Saturday, 30 May 2009

“Stelle di David e Strisce” – Una recensione

Con questo decimo volume   la nota“Saga di Colom” dell’autore padano-meridionale Febo M. Evangelisti giunge al termine. I critici - che per lavoro hanno dovuto affrontare qualcosa come 12000 pagine in poco più di un decennio tireranno forse un sospiro di sollievo. Il pubblico, che su scala Repubblicana ha tributato ad Evangelisti un favore pari agli antesignani degli Old States, come Turtledove o Kim S. Robinson, forse chiederà ancora qualcosa, un prequel, oppure una raccolta dei racconti apparsi nel tempo in diverse riviste.

Il romanzo appare ancora una volta per i tipi della Nord, nella nuova collezione Oro caratterizzata dalla grafica “retrò” che ormai solo i più anziani appassionati riconosceranno come tale.

Dalla sua casa di Firenze FME racconta ancora per l’ennesima volta come è nata l’idea un po’ assurda del ciclo di Colom. “Stavo seguendo come facevo spesso un newsgroup Usenet[1] quando mi imbattei in una curiosa discussione su un presunto attacco catalano alle isole Falkland, credo in occasione di una partita di calcio vinta dal Barcellona. Mi domandai in che modo si sarebbe mai potuta verificare un’eventualità simile e mi vennero in mente le teorie un po’ scioviniste sulla catalanità di Cristoforo Colombo di moda in Catalogna alla fine del secolo scorso. Alcune arrivavano anche a supporre che Colombo fosse un marrano. I preziosi contributi della “Pattuglia di Ricognizione” – o come si chiamava – un gruppo di fannulloni telematici fissati col sionismo, fu determinante a dare alle premesse iniziali il carattere un po’ controverso che hanno sempre avuto: pensate che nella Repubblica Democratica di Palestina e Israele il partito ebreo finora è sempre riuscito a non farmi trovare un editore!”.  Evangelisti probabilmente evita di menzionare che il carattere volutamente controverso del suo ciclo gli ha fatto probabilmente guadagnare ben più lettori in patria che tra i 13 milioni di Palestino-Isreliani. La premessa ormai è conosciuta da tutti: i regni di Aragona e Navarra si unificano con Barcellona e non formano mai uno stato unico col resto della Penisola Iberica. Colombo, o meglio Colom, parteper le Indie nel 1490, al soldo di Francesco Febo di Navarra. L’intero continente americano diventa una colonia catalana. Nel 1492 l’espulsione degli ebrei dal regno di Spagna trova uno sfogo inaspettato nelle nuove colonie. L’ebraismo, grazie anche al ‘falso messia  Moises Mateu Chericau, scopre un’inedita vocazione al proselitismo. E diviene la religione predominante nelle nuove colonie. L’Invincible Armada grazie all’aiuto del “Nuovo Israele”, spazza via la marina inglese. I pochi anglicani scampati ai pogrom operati da scozzesi e gallesi riparano a Roma, accolti con inaspettata clemenza da Paolo V.

L’ultimo volume riguarda la seconda parte del XX secolo alternativo: dopo la guerra mondiale in cui gli inediti alleati ispano-neoisraeliani sconfiggono un impero ottomano giunto fino alla Renania lo strapotere culturale neoisraeliano/catalano comincia ad andare in crisi. La musica mizrahi impera con le sue sonorità dolciastre in ogni angolo d’Europa e d’America. I venditori di paella surgelata riscaldata invadono i centri storici della vecchia europa. La Santa Madre Russia, cacciata dagli ottomani dietro gli Urali nei volumi precedenti comincia a farsi sentire con sempre più frequenti atti terroristici e non solo per il controllo delle risorse petrolifere sempre più scarseggianti. Particolarmente curioso il personaggio minore Andreu Zanarts, un Neobarcellonese di pura discendenza criptogiudea che durante i suoi studi di storia diventa ossessionato dalle persecuzioni subite dagli anglicani (che secondo quanto si legge nell’ottavo volume hanno creato un piccolo stato chiamato “Anglia” nel sud del Libano,  dopo la pubblicazione di “The Anglican State” di Theodor Hart) tanto da farsi battezzare e prendere così la cittadinanza Angliana. La scrittura di Evangelisti non è mai particolarmente piaciuta al vostro critico – spesso è troppo ampollosa e prolissa, ma ha i suoi estimatori visto che la Nord continua a pubblicargli i romanzi. I numerosi fan dell’artigiano fiorentino troveranno quello che cercano, ovvero il già letto e non rimarranno delusi.

Stelle di David e Strisce di Febo Maria Evangelisti
Editore: Editrice Nord
Anno: 2021
Prezzo: € 139,95 (in offerta lancio fino a Luglio).
Pagine: 1340
Rilegatura: Brossura con sovraccoperta
Paese: Repubblica Padana del Nord
(N.B. come al solito per i lettori della Repubblica della Magna Grecia la distribuzione megalellenica è sempre piuttosto incerta – il prezzo però dovrebbe aggirarsi intorno alle 20000 dracme).

ISBN: 8842912794



 [1] Qualcosa di simile ai vecchi forum web 2.0 per i più giovani

Wednesday, 27 May 2009

Ubicunque lingua romana, ibi roma




Stamattina mentre ero in auto ho acceso la radio e mi sono sintonizzato sulla prima stazione con un segnale soddisfacente, come faccio spesso.

Trovo quasi sempre Radio Maria: stavolta invece ho trovato una radio locale che di solito propone vecchie canzoni, impegnata a trasmettere il notiziario.

Lo speaker parlava di un premio conferito a non ricordo più quale artista, forse un cantautore, bravo a scrivere musica e bravo a scrivere testi. Nelle motivazioni del premio lette dallo speaker si parlava di "abilità musical-letteraria". Quello che mi ha colpito, risvegliando il mio mai sopito pessimismo spengleriano, è che lo speaker, anzi, l'annunciatore ha pronunciato "abilità musical-letteraria" approssimativamente come "abilità miusical letteraria".

Very musical

Tuesday, 26 May 2009

Utili Idioti

una breve epitome...

Sulle prime pagine dei giornali l'eco notizia del fallito attentato alla sinagoga di New York è rapidamente svanito. 

Ma approfondiamo meglio la notizia...


Four men were arrested Wednesday night in what the authorities said was  a plot to bomb two synagogues in the Bronx and shoot down military planes at an Air National Guard base in Newburgh, N.Y. David Williams, one of the men arrested in an alleged terrorism plot, 
was escorted by federal agents from 26 Federal Plaza in Manhattan.  The men, all of whom live in Newburgh, about 60 miles north of New York 
City, were arrested around 9 p.m. after planting what they believed to be bombs in cars outside the Riverdale Temple and the nearby Riverdale 
Jewish Center, officials said. But the men did not know the bombs,  obtained with the help of an informant for the Federal Bureau of  Investigation, were fake.


Everyone called the stranger with all the money “Maqsood.” He would sit in his Mercedes, waiting in the parking lot of the mosque in Newburgh, N.Y., until the Friday prayer was over. Then, according to members of the mosque, the Masjid al-Ikhlas, he approached the young men. [..] The government case revolves significantly around the work of an informant who facilitated the men’s desire to mount a terrorist attack.[..] The role of informants has been a constant in the terror cases made by federal and local authorities since 9/11. And just as constant have been the attempts by lawyers for those charged to portray their clients as dupes, people who would not have committed to do harm without the provocation of the informants. Those attempts have typically failed. Juries, evidently unmoved by claims about the conduct and influence of the informants, have routinely convicted those charged in the terror plots, like the five men charged with wanting to kill soldiers at Fort Dix in New Jersey, and the young Pakistani immigrant from Queens charged with conspiring to plant a bomb in Herald Square.And, it turns out, an entrapment defense failed in a case involving the informant in this week’s bomb plot investigation. 

Altri articoli, link trovati su Usenet...







I quattro supposti membri di al-Qaeda sembrano quattro poveracci, con storie di abuso di droga e problemi penali assortiti alle spalle. Uno ha addirittura problemi psichiatrici. Il ruolo dell'informatore dell'FBI è determinante: senza di lui difficilmente i quattro, anche con le peggiori intenzioni, si sarebbero potuti procurare esplosivi e addirittura dei missili Stinger (che fortunatamente sono rimasti solo nella fantasia degli arrestati e nelle pagine dei giornali). 
Certo, avrebbero potuto fare comunque danni, negli USA spesso basta un problema scolastico o un licenziamento per spingere qualcuno a fare - letteralmente - una strage, ma da qui a vedere nuovamente celebrata la terribile minaccia del terrorismo islamico internazionale.. Bah.

Lasciamo la parola a questo commentatore del 'The Nation' che fa parte incidentalmente del gruppo etnico 'vittima' dei quattro idioti.

L'Utile Idiota

Sulla Wikipedia ho appena tradotto in italiano la voce inglese relativa alla locuzione 'utile idiota' (useful idiot) mutuando anche un paragrafo dalla corrispondente voce spagnola. Ecco qui il risultato...


Nel gergo politico, il termine utile idiota era usato per descrivere simpatizzanti del sistema sovietico nei paesi occidentali, e per l'atteggiamento del governo Sovietico nei loro confronti. L'implicazione era che nonostante le persone in questione pensassero ingenuamente di essere alleate dei Sovietici o di altri Comunisti, in realtà erano da questi ultimi tenuti in scarsa considerazione e sfruttati cinicamente.

Il termine oggi è usato in senso più ampio per descrivere qualcuno che sembra essere manipolato da un movimento politico, un gruppo terroristico, un potere economico, indipendentemente dal fatto che si tratti di entità ispirate all'ideologia comunista.

Indice


Origini 

Lenin 

Il termine è comunenemente attribuito a Vladimir Lenin, a volte nella forma "utili idioti dell'Occidente", per descrivere quei giornalisti e viaggiatori occidentali che sostenevano l'Unione Sovietica e le sue politiche in Occidente. Tuttavia almeno negli USA nessun riferimento a una persona di sinistra come "utile idiota" si manifestò prima del 1948, mentre l'espressione cominciò ad essere commentata solo decenni dopo. Nel 1948, la frase fu usata in un articolo del New York Times in relazione alla politica italiana ; fu menzionata ancora una volta nel 1961. Alcuni sostengono che l'espressione "utile idiota" non sia mai stata trovata nei documenti pubblicati di Lenin, e nessuno abbia mai sostenuto di averla udita pronunciare dal medesimo. Nella primavera del 1987, Grant Harris, bibliotecario alla Libreria del Congresso, ha affermato "Non siamo stati in grado di identificare la frase utili idioti dell'Occidente tra le opere pubblicate di Lenin."[1][2].

In lingua italiana l'espressione è già presente nel [3]Dizionario dei modi di dire della lingua italiana di Carlo Lapucci del 1990, anche se l'utilizzo è senza dubbio anteriore, risalente probabilmente agli anni 50 del XX secolo.

Altri 

Lo scrittore Edvard Radzinsky, nel suo libro "Stalin", attribuisce l'espressione all'artista Yuri Annenkov, che disse di aver visto alcune carte lasciate Lenin, mentre lavorava nell'istituto che portava il nome del leader sovietico, prima di emigrare all'Ovest nel 1924, lo stesso anno della morte del fondatore dell'URSS. La riproduzione delle memorie di Annenkov fu pubblicta nel 1961. [4]

Radzinsky congetturava che si trattasse di una parte del testo completo del testamento originale di Lenin, che questo avrebbe nascosto deliberatamente nascosto, ordinando solo un nuovo testo alla allora nuova segreteria del Partito Comunista sovietico.

« I cosiddetti elementi culturali dell'Europa Occidentale e degli USA sono incapaci di comprendere lo stato attuale dei fatti [internazionali] e il reale equilibrio delle forze, perciò devono essere considerati come sordomuti e trattati di conseguenza... »

Una rivoluzione non si sviluppa mai secondo una linea retta, per espansione continua, ma forma una catena di esplosioni ovvero, "avanzate" e ritirate, attacchi e quiete, durante la quale le forze rivoluzionare ritrovano le forze per la preparazione della vittoria finale...

« Dobbiamo (1) per tener buoni i sordomuti, proclamare la fittizia separazione del nostro governo.. dal Comintern [la Internazionale Comunista], dichiarando [ufficialmente] que questa agenzia è un gruppo politico indipendente. I sordomuti lo crederanno (b) Esprimere il desiderio di riannodare subito le relazioni diplomatico con i paesi capitalisti, sulla base della completa non' interferenza con i loro problemi poltiici interni. Ancora una volta, i sordomuti lo crederanno. Anzi, ne saranno entusiasti ed apriranno poco a poco le porte, attraverso le quali gli emissari del Comintern e le agenzie di spionaggio del Partito si infiltreranno rapidamente in questi paesi, camuffati come personale diplomatico, culturale e come rappresentanti di commercio. I capitalisti di tutto il mondo e i loro governi, nel loro desiderio di conquistare il [potenzialmente grande] mercato sovietico, chiuderanno gli occhi di fronte alle attività summenzionate e si tramuteranno in ciechi e sordomuti. [Per questo] ci daranno credito che sarà un mezzo [indiretto] di appoggiare i partiti comunisti nei loro stessi paesi, e, nel passarlo a noi, sarà un mezzo per ricostruire la nostra industria bellica, che sarà essenziale per [realizzare] attacchi futuri contro i nostri fornitori. In altre parole loro lavoreranno per il loro stesso suicidio »

Gia nell'antichità (come già si poteva vedere nel Codice di Hammurabi), fino a tempi recenti, "sordomuto" era sinonimo di "idiota".

Utilizzo moderno 

Negli Stati Uniti, il termine è usato a volte in senso peggiorativo, implicando che una persona è ignorante e dunque facilmente manipolata (resa 'utile') per favorire cause che sono contro gli stessi interessi della persona, o anche quello che considererebbe un bene maggiore, se fosse meglio educata.

Il termine è usato anche da anarchici e altri gruppi radicali per descrive gruppi ed individui la cui ideologia è ritenuta essere troppo deferente verso un governo o un movimento politico autoritario.

A partire dall' 11 Settembre, l'espressione "utile idiota" è stata impegata anche da alcuni commentatori per descrivi individui che questi ritengono troppo 'morbidi' contro l'Islamismo e il terrorismo. Per esempio Anthony Browne ha scritto nel giornale britannico The Times:[5] Elements within the British establishment were notoriously sympathetic to Hitler. Today the Islamists enjoy similar support. In the 1930s it was Edward VIII, aristocrats and the Daily Mail; this time it is left-wing activists, The Guardian and sections of the BBC. They may not want a global theocracy, but they are like the West’s apologists for the Soviet Union — useful idiots.

Allo stesso modo, Bruce Thornton, professore di Lettere Classiche nella università americana di Fresno ha scritto:[6] Lenin called them "useful idiots," those people living in liberal democracies who by giving moral and material support to a totalitarian ideology in effect were braiding the rope that would hang them. Why people who enjoyed freedom and prosperity worked passionately to destroy both is a fascinating question, one still with us today. Now the useful idiots can be found in the chorus of appeasement, reflexive anti-Americanism, and sentimental idealism trying to inhibit the necessary responses to another freedom-hating ideology, radical Islam.

Riferimenti

  1. ^ Paul F. Boller, Jr.; George, John, They Never Said It: A Book of Fake Quotes, Misquotes, and Misleading Attributions, New York, Oxford University Press, 1989.
  2. ^ Times of London article also asserting that Lenin did not say the quote
  3. ^ Carlo Lapucci, Dizionario dei modi di dire della lingua italiana, Firenze, A. Vallardi, 1990.
  4. ^ Vospominaniya o Lenine, Novyi Zhurnal [traslitterazione del termine inglese journal diario], numero 65, New York, 1961 (in russo). Poi pubblicata in inglese The Lufkin News, King Featurers Syndicate, Inc., 31 Luglio 1962, pagina 4, riprodotta infine nel Freeman Report del 30 Settembre 1973, alla pagina 8
  5. ^ Fundamentally, we're useful idiots - Comment - Times Online
  6. ^ FrontpageMag.com

Monday, 25 May 2009

Pappa col Pomodoro alla Razzanelly




A proposito di campagne elettorali:

l'altra settimana mi è arrivata la lettera - personalizzata anche nell'intestazione - che Dario Franceschini pare avere inviato per le Europee a tutte le donne italiane di cui aveva l'indirizzo: un cappellotto sullo stato delle donne italiane, lavoratrici in casa e fuori, alle prese con la crisi economica etc, seguito da un impegno alquanto generico a pruomovere leggi che "almeno in parte restituiscano quanto dato".

All'acqua di rose, poco credibile, ma tutto sommato dignitosa. A Firenze però continua ad arrivarmi ancora posta diretta a mia nonna e alla mia prozia, nonostante entrambe abbiano da anni concluso la loro lunghissima permanenza in questa valle di lacrime. Stasera ho trovato ben due cartoline indirizzate a loro. Il mittente è un noto politico fiorentino particolarmente avverso alla tramvia e particolarmente propenso all'utilizzo grossolano di programmi di editing grafico nell'avversare la tramvia stessa. La cartolina (grossolanamente editata per non fare pubblicità gratuita) è quella mostrata in testa al post. 

Ma nella cartolina per una volta non si legge di trasporti pubblici: è  invece un invito per una "festa dei pensionati", con tanto di sagoma ammiccante di un arzillo vecchietto. Anzi no, sembra la sagoma di un arzillo vecchietto incappellato, ma in realtà è un astvtyssimo richiamo subliminale:



Non solo la festa includerà un salvifico intervento del noto politico fiorentino, ma i vegliardi e le vegliarde che vi si recheranno potranno gustare la "Pappa col Pomodoro". Viva la pappa col pomodoro - così recita l'artistica cartolina. Panem et Razzanellium. Chissà se alla fine propone - che so - l'acquisto di un set di pentole, oppure di un frullatore.

Sunday, 24 May 2009

Ecco i' tramme



Mio padre buonanima quando doveva prendere l'autobus diceva sempre "vado a prendere i'tramme". Forse l'inesattezza, che ricordo fin da quando vedevo circolare gli ultimi autobus ATAF verdi a un piano e che mio padre non corresse mai, derivava dal fatto che la prima volta che sbarcò a Firenze dal paesello circolavano ancora i veicoli della prima tramvia cittadina.

Oggi è stato il giorno della prima corsa della linea 1 della tramvia, la prima in cui il Sirio ha percorso autonomamente tutta la linea e ha preso a bordo dei passeggeri, anche se ci sono state solo due fermate per quanto ne so e siamo ancora piuttosto lontani dall'inizio ufficiale del servizio.

Sono andato anch'io a "prendere i'tramme": alle 11 di stamattina mi sono trovato in piazza Stazione in tempo per veder ripartire il tram Sirio, con gente a bordo, ma a 5 chilometri all'ora e col cantiere ancora semichiuso.

L'impressione è piuttosto positiva. Arrivando dalle Cascine ho incrociato il 30 dell'ATAF, rappresentato da un autobus articolato. E' ingombrante grosso modo come il Sirio, che dalla sua sembra decisamente molto meno rumoroso. Altro che fotomontaggi razzanelliani. Le banchine, sforzandosi di immaginarsele senza transennamenti, rappresentano certo un miglioramento
rispetto al vecchio aspetto della Piazza. 

Mentre scattavo le foto (link sotto) col cellulare un altro  ciclista di mezza età mi ha gridato passando "ADESSO ARRIVA I'TRENO!!", segno che non è proprio vero che i fiorentini siano del tutto spariti dal centro...


Wednesday, 20 May 2009

Messing with the Zohan.


A few days ago I found the time (and the necessary guts) to watch one USA/Israel movie I've read so much about on Usenet.

I'm talking about last year 'Don't mess with the Zohan' with Adam Sandler, of course.

I've seen a few Sandler movies in the past, I have to admit it. With the exception of P.T. Anderson's Punch Drunk Love they were all uniformally, abysmally and incredibly silly. Thi doesn't mean that I didn't laugh, but Sandler is certainly no Woody Allen. The Wedding Singer at least was partly about my (musically) favourite decade.

Zohan is no exception: it's an abysmally silly movie. The clinch this time is the "subtle" political
subtext in a movie about an - how shoudl I define him - "Israeli counter terrorist agent with quasi superhero powers turned hairdresser" made by a USA/Israel company, and with a staunch pro-Israeli Jewish-American actor as the main star.

The movie was shot and released well before the bloody Gaza 'Cast Lead' military operation occurred some months ago. I've watched the movie after these recent facts: when Zohan enters the 'Lebanon border zone' to look for the Phantom a peasant home is blown to pieces (by the Palestinians, who else). It is comforting to see that despite all you might have heard about peasant homes blown to pieces (by the IDF or the Palestinians) the Israeli gov't actually issues these cards.


And when poor Palestinian children throw stones...


 they are not stopped with sometimes deadly force. Israeli counter terrorist agents prefer to win the "hearts and minds"  using the very stones thrown at them. Like this:




It's comforting to actually hear the truth about the situation in the occupied territories from the horse mouth. Sure, when Zohan finally lands in America and "auditions" in a hair salon for children you get such a scene:




where Zohan reprimends a six year old for being too wimpy: at his age Zohan 'already had killed seven people'. But that must surely have been an error in continuity.

Yes, yes, of course this only a silly Adam Sandler movie, and you can't take too seriously a Israeli counter terrorist agent in a Mariah Carey T-Shirt (M.C. herself appears in a cameo). There will be peace and friendship with the former terrorist, and his Hitzbollah Hotline; Zohan will even marry the beautiful Palestinian hairdresser (with the benediction of his Israely parents no less - good luck he's in the USA, I wouldn't be too sure he would have been able to do the same in Israel).

Oh, George Takei of Star Trek  fame appears in another 'liberal' cameo:



The big blooper of this movie? Choosing 'Keep feeling fascination' by The Human League as a soundtrack song. The Human League, the same synthpop group who wrote 'The Lebanon'....




Wednesday, 13 May 2009

My Nokia 6120 Classic (Gear Review)



Some people seem to be interested in my cell phone. Well, why not write a bit about it. 
I've always owned rather cheap and unremarkable phones (I tend to lose them on a regular basis) but a few months ago I had the opportunity to get a Nokia 6120 Classic at a very good price. My first smartphone. It's a Symbian S60 3d edition phone. The CPU is  rather fast compared to other N-Series models. It uses the same battery used in other recent Nokia candybar models. The display is a good QVGA, small but readable. Despite what you might read in the technical specs, it accepts 4Gb and probably even 8Gb microSD cards. I use a 4Gb vanilla model with no problems at all. The media player is excellent, and so is the audio quality, via the 2.5 audio jack (I use a 5 euro adapter and standard headphones), so this phone has virtually took the place of my old MP3 player. I've found that the Symbian version of the TomTom GPS software works perfectly on this phone too (and still fits nicely in the 4gb card). So I've also added a LD-4w GPS antenna (but standard models should work just fine). I need GPS navigation software only sparingly so it's perfectly adequate (and with a separate antenna I can play with PC GPS software too). I've also found a freeware Roboform password management software and a few games (Flash lite is supported) to complete my mobile software needs. There is also a camera (doubled on the front side at lower res): not much of camera, some of the photos on this blog were taken with it... On the minus side, the shell is rather brittle, but can be replaced easily with cheap 3d party spare parts, and the battery life isn't very long, especially using Bluetooth and Internet access extensively.
I've added a cute silicone-like plastic cover bought on ebay, as you can see in the photo above.
Oh, the funny guy in a tuxedo displayed on the cell phone is not me, nor is one of my acquaintances, just a funny small jpg I've found navigating on the net. I find it strangely appropriate, maybe because of the cute silicone cover...


Tuesday, 12 May 2009

The joys of debugging and perfectible documentation - part 2

One of the pleasures of my job is maintaining a large VB6 app. In the due process of trying to nail a particulary nasty, seemingly almost random bug, I had to write a sort of post-mortem, error active x dll able to log some errors on a text file. Visual Basic 6 offers the Err Object, with its properties, Err.Description, Err.Source, Err.Number. And the Erl function. This function should give me the line of code that raises the exception. Too bad that in my logs this line is always zero.

It turns out that Erl works, but it only gives the label nearest to the incriminated line of code. And that's not all: it has to be a strictly numerical label. For example

traptheerror:
dim a as integer
a = "nope"

doesn't work

10:
dim a as integer
dim c as string
a = "nope"

works, but it's not that clear. This one is even better (and I recommend this to make it so)..

10 dim a as integer
20 dim c as integer
30 a = "nope"

Shades of the early eighties, maybe that's why it wasn't clearly mentioned in the official docs. But one shouldn't use a decade old IDE anyway.. 

The joys of debugging and perfectible documentation - part 1

SQL Server (I am referring to SQL2k, from SQL 2005 on there is better error handling, though the problem remains basically the same) has a simple error trapping functionality.


(do something possibly wrong)
IF @@ERROR <> 0
BEGIN
(do something)
END

e.g.

SET @VAL  = CAST( @string AS FLOAT)
IF @@ERROR <> 0
BEGIN
SET @VAL = 0
END

It generally works fine BUT if you use such a code in UDF -  user defined function the code compiles just fine, but it just doesn't work. The exception is never handled and the misuse of @@ERROR is not signalled. This, as the microsofties say, is 'by design'. Too bad that the @@ERROR Books Online entry doesn't mention this fact, I had to waste a (wee) bit more time and confirm this information in somebody else's blog.

Wednesday, 6 May 2009

Il divorzio di Berlusconi e lo spirito del capitalismo.


In questi giorni, disperato nel vedere in tutte le salse il faccione di B., le labbra siliconatissime della sua futura ex fist lady, nonchè la tanto giovane ma altrettanto antipaticissima Noemi L. ho fatto quello che faccio di solito, sono andato a farmi un giro sui siti stranieri. 

Sul sito di  un noto quotidiano di Francoforte sul Meno - la FAZ, di tendenze evidentemente nazicomuniste - ho trovato questo lungo articolo che mi ha favorevolmente colpito per l'inusuale mancanza di peli sulla lingua dell'articolista (a quanto pare un deputato della CDU per il Baden-Württemberg ). Mi è piaciuto tanto da tradurlo ( con l'aiuto di google visto che  non ho davvero molto tempo in questo periodo, l'italiano risultante è quello che è).  E' sorprendente quantomeno leggere che in pratica TUTTI i partiti in Germania riparlino più o meno sinceramente di 'economia sociale di mercato'.Un'idea tedesca ma il confronto con la situazione italiana è desolante, dove si dice che la crisi non c'è più e che gli strumenti a disposizione vanno bene. A parte il divorzio di Berlusconi.

Il futuro del capitalismo (1) 

Prosperità per tutti è più di una parola 
di Thomas Strobl 
 
 
C'è ancora qualcosa da salvare? 

5/5/2009 La Germania ha una nuova religione: l'economia sociale di mercato. Ora, col neo-liberalismo in rovina e il socialismo non più a disposizione come alternativa sociale non è più disponibile, si torna a pensare l'economia sociale di mercato.  Sì, ci sentiamo ancora decisamente a casa sua - così come ci sentivamo una volta a nostro agio con il dio, al quale abbiamo pregato regolarmente nel momento del bisogno, e che spesso dopo ci ha rimesso sul piede sbagliato.

Non solo, l'economia sociale di mercato ha trovato il suo sommo sacerdote: il cancelliere tedesco Angela Merkel non parla d'altro, e il Presidente tedesco Horst Köhler l'ha riscoperta nei suoi discorsi. La FDP ama l'economia sociale di mercato e si è formalmente proclamato suo  "custode" e vuole proteggerla contro la crescente influenza del governo e la Linke. La Linke non se ne occupa di meno, ma la vede a rischio a causa del programmaatico liberalismo della FDP. Ovunque si cerchi da nessuna parte, a sinistra o a destra, l'economia sociale di mercato è sulle bandiere e nei programmi e tutti vogliono diventare l'unico e vero crociato della nuova fede.

Una fetta più grande della torta 

La società illuminata e laica, tuttavia - come in precedenza anche le religioni - assegna alle elevate esigenze dell'economia sociale di mercato, in pratica, ben poco, e pensa  che le due cose siano conciliabili.
In altre parole: al di là della propaganda politica, l'economia sociale di mercato conduce un'esistenza alquanto modesta.   "La prosperità per tutti" - dietro questa immagine  una volta si raccolse tutta la Germania, non solo nei pamphelet di partito e  nella retorica politica, ma nella realtà concreta della vita.  Fu un'epoca che consentì, "a strati sempre più ampi del popolo di accedere alla prosperità" come il padre dell'economia sociale di mercato, Ludwig Erhard, si era prefissato.  Il disegno di Erhard era semplice: scopo della politica dovrebbe essere quello di garantire che la torta cresca, in modo da ricavarne una fetta più grande. 

Oggi la torta non cresce così velocemente come ai tempi di Erhard, ma almeno negliultimi dieci anni  è cresciuta ancora.  Tuttavia, gli eredi politici di Erhard non mantengono più la sua promessa: la crescita reale del prodotto interno lordo è rappresentata quasi interamente da utili societari e guadagni in conto capitale, mentre i lavoratori rimangono con stagnazione dei salari reali.   

Continuare come prima? 

E' una coincidenza che questo sviluppo sia crollato con la marcia trionfale del Mantra  della liberalizzazione generale ?  I politici più importanti sembrano crederlo:   solo in casi eccezionali è giustificato un intervento del governo in campo economico, ha affermato il cancelliere di recente, quando i mercati che altrimenti si regolano sempre al meglio non sono più in grado di lavorare secondo questo nobile standard.

Quindi, tutto come al solito.   Ma che cosa significa questo per le politiche economiche e sociali di domani, quando supereremo finalmente la crisi ? Ci sarà da aspettarsi un "business as usual, come prima"?  Un sistema economico che è possibile distinguere dal vecchio paradigma solo perchè si firma  "economia sociale di mercato" ? 

Come democratici non dovremmo accettarlo.  Poichè già adesso per gran parte della popolazione slogan di "libertà" e "giustizia"  risuonano come vuota retorica quando i fatti vanno in una direzione completamente diversa.  Inoltre, la crisi economica scatena il secondo errore sistemico dell'economia libera di mercato: l'instabilità finanziaria.  Perché le cause della crisi non risiedono  nei presunti colpevoli di condanne affrettate, non nei banchieri, non in oscuri prodotti finanziari o  in ignari organismi di controllo, bensì nella natura della economia di mercato stessa. 

Una gigantesca distruzione patrimoniale 

Dai suoi primissimi passi, l'economia capitalistica è regolarmente colpita da crisi.
Di nuovo e minaccioso, tuttavia, c'è che queste crisi a partire dalla metà degli anni Ottanta sono di frequenza e  gravità senza precedenti, e si verifica ogni volta   una enorme   distruzione di patrimonio.   Se dovessimo continuare questo corso, il nostro futuro sarà affidato ad un sistema che nel giro di soli cinque-dieci anni ci porterà alle soglie dell'autodistruzione, e che può essere mantenuto in vita solo attraverso l'uso di risorse finanziarie indescrivibilmente alte. Il cui dispiegamento supera le capacità  della nostra generazione, così come di quelle dei nostri figli e dei nostri nipoti. 

Allo stesso tempo, in Germania, stiamo assistendo ad una concentrazione senza precedenti  del reddito e della ricchezza. Secondo recenti indagini il dieci per cento più ricco della popolazione tedesca  detiene oltre il sessanta per cento della proprietà privata , e il più ricco venti per cento l'ottanta per cento. Di fronte a questa concentrazione di ricchezza rimane circa la metà della popolazione tedesca  che quasi non possiede beni. 

Parole vuote

Chi vuole ancora evocare lo spirito di Erhard di fronte a condizioni simili? Chi non sarebbe colpevole di disonestà facendolo?  Nelle orecchie della maggior parte dei cittadini non sembrano risuonare come una presa in giro le parole dell'iniziativa Nuova Economia sociale di mercato (INSM - Initiative Neue Soziale Marktwirtschaft) che  scrive in tutta serietà che sarebbe un errore l'"invidia" per  super-ricchi, sulla scia della crisi finanziaria, perché il loro denaro crea posti di lavoro?  Non dovrebbe
 allora aumentare, secondo  INSM la distribuzione iniqua della ricchezza ? 

In queste condizioni non si può  essere più soddisfatti. Non ci dovremmo più lasciare far fessi da politici e istituzioni con definizioni vuote come "Soziale Marktwirtschaft" La politica ha una responsabilità nei  confronti della società. I fatti   dimostrano chiaramente che l'attuale corso non ha portato a niente altro che all'ingiustizia nella distribuzione del reddito e all'instabilità finanziaria. 

Una oscena concentrazione del reddito 

Se noi consideriamo il capitalismo come la migliore forma economica in linea di principio  per una società pluralista e democratica che rimanga legata ai valori cristiani, dobbiamo cambiare rotta.  L'oscena concentrazione del reddito e della ricchezza e l'instabilità del sistema finanziario non sono causate dalla sfrenata influenza dello Stato, come vorrebbero farci credere bellamente i liberalisti, ma in realtà dopo un esame più attento, è conseguenza di una ondata di liberalizzazione, che è iniziato con Kohl ed è proseguita con le  "Agenda" di Schroeder. Chi, dunque ora agita
lo slogan "Più  capitalismo" come un nuova parola d'ordine politica, deve ancora rispondere alla domanda su come invertire la tendenza negativa che negli ultimi anni  si è potuto osservare. 

Come dovrebbe sembrara una economia sociale di mercato, questi porti questo nome di diritto - vale a dire distribuzione di ricchezza equa e finanziariamente stabile ?  La prima priorità dovrebbe essere l'ordinato abbandono della priorità unilaterale in materia di esportazioni, la quasi patologica ricerca di un elevato avanzo delle partite correnti, per riconquistare il titolo di "campione mondiale delle esportazioni" .  Un elevato avanzo commerciale tedesco significa guadagni a scapito dei paesi stranieri, il prelievo unilaterale locali di potere d'acquisto e quindi automaticamente l'instabilità -scatenata nel mondo da squilibri a livello mondiale nel commercio che poi si fa sentire anche qui e ci toglie l'export stesso.

Rafforzare il mercato interno 

Nessuna economia nel mondo può subire un brusco cambiamento,può capitarci nel breve termine.  Perché nessuno dice come si possa salvare gli esportatori e Opel, Daimler Co. e far acquistare le loro autovetture, che all'estero non è più possibile vendere - a parte il fuoco di paglia dei bonus statali per le demolizioni. Se i governi non ce la fanno a livello mondiale, la reciproca compensazione dei saldi controllato la  crisi in
Germania assumerà forme che nemmeno i peggiori pessimisti si immaginano. 

In questo contesto una politica seria di economia sociale di mercato deve essere indirizzata ad un rafforzamento del mercato interno, soprattutto nella espansione delle opportunità di occupazione e il reddito. Le barriere di ogni tipo deve essere abolito, per  gli artigiani e per una gran parte del diritto commerciale. A queste misure l'FDP e la Union potrebbero collaborare significativamente.   Inoltre, lo Stato in questo
settore si deve impegnare a investire e quindi creare posti di lavoro, fintanto che gli individui non sono disposti o non sono in grado di farlo. 

Il costo del lavoro 

Una economia sociale di mercato, il ritorno alla prosperità che tutti i cittadini meritano di fare, non è indipendente dalla liberazione da carico fiscale sul lavoro che viene reso senza ragione più caro  Sicurezza sociale è un compito della società nel suo insieme e non è la sola responsabilità dei lavoratori. Dovrebbe, pertanto, essere finanziata con le entrate fiscali comuni.  Immaginate quello che ciò potrebbe comportare per l'occupazione. 
 
Naturalmente, in cambio il sistema fiscale deve essere messo in condizione  di disporre  di adeguati finanziamenti per permettersi ciò. Questo dovrebbe essere fattibile, non appena si darà  addio alla corsa fiscale neoliberalistica verso il basso.  Nel confronto internazionale, la Germania ha sufficiente potenziale fiscale, in particolare in termini di tasse su reddito, patrimonio e successione.  Inoltre l'ulteriore corso della crisi farà  sì che la Germania richieda una linea fiscale più rigorosa al Parlamento europeo e ai paesi partner   Per ora invece un certo numero di questi paesi mostra molto più entusiasmo per la partecipazione all'interno della Unione Europea per esperimenti con la Flat Tax e l'abbassamento della pressione fiscale.

Politica e contribuenti in ostaggio 

E naturalmente, in una economia sociale di mercato   il settore finanziario e del credito dovranno svolgere un ruolo completamente diverso rispetto a prima.  E 'inaccettabile che i  nostri gruppi bancari raggiungano ordini di grandezza tali che in caso di insolvenza o di fallimento interessano tutta l'economia in profondità   - e anche con la speculazione e crisi creditizie che non hanno niente a che fare  con gli
affari economici della economia tedesca   La politica dello Stato e i contribuenti con questo sistema vengono presi in ostaggio. 

Sono l'unico a trovare tutto questo assolutamente fuori dal normale?  Le conclusioni dalla crisi attuale può essere solo un settore creditizio completamente nazionalizzate, o che l'attuale sistema di grandi banche sarà sostituito da un certo numero di istituzioni più piccole, ciascuno non più di importanza sistemica e che   dunque non può essere di nessunpericolo per il sistema . In un'economia di mercato sociale la seconda
alternativa sarebbe preferibile. 

Anche prima dello scoppio della crisi finanziaria in Germania prevalevano intollerabili condizioni: non siamo più più sulla strada a una classe di due società, ma già in mezzo a un mond del genere. Inoltre, abbiamo fatto sì che il sistema finanziario, come   fondamento della nostra economia, abbia assunto una bizzarra vita propria, in cui è sviluppato ed abbia praticamente distrutto se stesso.  L'attuale crisi deve essere intesa come una catarsi che fa nascere da un nuovo ordine economico  adulto, per un
ritorno alla prosperità per tutti nel solco tracciato da Erhard.  Chi  invece degrada l'economia sociale di mercato a parole vuote, per celarvi ancora il culto neoliberisa, non tradisce solo  Ludwig Erhard, ma anche l'intera società tedesca.  E chi dice che un cambiamento di rotta nel senso di cui sopra sarebbe un'utopia, si può convincere anche accendendo la televisione che gli apologeti di altre, diverse utopie sono già di nuovo in piazza per raccogliere le loro truppe. 

 Testo: FAZ