Monday 26 January 2009

Quem vult perdere, deus amentat.



Tempo fa mi è capitato di usare spesso questo adagio latino. Usare motti ricercati a volte può risultare lezioso, ma la tentazione è a volte (per me quasi sempre) irresistibile.  Spesso la storia di certe locuzioni è curiosa. Molte frasi usatissime ad esempio risalgono all’epoca moderna o al latino medioevale, non agli antichi romani (ovviamente si introducono comunque con 'i romani dicevano che...'). Ad una frase di Isaac Newton (if I have seen further it is only by standing on the shoulders of Giants) è stato addirittura dedicato un libro divertentissimo, ‘Sulle spalle dei giganti’ di Robert Merton.

Il detto ormai è presente un po’ in tutte le lingue. Copio da un paio di raccolte di proverbi.

Italiano: A chi Dio vuol castigare, leva il cervello o Quando Dio ci vuol punire, dal senno ci fa uscire.

Inglese :  When God wishes to destroy, he first deprives of reason. o Whom the Gods would destroy, they first make mad (noto anche per aver dato il titolo a un episodio di Star Trek)

Francese : Quand Dieu quelqu'un veut châtier, de bons sens le fait varier oppure Quand laDivinité prépare des malheurs à un homme lui enlève d’abord la raison.

Tedesco: Wenn strafen will die Gotteshand, so nimmt sie einem den Verstand (in tedesco suona bene quasi come in latino) 

Spagnolo: A pescedillo que se ha perder, alilas le han de nacer. oppure Da Dios alas à la hormiga, para que se pierda mas alna (curiosamente gli spagnoli virano al mondo animale)

In latino le varianti sono parecchie:

 Quem vult perdere, deus amentat.

 Quem Iuppiter vult perdere, prius dementat.

 Quem/quos  Deus perdere vult, dementat prius.

 Deus amentat quem prius vult perdere

 Stultum facit Fortuna, quem vult perdere

L’ultima frase in realtà ha una fonte precisa: si tratta di una massima di Publilio Siro, una delle tante in cui compare la Fortuna.

Siro però scriveva nel primo secolo. Molti dizionari di citazioni, o molti libri in cui la massima è posta come citazioni all’inizio di un capitolo o del libro stesso attribuiscono la paternità del detto ad Euripide, spesso riportando il testo in inglese o al massimo in latino.

Non sembra proprio che sia così, cercando con più attenzione. Alcuni testi danno come fonte Sofocle:

Οταν δ' ο δαιμων ανδρι πορσυνη κακα,
Τον νουν εξλαψε προτον ω βουλευεται 

Dovrebbe essere la riga 620 dell’Antigone, però andando a cercare il testo ci troviamo invece…

τ κακν δοκεν ποτ σθλν
τδ μμεν τ φρένας
θες γει πρς ταν·
πράσσει δ λίγιστον χρόνον κτς τας.

Mai fidarsi delle raccolte di citazioni. La prima frase pare che sia uno scolio del passaggio della tragedia di Sofocle (almeno così dice 'Notes and Queriesdel 30 marzo 1850, trovata su Internet).

Sofocle stava parafrasando un poeta ancora più antico, sconosciuto. Una parafrasi simile si trova anche nell'orazione di Licurgo contro Leocrate. (cfr. http://en.wikiquote.org/wiki/Euripides#Misattributed )

L'autore della nostra citazione rimane dunque con ogni probabilità sconosciuto. Forse gli Dei (o Dio) ce lo hanno fatto perdere, non si sa se nella follia o meno.

Il detto non è nemmeno di origine biblica, come sostiene qualcuno. Anche se indubbiamente nel Vecchio Testamento ci sono passaggi simili. Questo ad esempio è Giobbe, 12:23-25

Rende grandi le nazioni e poi le distrugge, estende le nazioni e poi le porta in esilio.

Toglie il senno ai capi della terra e li fa vagare in solitudini senza strade.

Brancolano nelle tenebre senza luce, e li fa barcollare come ubriachi

2 comments:

  1. post straordinariamente attuale :-(

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  2. Credo proprio che i saggi antichi non si sbagliassero. Basta pensare a come si stanno comportando i vari "politici" degli stati europei nel confronti della questione migratoria .

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