Un personaggio piuttosto noto in ambito Usenet mi chiede, in un certo qual modo e con la consueta cortesia, un'opinione più articolata sui due suoi ultimi capolavori fotografici.
Queste due fotografie digitali sono state scattate apparentemente poco tempo fa a Firenze. Si tratta credo del trippaio Pollini, che ha il banchetto dalle parti del mercato di Sant'Ambrogio. Molti ne parlano benissimo: personalmente non avendo mai provato il lampredotto o la trippa (appartengo a quella piccola minoranza di Toscani per cui l'idea stessa di cibarsi dello stomaco di un ruminante fa venir voglia di un'insalata) non posso confermare. Però conosco piuttosto bene il posto: ci passo ancora spesso e ho lavorato poco vicino per diversi anni.
Firenze, a parte le zone più turistiche, è una città ocra sporco quando batte il sole, e c'è afa. Di un grigio secco come i suoi abitanti quando è nuvoloso, e son giornate da lupi. Gli odori sono grevi, la gente che si incontra per la strada è ancora interessante, vera. Sì, i turisti, la solita dose fuori luogo di migranti, ma una volta mi capitò di incrociare Mario Luzi in via dell'Agnolo, poco distante. Oppure una puttana piuttosto nota della zona, o uno sconosciuto vecchio pazzo che incontravo spesso girando in bicicletta, un tipo stranissimo che dimostra un'ottantina d'anni e che circola vestito approssimativamente come Steve Tyler degli Aerosmith sul palco... In piazza dei Ciompi c'è una delle attuali moschee cittadine, un fondo non molto adeguato, tanto che i fedeli sono soliti sistemare i tappetti direttamente sul marciapiede, intralciando i passanti. La sinagoga è ancora qualche centinaio di metri più in la, ma della sinagoga in questo blog ho già scritto abbastanza.
Il panino con la trippa o il lampredotto, accompagnato da un gottino di vino è lo spuntino/pranzo veloce popolare di Firenze. Ci si ferma dal trippaio quando si lavora in un cantiere, quando si ha fretta al lavoro, quando si marina (o meglio si fa forca) la scuola. Il porchettaro fa aspettare di solito almeno una decina di minuti: quanto basta per fare due chiacchiere sui problemi del giorno, o anche semplicemente sulla bella fiha appena transitata.
Dicevamo, le foto del noto personaggio usenettiano. Di professione fa il pubblicitario, è - dicono - affamato, e viene dalla Capitale Morale. Le foto sono state scattate con un iPhone, e sono state processate con il software Hipstamatic. Il programmino in questione (che come ogni cosa riguardi la scatoletta di plastica e marketing di Apple deve essere per forza scarocato dallo store online della casa) simula alcuni modelli di vecchie macchine fotografiche economiche a pellicola. Ci vuole una certa dose di ironia (o altro) nel pagare un cellulare il doppio di quello che varrebbe se non ci fosse il logo di una mela, e pagare qualche soldo per un programmino troppo pubblicizzato per emulare qualcosa che, solo qualche anno fa, si trovava letteralmente nella busta delle patatine fritte. In buona sostanza Hipstamatic (Hypestamatic sarebbe un nome più consono) non è che una serie predefinita di filtri grafici: si può ottenere lo stesso usando (sapendo usare) Photoshop o un qualsiasi altro software di elaborazione di immagini, anche freeware. I filtri in se e per se sono anche interessanti, ma la tecnica necessaria per attivarli, nonché la effettiva creatività permessa sono tendenti allo zero.
Il filtro usato dal nostro personaggio equivale a un viraggio al verde, coi colori desaturati. L'effetto vorrebbe essere una via di mezzo tra The Matrix e un medley dei film di David Fincher. Chic-deprimente. L'angolo con cui è stata ripresa la prima foto probabilmente sarà costato al nostro aspirante Ansel Adams la rottura dei preziosi occhiali, tanto è innaturale. In primo piano c'è il listino prezzi, quello che normalmente nessuno guarda mai, quando si va a mangiare da un ambulante. Un panino col lampredotto è un momento piacevole, un boccone saporito e due chiacchiere alla buona. Non un listino prezzi, non un'angolazione da formula uno. Il porchettaro e il suo listino non sono che uno dei professori di tutta un'orchestra, un solo strumentista di una sola banda musicale cittadina.
Il secondo fotogramma è direi rivelatore. In primo piano c'è il prodotto - o perlomeno quello che l'affamato detentore di iPhone pensa che ci debba essere, per forza. Non conosco nessuno che, per quanto amante della trippa, da un porchettaro si metta ad ammirare la materia prima, per di più con colori tanto cadaverici. Sono sicuro di perdermi dei panini squisiti con la mia avversione al piatto tipico fiorentino, ma sempre e comunque dello stomaco di un ruminante si tratta. Non si può certo trattarlo come un surgelato della Findus.
Non dubito che il nostro amico meneghino abbia, seppure per un breve periodo, troppo breve, appagato la sua fame. Ma l'esperienza che dimostra di aver avuto non è quella di 'andiamo a prendere un panino coi lampredotto' - é purtroppo quella di un pubblicitario troppo ossessionato e preoccupato con il suo mestiere. Una delle attività, a mio avviso, tra le più deleterie che si possano immaginare per la società nel suo insieme.
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