Friday, 10 December 2010
La busca de Averroes
Nel racconto 'La ricerca di Averroé' di Jorge Luis Borges il filosofo arabo viene mostrato all'opera nel vano tentativo di comprendere i concetti di tragedia e commedia commentando Aristotele. Il racconto si interrompe con l'ammissione fantastica di non essere in grado di comprendere lo stesso Averroé, compiuta dallo stesso Borges.
Ieri è apparsa questa notiziola sulle cronace locali toscane. Il genitore di una bambina mussulmana ha chiesto e ottenuto che la figlia assista alle lezioni di Educazione Musicale con le orecchie protette da una cuffia antirumore. Secondo l'uomo, un marocchino, la musica è impura ed è contro il Corano. Alcuni politici protestano debolmente, la preside 'non vuole enfatizzare la situazione' e accetta il compromesso'. L'imam di Firenze spiega che nel mondo islamico la musica è vista in modi diversi.
La notizia non ha sembrato suscitare molto scalpore: del procedimento giudiziario che ha preceduto la sua pubblicazione non si è saputo finora nulla. Qualche commento nella blogosfera, nei forum, nulla più.
Sta di fatto che, mentre le battaglie di civiltà contro il Crocefisso a scuola sono viste come un progresso, si permette senza tanti complimenti che i programmi ministeriali non vengano, all'atto pratico seguiti. E dire che in moltissimi si lamentano giustamente proprio per la scarsissima presenza della cultura musicale nelle nostre scuole pubbliche.
Sarebbe interessante immaginare cosa succederebbe se un genitore italiano imponesse i tappi alle orecchie al figlio diciamo durante le lezioni di inglese oppure di matematica.
L'idiozia e l'ignoranza di quelli che accettano una situazione del genere come la normalità, o poco meno, lascia sconcertati. Cosa stiamo diventando? E' così che dobbiamo 'accogliere tutti'?
Non si tratta nemmeno di rispettare la religione o la cultura altrui. Queste sono solo le ubbìe di un fanatico. E' dalla cultura arabo-islamica che abbiamo ricevuto in dono, proprio ai tempi di Averroé, gli strumenti della famiglia del violino, il liuto, la stessa chitarra. Nei paesi islamici, e basterebbe ascoltare gli immigrati che incontriamo ogni giorno, anche solo quando gli squilla il cellulare, la musica non è certo vietata o del tutto assente. Che la bambina impari il solfeggio (semmai con qualcosa di diverso dagli striduli flauti dolci che imperversano nelle italiche SMS), forse i nomi delle note in uso in Italia derivano dallo stesso arabo. Il padre, e i dirigenti scolastici che hanno permesso questo scempio, dovrebbero essere processati e alla svelta.
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