Friday, 11 September 2009

Una normale mattina in treno


In treno in Toscana, su una linea frequentata da pendolari di almeno tre province della regione. Inspiegabilmente il Minuetto che effettuava il servizio da qualche tempo è stato sostituito da vecchie littorine, le Automotrici leggere a nafta che hanno già fatto una breve comparsata su queste pagine.

Forse il Minuetto è semplicemente in officina per togliere i soliti graffiti - ho inteso di un episodio del genere l'altro giorno sentendo il macchinista e il capotreno che conversavano. Lo scorso anno ad esempio mi è capitato di fare alcuni chilometri su una vettura con i vetri completamente oscurati dalla vernice.

Oggi addirittura c'è un'unica vettura, normalmente ce ne sono due o tre. Forse per l'eccessivo affollamento, il capotreno decide di effettuare un'operazione del tutto eccezionale per la linea in questione, almeno nella prima parte del tragitto: il controllo del biglietto. L'ultima volta in cui sullo stesso treno sono stato testimone di un simile, miracoloso evento risale a più di un anno fa.

Il controllo procede senza intoppi fino ad arrivare ad un passeggero, dall'aspetto e dai vestiti si direbbe un muratore o un manovale di origine nordafricana. Non ha biglietto. Non vuole pagare la multa, non vuole scendere, come di solito fa chi è trovato in situazioni analoghe, per evitare problemi. Deve andare a lavorare. Come quasi tutti i passeggeri, del resto, che grazie alla fortuna di essere ancora occupati possono permettersi di contribuire al pagamento di una vettura così eccellente. L'uomo è sul pianale vicino alle porte, io sono seduto accanto, sulla prima poltrona dello scompartimento.

Il capotreno insiste, e il nordafricano alza le mani in modo minaccioso: mi tocca alzarmi e mettermi - non è la prima volta che capita - a fare da 'forza di dissuasione', per evitare che la situazione degeneri (e il rischio che degeneri pericolosamente c'è sempre, ma che diamine così almeno non mi annoio)

Il dipendente di Trenitalia chiama la Polfer, o i Carabinieri. Il viaggio riprende fino alla fermata successiva. Una passeggera protesta. Ma lo fa contro il capotreno, reo di essersi comportato in modo evidentemente troppo brusco e poco gentile nei confronti del gentilissimo nordafricano.

Che ora è seduto sul pianale, con l'aria un po' preoccupata. Niente poliziotti alla fermata successiva. Un compagno di viaggio, rimasto molto italianamente al suo posto, mi confida che in un'altra occasione lo stesso nordafricano era stato trovato senza biglietto, aveva acconsentito a pagare, poi però si era lamentato perchè il treno era in ritardo (!).

La signora continua a indignarsi, cerco di spiegarle che il capotreno ha appena rischiato di essere preso se non proprio a cazzotti, a sberle. Qualche passeggero ricorda, con geniale banalità, che il biglietto dovrebbero pagarlo tutti. Meno male. Niente forze dell'ordine nemmeno alla terza fermata, ora devo scendere io - il manovale ha un'aria più distesa.

L'episodio non mi irrita più come altre volte, ormai. Mi viene in mente non so bene perchè un curioso episodio di cui ho letto tempo fa sui giornali tedeschi e mi allontano dalla stazione di arrivo in un curioso stato d'animo che non so definire con un termine migliore di Schadenfreude, non so bene nei confronti di chi o che cosa.

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