Tuesday, 6 July 2010

Nigerians


Penso di essere stato uno dei primi, in Italia, ad essere stato interessato dalla cosiddetta "truffa alla nigeriana". Chiunque abbia mai usato una casella di posta elettronica con una certa frequenza negli ultimi anni sa di cosa parlo, nella sostanza. Quello che capitò a me, direi ormai circa tre lustri or sono, non se ne discostava molto. Nella buca delle lettere della piccola società per cui lavoravo trovai una mattina una busta azzurra proveniente dall'estero. Da qualche mese offrivamo uno dei primi servizi di accesso ad Internet, limitatamente alla nostra città, naturalmente. Nessuno sapeva bene ancora cosa fosse e a cosa servisse questa fantomatica 'Internet'. Nemmeno noi: nel giro di pochi giorni mi era capitato di parlare per ore con un sedicente dipendente del MITI giapponese che voleva mettere su un sito per vendere prodotti italiani ai compatrioti. Con un pensionato mezzo tocco che cercava informazioni sugli astrofisici (alla locale università, stanchi evidentemente di averlo tra i piedi, gli avevano detto di "cercare su Internet"). Con uno strano personaggio vestito come l'Ivan Cattaneo dei tempi d'oro che per un 'gioco che voleva organizzare' tentò di farsi tenere gratuitamente dal sottoscritto un corso di alfabetizzazione informatica. Avevo pure litigato sonoramente con un futuro grosso personaggio del settore, per una malefatta - a dir poco - della persona che avevo sostituito.

La missiva, tornando ai Nigeriani, in quel clima non mi stupì più di tanto. La busta azzurrognola conteneva un testo in inglese uscito da una stampante ad aghi - ormai inusuale anche per quei tempi. La lettera era indirizzata al "President" - che però preferì affidare a me il compito di decifrare il testo (anni dopo gli feci anche da "ghostwriter" per alcuni articoletti semipubblicitari usciti su un giornaletto locale, ed arrivò pure a carezzare l'idea di scrivere un libro!).
C'era la stessa storia relativa a una grossa somma di denaro bloccata da qualche parte, e i personaggi se ben ricordo erano politici nigeriani e/o africani noti anche a un normale lettore di quotidiani e settimanali come me. Dopo aver letto la paginetta pensai a un errore di spedizione, oppure a qualche strana forma di pubblicità. Di sicuro non potevo trovare ragionevole che qualcuno perdesse tempo con l'idea che l'amministratore di una piccola azienda italiana credesse veramente che dalla Nigeria qualcuno volesse affidargli così, out of the blue, qualche centinaio di migliai di dollari, o più.

La lettera finì nel cestino e per un po' non ci pensai più. Qualche anno dopo il fenomeno dello spamming cominciò a diventare davvero qualcosa di serio - qualcosa capace di intasare completamente le risorse hardware e di banda relativamente limitate disponibili alla fine degli anni '90. Tra il materiale di vario genere (quasi sempre porno-viagratico, ovviamente) che circolava, ritrovai la storiella nigeriana. Quasi uguale a quella che avevo letto su carta anni prima.

Cominciarono a parlarne anche i giornali, lessi anche di omicidi legati al fenomeno. Continuavo a scuotere la testa: esagerazioni giornalistiche, probabilmente.

Eppure le email continuavano ad arrivare, le notizie su giornali (e siti) fioccavano. Ne lessi anche su Doonesbury.

Qualcuno è evidentemente tanto stupido da cascarci. Negli ultimi giorni i fratelli minori degli ignoti estensori del testo che lessi tanti anni fa ci hanno riprovato a Livorno, con successo e a Sassari, fortunamente con risultati meno redditizi (per loro).

E tutto sommato i nigeriani sono in fondo non molto dissimili e non molto più pericolosi di Totò che voleva vendere la fontana di Trevi. Se pensiamo ai politici, agli altri "persuasori occulti" e al loro pubblico medio...

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