa?. Esecuzioni di omosessuali? Fatwa contro poetastri? Oscuri siti web gabellati come fossero governativi?.
Più che la vendetta della buzzicona, la vendetta della realtà. Consumata a freddo sulla cruda, non sempre così entusiasmante, realtà delle mille patacche della disinformazione.
Tony B., direttore creativo Gary Coleman Italia
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