Sunday 11 July 2010

Il Castello di San Giusto


Trieste è, tutto sommato, una bella città. Un po' puttana, come tutte le città di mare, ma bella.

E' al punto di incontro tra le tre anime dell'Europa. Quella latina, quella germanica, e quella slava. I segnali stradali bilingui italiano e sloveno si sprecano. Passeggiando su una via che scende verso il porto vecchio mi sono soffermato sulla vetrina di una libreria che vende vecchi libri polverosissimi. I titoli in tedesco sono presenti in quantità uguale a quelli italiani. A proposito di libri, è anche la città di un bravo scrittore, un'israelita di origine tedesca che volle darsi un nome e un cognome italiano e tedesco. Ha avuto la sfortuna di vedere i suoi romanzi imposti nei licei forse troppo presto.


Le case e i palazzi del centro ricordano vagamente Vienna o anche la Baviera. Solo che girato l'angolo spunta l'arco di Riccardo, oppure l'anfiteatro romano.

Una città di confine, e che da un confine all'altro è stata spesso trascinata. L'ultimo che ci provò fu il maresciallo Tito, poco più di 50 anni fa. Pochi ricordano l'episodio, ormai. A proposito, questo è uno dei resoconti più genuini che si possa trovare su Internet (ho un debole per i racconti di Tigre 31, sono un po' naif ma E.P. è un uomo della stessa generazione di mio padre)

La quartultima o terzultima volta, capitò proprio al Regno d'Italia. Le testimonianze di quella vittoria (anzi, Vittoria con la V majuscola) si sprecano. Di fronte a Piazza dell'Unità d'Italia ci sono due statue di bronzo: una rappresenta due soldati della I GM, l'altra due donne intente a rammendare un vestito. Un po' lezioso, come i tanti monumenti dedicati ai caduti o le altre iniziative commemorative.

Salendo verso la vecchia cattedrale per una scalinata ripida si arriva al memoriale forse più riuscito, accanto ai resti del foro dell'antica Tergeste.


Poco più in alto la vecchia rocca di San Giusto, restaurata da poco. Stranamente la bandiera che sventolava sul pennone non mi ha fatto sorridere a mezza bocca, per una volta.
Forse era solo il gran caldo e la fatica per la scarpinata, o forse no.



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