Friday, 28 October 2011

Renzoni


L'altro giorno, complice un'ennesima trasferta in treno, sono finalmente riuscito a terminare 'Fuori!' di Matteo Renzi. Qualche mese fa invece ho letto, in una serata o poco più, 'Cioni ti odia', autobiografia di Graziano Cioni.

Il libro di Cioni è uscito per un piccolo editore: ne hanno parlato le cronache locali, è stato presentato sporadicamente. Soprattutto nelle case del popolo toscane (si chiamano ancora case del popolo?). 'Fuori!' è uscito per i tipi di Rizzoli. Sarebbe dovuto essere edito da Mondadori, ma gli strascichi dell'incontro avvenuto ad Arcore tra Berlusconi e il sindaco di Firenze hanno fatto consigliare una scelta più avveduta.
E' stato presentato - per mesi - in tutta Italia in conferenze affollate, e la fotografia dela copertina continua ad essere ancora "l'avatar" di Renzi su facebook. Una faccia da facebook, indubbiamente: sarà anche un esperto di marketing, l'ex-giovane di Rignano, ma il suo fotografo non fa che accentuare la mollezza dei suoi lineamenti.

Graziano Cioni è un politico che, a livello locale, per due decadi ha contato molto. Probabilmente se non fosse incappato nello strano scandalo di Castello, due anni fa, ora il sindaco di Firenze sarebbe lui. Anche Renzi fu menzionato, eccome, nelle intercettazioni relative: tuttavia la "non rilevanza penale" del "forte linguaggio" utilizzato sembra sia stata applicata solo a lui.

Sta di fatto che Cioni è virtualmente e repetinamente scomparso dalla vita pubblica: forse c'entrano anche motivi personali, ma la sua vicenda mi ha non dico sorpreso, ma reso diciamo alquanto perplesso.

'Cioni ti odia' (la scritta di uno stencil apparsa abbastanza frequentemente sui muri di Firenze dopo la delibera anti lavavetri) è una autobiografia singolare. Lo stile è alquanto peculiare: Cioni, dichiaratamente, non ha nemmeno la terza media. Sicuramente l'esperienza non gli manca, ma è abbastanza evidente che la (forzata) mancata frequentazione di scuole e buone letture in gioventù si fanno ancora sentire. Non che la lettura del libro sia sgradevole, anzi, ma certi limiti si fanno sentire.

Il politco di Empoli appartiene a un'Italia che non c'è quasi più. Povera di mezzi, di istruzione, ma con una grande vitalità: gli aneddoti raccontati da Cioni, dalle battute di caccia col babbo alla 'Gladio Rossa' ormai sono storie appartenenti a un mondo che non c'è più. L'ex assessore ed ex senatore è il primo a riconoscere che il suo percorso è appartenuto a un periodo unico della storia italiana ed oggi non sarebbe ripetibile.

Fin dalla istituzione della ZTL, quasi un quarto di secolo fa, ho sempre visto al barbuto assessore con un certo favore. L'ho pure votato alle politiche. Ha avuto sicuramente delle intuizioni positive (il traffico, la sicurezza) e si è messo in gioco con fermezza innegabile.

Rimangono delle contraddizioni sconcertanti: si può mettere - giustamente - la sicurezza ai primi posti, si può parlare - giustamente - dei problemi derivati dall'improvvisa entrata della Romania nell'area Schengen, e poi invocare la completa e incondizionata apertura delle frontiere, sicuri che non succederà nulla. Sconcertante: un po' come l'iniziativa fallimentare degli (sic) angeli neri  che avrebbero dovuto contrastare il commercio abusivo, oppure, in altro settore, il 'trenino' che avrebbe dovuto aiutare i giovani ad andare in centro nonostante la ZTL notturna. In realtà un vero e proprio buffo trenino su gomma, di quelli che di solito si trovano in certi parchi  o in altre zone ad uso e consumo dei turisti e delle famiglie con bambini piccoli. Per un'estate me lo sono trovato, tutto smalti e decorazioni, parcheggiato pure vicino casa.

Per la città di Firenze ha fatto tutto sommato molto: se ci fosse stato lui a Palazzo Vecchio probabilmente oggi i lavori per la linea 2 della tramvia, e col progetto originale, sarebbero già a buon punto, e non alla vigilia dell'apertura dei cantieri da ..un anno intero, come con Renzi.

Certo, per Cioni l'esperienza a livello nazionale non ha portato grandi risultati: tornato a Firenze si è evidentemente scontrato con qualcosa più grande di lui. Se siano stati solo il suoi limiti o altro, è difficile dirlo con precisione.

Un tratto che lo accomuna con Matteo Renzi è certamente l'attenzione per i media. Sicuramente la ZTL è stato qualcosa di utile, ma anche una buona cassa di risonanza. Lo stesso le iniziative più recenti, come la criticatissima-apprezzatissima ordinanza che ancora oggi ha tolto dagli incroci fiorentini il racket dei lavavetri (perché di questo si trattava). Certo, autoincensarsi ancora per aver sventato il terribile tentativo di corruzione della funzionaria di Albacom comincia ad assomigliare un po' a quelle che qualche anno dopo sarebbero iniziate ad essere definite delle renzate.

Con Renzi però facciamo un salto di almeno un paio di generazioni. E' il figlio di un mondo molto diverso da quello di Cioni. Il milieu del rignanese non è più quello sottoproletario dell'empolese Cioni (anzi, pontormese) bensì piccolo-medio borghese. Renzi ha potuto frequentare ottime scuole, e tutto sommato con profitto. Il suo libro, più programmatica dichiarazione di intenti che autobiografia, si lascia leggere bene. Tende a volte al linguaggio pubblicitario ( perché <slogan>; abbiamo inaugurato l'asilo della banca CR perché la famiglia è la prima cosa), ma è un buon mix tra aneddoti personali, sempre utili per fissare l'attenzione, e pochi concetti di base. Ovvero Renzi è giovane, gli altri sono da svecchiare. Lui è il nuovo che riuscirà dove gli altri hanno fallito. Per i precari, ma senza dimenticare gli imprenditori, che einaudianamente fanno gli imprenditori per sport, visto che potrebbero arricchirsi ancora di più con le speculazioni immobiliari. Una volta Bono Vox degli U2 ha detto che i politici sono i depositari dei sogni della gente, e lui vuole essere il depositario, e continuare a fare il lavoro più bello del mondo a Palazzo Vecchio. Facendo finire i Grandi Uffizi in cantiere da ventanni e terminando la maratona di Firenze, per mantenere la promessa elettorale più difficile.

'Fuori!' è più o meno tutto così per le sue 200 pagine, o poco più. Ho terminato gli ultimi capitoli nel breve tragitto di un frecciargento Padova-Firenze. Tanto ormai avevo letto o sentito le stesse cose in TV o sulla pagina facebook del Nostro. Parole abili, ma al momento, a Firenze non si è visto molto. Qualche sgombero, sacrosanto. Un paio di pedonalizzazioni, con risultati contrastanti. Molte altre situazioni sono state gestite male (per esempio la nevicata del 17 dicembre) o continuano ad essere ignorate, come i problemi - perché di problemi seri si tratta - della sicurezza e del degrado.

Proprio stasera alla Leopolda di Firenze si apre una 'convenscion' che forse (ma non sembra il momento giusto) candiderà Renzi alle primarie del PD.

Se rimane a Firenze forse dopotutto rivoterò Renzi, se non altro per la cronica mancanza di alternative valide nell'agone politico per l'elezione del futuro occupante della 'sala di Clemente VII'.
A livello nazionale, perché scegliere un giurisperito ex-giovane che alla fin fine, alla prova dei fatti, non è riuscito ancora a superare i risultati del figlio di un fruttivendolo di Empoli con le 'medie nemmeno finite'?

Sunday, 9 October 2011

steve jobs 1955-2011

Il giorno, anzi durante le ore in cui è morta, a 27 anni, Amy Winehouse, stavo guardando "When you are strange", un documentario sui The Doors e Jim Morrison. Uno dei primi membri del 'Club dei 27'.
Quando è morto Steve Jobs, l'altro giorno, avevo appena finito di leggere le ultime pagine del libro la cui copertina è riprodotta più sopra. Devo tornare per un po' alla fantascienza e ai libri di storia.

In inglese il titolo è più prosaico: "The presentation secrets of Steve Jobs" di Carmine Gallo. In realtà è il classico manuale di mirabolanti tecniche da applicare in azienda che si trova in bella vista, vicino alle patatine e ai portachiavi, negli autogrill. Si tratta di un'analisi delle tecniche retoriche, o meglio di 'comunicazione' impiegate da Jobs durante le sue presentazioni: tutto sommato una serie di comportamenti molto sensati che spesso però chi deve parlare in pubblico non ha molto presenti. Semplificare il più possibile, esercitarsi, porsi di fronte al pubblico, sfoggiare una dizione senza esitazioni, usare il linguaggio del corpo, avere il senso del palcoscenico.

Mi occupo di informatica approssimativamente dai tempi dell'Apple IIe, ma non ho mai posseduto un prodotto proveniente da Cupertino. Mi è capitato di provare alcuni dei primi Macintosh, in ufficio ho ritrovato ed usato molto più estensivamente gli ultimi modelli. Non ho mai trovato ragioni sufficienti per acquistare, ad esempio un Mac Mini (beh è piccolo e carino, ma con gli stessi soldi compro un assemblato col doppio di ram e disco, quasi altrettanto silenzioso). Per non parlare degli altri gadget come iPod, iPad, iPhone, legati a un sistema chiuso di distribuzione di contenuti e software, troppo costosi e troppo ostentati da schiere di soggetti con cui in generale non ho molta voglia di accomunarmi.

Di sicuro però la capacità comunicativa di Jobs, il suo 'campo di distorsione della realtà' era eccezionale. Su youtube si trovano i video delle sue presentazioni, anche le prime risalenti agli anni '80. Andrebbero in effetti studiate nei minimi dettagli da chi debba cimentarsi con una presentazione commerciale, come consiglia Carmine Gallo, o anche da chi debba semplicemente tenere lezioni o corsi. Guardandole viene voglia davvero di comprarsi un mac. Anche se alle volte i 'pitch' sono quasi puerili, almeno per chi con l'IT ha un minimo di esperienza lavorativa. "Il nuovo Mac OS X Gattino ha 5237.456 nuove funzioni!" In realtà da Windows 2000 a Windows 8 il SO di Microsoft è cambiato molto di più, mentre OS X è rimasto molto più simile alla prima versione rimessa insieme dal NeXTOS.

Forse tra 100 anni sarà ricordato per questo, i contributi dati alla 'comunicazione e al marketing. In questi giorni si leggono lodi incredibilmente sperticate, ho letto anche di paragoni con personaggi come Thomas Alva Edison. Jobs è stato un grande commerciale, uno dei pochi venditori che conoscono intimamente ciò che vendono, ma non è mai stato un "inventore" o un tecnico. Chi ideò veramente l'Apple II fu Wozniak, il vero genio dell'elettronica. In un altro curioso libro (specie se letto a 25 anni di distanza dalla pubblicazione) 'Programmers at Work' il recentemente scomparso Jef Raskin, uno dei veri creatori del Mac si lamenta della - uh - scarsa onesta intellettuale di Jobs nell'attribuirsi i meriti del suo sviluppo.

E' vero che ha saputo valorizzare spesso al posto giusto, nel modo giusto e al momento giusto tecnologie esistenti. Probabilmente useremmo le GUI anche senza il Macintosh, forse in modo un po' diverso, di sicuro però il mercato della telefonia mobile è stato sconvolto dall'iPhone, benchè esistessero già da tempo i touchscreen senza tastiere estese e gli smartphone connessi alla rete. Lo stesso sta succedendo con i tablet (un tipo di dispositivo che in realtà è una soluzione in cerca di un problema da venti anni almeno).

Stallman non ha tutti i torti a parlare di una 'cool prison' riguardo al mondo Apple. Jaron Lanier però ha almeno altrettanto ragione a scrivere che l'iPhone è un prodotto uscito dall'industria privata, non dal mondo dell'open source.

Jobs era anche un personaggio singolare, chissà che fine avrebbe fatto senza i soldi della prima IPO della Apple, trentanni fa. Mi è capitato anche  di leggere una delle tante biografie non autorizzate di Jobs, "iCon", uscita anni fa. Per vendetta Jobs aveva fatto escludere tutti i libri dell'editore della biografia dagli Apple store: ragione sufficiente per cercare il volume e leggerselo. Ad esempio vi si legge che da giovane era solito andare in giro scalzo (questo però lo faceva anche Piero Pelù, alla sua età). Oppure che era solito rilassarsi mettendo i piedi nel w.c. e tirando lo sciacquone. Durante in primi anni in Apple si era messo a seguire una speciale dieta vegetariana, convincendosi che avrebbe avuto l'effetto di rendere superfluo il ...lavarsi. I risultati non furono quelli sperati.

Pare anche che nel 2003, quando gli fu diagnosticato il tumore al pancreas, si sia rifiutato di farsi operare per un anno, visto che si era convinto che un'altra speciale dieta vegetariana lo avrebbe potuto curare. Anche in questo caso i risultati non furono quelli sperati.

Meritoria iniziativa della comunità romena capitolina.

Un paio di settimane fa mi è capitato di leggere questo articolo del Corriere, cronaca di Roma. All'insegna della pacifica e multiculturale convivenza tra diverse comunità, l'iniziativa dell'associazione Noua Dreapta è commendevole. L'incitamento da parte della comunità romena verso i propri concittadini (romeni di etnia rom, anche se dall'articolo lo si può solo dedurre) è sensato: si tratta solo di accettare i modelli di comportamento offerti dalla società - non trasformare una stazione periferica in un suk, ad esempio. L'associazione se la prende anche col Comune di Roma, reo, come molti altri, di fare troppo poco contro il degrado, o meglio, contro le violazioni dell'ordine pubblico.

Un comportamento esemplare, però  la cronista romana avrebbe dovuto notare che il logo dell'associazione ricorda quello del NPD tedesco, che a sua volta è stato ripreso dall'italiana Forza Nuova. Sulla wikipedia inglese si trova questo articolo:

http://en.wikipedia.org/wiki/Noua_Dreapt%C4%83

Chissà se l'ingenua articolista avrebbe scritto il pezzo con lo stesso tono, se avesse capito che aveva a che fare con un'organizzazione che avrebbe altrimenti definito 'neonazista' associata a FN.  Perlomeno ne è uscito un articolo di rara obiettività.

Monday, 25 July 2011

The 2.0 King of Comedy

This summer's blockbuster seems to be the Norway killings.

Of course, this is a disrepectful and shocking way to begin a post on such terrible matters. I regret the meaningless loss of life; I mourn the slain victims - many of them just kids; my heart is with all the Norwegians, and all the rest of  Europeans; I silently pray for them all.

Of course: but talking about a movie blockbuster and putting De Niro on my post is a better way to get your attention. Soon after the news of the attack was broken the international journaille was talking about a - ça va sans dire - jihadist terrorist attack. Imagine the disappointment at Fox and many other newsmills when it turned out that the killings were the act of an apparently lone single killer, 32-year old Anders Behring Breivik. For lack of a Jihadist background, the attacker has been soon described as far right winger - a nazi. He has to fit a recognizable role, after all.

Nowadays journalists work online a lot: yesterday I saw one of those new talking heads at CNN. In the 90s during the Gulf War they had much more style and substance. These days you get to see a gesticulating jocular buffoon, with a gesture-enabled big flat screen: one slide after the other the journalist explained how they had examined the 'social footprint' of Breivik. The electronic traces all of us, more or less, leave on the Internet, especially on social networks. Here's his facebook photos, there his twitter account. Here his John Stuart Mill quotation, there his favourite book and his favourite TV series.  How keen on CNN's part, not to mention the a gazillion other newsites on the net and elsewhere.

Almost all the photos posted have something peculiar: they're not taken with a webcam or a digital camera in self shot mode. They're portraits shot by a professional photographer. It's not that unusual for a facebook profile: based on my limited social network experience I'd say that 1-2% of all profiles sport professionaly made photo portraits. But those profiles are actually used over time (if only to waste it, but they're used). Breivik opened his FB account, I read, only a week ago.

His Youtube video was uploaded the day of the attacks: I personally thought it was the work of some 'jackal' but it seems it isn't. His 1500 page PDF 'Manifesto' is all over the Internet now, and if anything it shows a deep familiarity with how the 'Web 2.0' social networks work. For example he's urging his readers to backup the videos he posted as soon as possibile, as they could not last long. The YT video was blocked in just a few hours (but again, news outlet all over the world are effectively mirroring it, not to talk about the other photos and profiles).

Contrary to many other similar cases, Breivik has not turned his rifle on himself. As far as we know he hasn't even tried, and reading his 'book' he didn't expect to. He's collaborative and talkative with the police, he wants a public trial.

His manifesto, as I said, is all over the net. Il Corriere della Sera, Italy's most read newspaper has mirrored an entire copy of it on its website, detailed instructions on how to make an AFNO car bomb inclueded. It's going to be an instant success on news sites, social networks, file sharing venues.
It has been compared to the UNABomber's Manifesto. From an intellectual point of view Ted Kaczinsky was on another level - just as crazy, but more learned and 'technically' intelligent and 'philosophically' 'deep'. Nonetheless to be published on conventional media it required the menace of further crimes, FBI approval, and Bob Guccione's bravado. Now a rough work mostly put together cutting and pasting from the wikipedia is posted voluntarily by thousands and thousands of sites, with the killer already in handcuffs and no urgent need to do so.

Anders Behring Breivik is the Paris Hilton of terrorism. He has starred in his own porn movie to gain attention, to rise above the background noise of the net. He has purportedly created his 'social footprint' in order for it to be 'discovered' by the airheads at CNN and at the other web surfing journalim joints.
He has successfully built a car bomb and successfully machine gunned dozens of young people just to increase his clickthrough.

And for the moment, he has achieved his goal.

Sunday, 24 July 2011

The Strange Days Club

A 69 anni suonati J.H.  si esibisce mediamente 120 volte all'anno. Ma nel luglio di ogni anno, ormai da più di 40 anni, trova sempre il tempo di passare almeno una serata al Club Strange Days.
Gli ultimi due album sono disponibili solo su internet,  ma rimane una figura di culto per tutti i chitarristi. Lo si è visto anche a Bientina (PI) due anni fa per delle clinics gratuite sponsorizzate dalla Fender. C'è anche il poeta americano J.M. : 68 anni, 140 chili e 5 volumi di poesia  all'attivo. E' appena arrivato dalla Florida, dove ha partecipato al funerale del padre. Si era riconciliato con l'anziano ammiraglio solo tre anni fa: ripartirà presto per lo Sri Lanka, nella casa che aveva condiviso per molti anni con Arthur Clarke. Dopo la sua fuga a Parigi degli anni '70 è vissuto quasi sempre laggiù. J.J. dimostra ormai 80-85 anni, molti più della sua età anagrafica. La voce però, quando intona Summertime è sempre graffiante e roca. La si è vista l'ultima in Italia per l'estate maremmana, grazie a due tappe del tour "We shall blues again". La accompagna al pianoforte B.J., il polistrumentista gallese noto per essere stato uno dei membri originali di un gruppo inglese ancora in attività dopo cinquantanni ("Non nominateli nemmeno, non voglio avere più niente a che fare con quelle mummie"). Il piano non è lo strumento  che lo ha reso famoso, ma lo domina con una sconcertante familiarità. L'ultimo disco "Bridges to September" è un album di composizioni strumentali elettroniche che hanno raccolto un buon successo di critica - anche se le vendite ormai raggiungono livelli simbolici ("Mi sento come un giovane musicista di oggi"). Anche se ormai completametne calvo BJ sembra aver ritrovato almeno la magrezza giovanile: probabilmente però il trapianto di fegato di tre anni fa vi ha giocato un ruolo non indifferente.
Al banco stasera c'è il proprietario, K.C. Appare sempre troppo calmo, un po' assente. "It's the Citalopram, man" - dice.  Dopo la fine degli anni '90 e gli ultimi tre album sempre peggiori del suo gruppo di Seattle, ha prodotto alcuni dischi di artisti emergenti ed ora, a nemmeno 45 anni, si considera un pensionato. "I've invested in Microsoft stock in the '90s, you know" ripete. J.H. è stato recentemente incluso al 79 posto nella classifica dei più grandi chitarristi di tutti i tempi: K.C. accenna a un duetto imbracciando la sua Les Paul, ma dopo un attimo ci ripensa e torna dietro il bancone mormorando "I'm not even in the same fucking league, man..". Eppure per una non ristretta minoranza degli 'Xers'  le sue prime canzoni rimangono un inno generazionale.

E' la consueta, familiare reunion di ogni luglio. L'aria al club è sempre la solita, da qualche anno c'è il divieto di fumare, ma tutti lo hanno sempre ignorato. Da un po' di tempo i ritrovi sono sempre uguali. Ma ecco che a un tavolo si scorge una ragazzona inglese molto in carne. L'acconciatura sembra una parodia di certe pettinature degli anni '60. Qualche tatuaggio sulle braccia: chi sarà? I membri più in vista del club si scambiano occhiate perplesse. JM, che ha ultimamente passa molto tempo sul Web Due Punto Zero, si rammenta di aver visto tre o quattro video autoprodotti messi su YouTube che avevano destato un certo interesse. Una cantante soul con una bella voce di contralto.

Monday, 18 July 2011

Summertime bugs - II

You come to the office, and the colleagues on the road complain about 'java errors' in OWA. It's an old Exchange 2003 OWA. The installation is always there, in an untouched VM dedicated only to that purpose. As a matter of fact there are non 'Java Errors'. On IE OWA stops with a 'Loading...' message, probably because it cannot find proper activex controls. On Firefox/Chrome/Safari OWA works, but with wrong graphics, probably because it cannot find proper style sheets, etc. You start reading articles on the web on how to repair OWA's installation, but then you recall that the other day you installed an Hotfix (#266651) to potentially solve another problem with .7pm documents. Disinistalling the hotfix (which couldn't have had much to with OWA) magically solves the problem without reinstalling anything...

Summertime bugs - I

You come to the office in the morning, and lo: you log into you old-but-trusty XP SP3 computer. Just to be landed in an unfamiliar desktop with a message about a temporary profile. The real XP local profile seems damaged: XP has provided an empty TEMP folder instead. One might be tempted to recover data from the old profile using these guidelines: http://support.microsoft.com/?kbid=318011, but you might as well check the local user role. Mine was inexplicably bumped off from membership in the Administrator group into the Helpsomething group. Reset the role and voilà, the correct local profile is back.