L'antefatto
In questi ultimi giorni in Italia (sui giornali, ma soprattutto sui social) continuano le polemiche su "Il Testimone" del 2023 (titolo originale Свидетель) il film russo uscito la scorsa estate che l'associazione/gruppo Donbass Italia (a scanso di equivoci, non ho alcun rapporto con loro anche se questo post è in buona parte a loro favore).
D.I. aveva organizzato alcune proiezioni del film, in russo con sottotitoli in Italiano, in diverse città italiane, appoggiandosi non a cinema veri e propri ma a spazi di solito più piccoli. C'è stata una levata di scudi da parte di attivisti pro-ucraini italiani e da molti esponenti del PD. A Bologna, Modena, e infine a Firenze - dopo l'intervento dei sindaci, tutti del PD - le proiezioni sono state annullate: infatti gli spazi erano o comunali o di associazioni che ricevono contributi comunali. Il caso di Firenze è particolarmente gustoso: riporto il comunicato del Teatro dell'Affratellamento su FB dopo le dichiarazioni di Dario Nardella. Anche la discussione scaturita su quella piattaforma merita una lettura.
Nonostante questo (un tipico caso di effetto Streisand) l'interesse sul film è cresciuto esponenzialmente proprio per i tentativi di censura. Altre proiezioni di DI sono state organizzate, il Testimone è stato visto da molte più persone rispetto a quanto sarebbe successo altrimenti. Molti parlano del film online, su varie piattaforme. Non tutti senza aver avuto modo di vedere questa pellicola. Io l'ho fatto effettivamente, e mi è capitato anche di analizzare alcune sedicenti recensioni apparse online su YouTube.
Come vedere il film?
La cosa migliore è andare a una delle proiezioni organizzate da Donbass Italia. Come già detto, non ho niente a che fare con loro, non ho alcun vantaggio di nessun tipo a consigliare di vedere il film in quegli eventi: ma sono gli unici autorizzati dai produttori a proiettare il film in Italia, sono gli unici a farlo con sottotitoli italiani tradotti professionalmente. Se non siete in grado di andare alle proiezioni, si può fare così:
- Ci si può procurare una copia del film su note piattaforme di file sharing. Ad esempio c'è un torrent a 1080p sul noto sito "rutracker", basta cercare il film mettendo il titolo originale nella barra di ricerca, dopo essersi registrati. Oppure lo si trova sul network eMule. Ancora più facilmente lo si può vedere liberamente sulla piattaforma di streaming KinoGo a questo link.
Tutte queste soluzioni hanno due problemi. Il primo è che non si tratta di metodi del tutto regolari per vedere il film, lo stesso KinoGo molto probabilmente non dispone dei diritti di tutti i film (sono tantissimi) che offre. Il secondo è che tutte queste versioni del film sono in russo (non esiste un doppiaggio in altre lingue che io sappia) e SENZA sottotitoli in italiano o in inglese. Che io sappia solo DI ha i sottotitoli in italiano: non sono presenti ad oggi nemmeno sulle solite note piattaforme che ospitano sottotitoli per migliaia di film come OpenSubtitles.org
Si può rimediare alla mancanza di sottotitoli usando un programma di sottotitolazione basato su IA: ce ne sono diversi, ma sono tutti a pagamento per video oltre una certa lunghezza. Alternativamente se si dispone di un canale YouTube abilitato al caricamento di video di lunghezza arbitraria, si può provare a uploadare il file .avi o .mkv scaricato dallo sharing. Il video sarà bloccato per ragioni di copyright, ma rimarrà nel canale e sarà visualizzabile dal proprietario dello stesso. A questo punto basta abilitare i sottotitoli generati automaticamente, e la loro traduzione per avere una sottotitolazione non perfetta ma sicuramente comprensibile.
Il film - che ho visto non per voi, ma per me e chi vi invito a vedere!
È stato scritto che "Il testimone" è il primo film russo sul conflitto russo-ucraino. Se facciamo partire, come sarebbe più corretto, questo conflitto dal 2014 invece che dal 2022 non è certo vero. Abbiamo ad esempio il film "Krym" (Crimea), disponibile su YT con sottotitoli ufficiali in inglese. È sull'occupazione della Crimea, e tutto sommato simile a "Il testimone" come struttura e come risultati artistici. Ma esistono anche molti altri film come DONBASS. OKRAINA - non "Ukraina", "Okraina" ovvero terra di confine (attivare i sottotitoli automatici) o Solnetspek del 2021 sui separatisti del Lugansk.
Il film sarebbe più correttamente il primo sulla Operazione Militare Speciale: ma c'è anche "The Best in Hell" - un incredibile film girato con il contributo dei miliziani della PMC Wagner a ridosso del fronte durante la SMO. Ovviamente parliamo di opere che raccontano una storia di fantasia, ambientata in un quadro storico reale. Non di documentari, visto che in certi casi "Il testimone" è stato descritto come tale.
Il film è stato prodotto dalla AP Entertainment di Mosca (da non confondersi con la omonima casa di produzione americana!). È un'azienda fondata da un noto produttore russo di origine ebrea. Non si tratta, come scritto più volte, di un film prodotto esclusivamente con fondi statali, ma solo col contributo del Ministero della Cultura e del Ministero della Difesa della Federazione Russa. È un'informazione chiaramente leggibile nei titoli di testa e di coda, ma tutti i "recensori" italiani, per non parlare dei censori, parlano di un'opera creata direttamente dal Cremlino, cosa che non è (se si fosse trattato di un programma fatto dalla TV di Stato russa sarebbe così, ma appunto la realtà è diversa).
Il budget del film non è molto alto. Il cinema russo di oggi è capace (basta farsi un giro su Amazon Prime che ha molti film d'azione russi disponibili, o il solito YT) di produzioni più ricche. Secondo iMDB si è trattato di 150 milioni di rubli, circa 1,5 milioni di Euro. Siamo ai livelli di una fiction della RAI di oggi o di un episodio di una buona serie americana. Tutto sommato sembrano soldi spesi piuttosto bene visto quanto si vede in termini di produzione, fotografia, effetti speciali, comparse e così via: non parlo del risultato artistico finale - basta comunque dare un'occhiata al film, al limite anche al trailer.
Il film non sembra aver avuto molto successo in patria. Questo è sicuro: più discutibile quale sia l'effettiva estensione sia della mancanza di pubblico che della negatività delle critiche. Ho cercato di andare oltre i primi risultati dei motori di ricerca. Anche cercando direttamente in lingua russa per qualche strano gioco della sorte escono fuori sempre per primi risultati sì in "cirillico", ma appartenenti a media che si oppongono al governo russo e operano ormai all'estero e grazie a fondi esteri. Moscow Times, The Insider, Meduza, o anche TV Rain Le cifre del botteghino riportate da iMDB sono troppo basse, a meno che non si sia trattato di film "bloccato" in partenza per qualche ragione. Le recensioni non interessate sembrano attestarsi su un voto mediocre, non bassissimo (è anche la mia impressione finale). Su social come VK i commenti degli spettatori sono polarizzati: c'è chi parla di propaganda, ma è accusato di essere ucraino, chi parla di un film che dà un'immagine veritiera del conflitto.
Io non so se l'immagine è realmente veritiera, ma dopo aver visto il film direi che non si tratta di propaganda in sé e per sé. C'è una storia forse un po' forzata, dichiaratamente ispirata a "Il Pianista" di Polanski, che illustra quelli che sono alcuni dei punti di vista russi sul conflitto in corso.
Il film si apre a Mosca, dove un violinista belga (di origine ebraica, questo non è stato a mio avviso volutamente detto dai recensori italiani) chiamato Daniel Cohen vince il secondo posto a un concorso musicale. È accompagnato dalla sua manager, con cui dialoga in inglese. Un particolare fastidioso della produzione è che Cohen (interpretato da Karen Badalov, attore russo con una cinquantina di credits su imdb che ha lavorato anche in Italia) parla solo in inglese o francese. Le sue parole non sono sottotitolate ma c'è una voce fuori campo in russo che 'ripete' la traduzione, una forma di doppiaggio tipica dei paesi dell'est - che stranamente i competentissimi recensori italiani non hanno notato.
Cohen ha un figlio in patria, con cui comunica tramite videochiamata. Al concerto incontra un oligarca ucraino (ebreo pure lui) che lo invita a Kiev per una performance fuori programma, offrendo un ricco cachet. Parlando col figlio dell'imprevisto, Cohen spiega al figlioletto che "Kiev non è in Ucraina" e che non può comprargli un "berretto russo con le orecchie" (русская шапка с ушками le esatte parole) in Ucraina. Si tratta un artificio dello sceneggiatore, ma è un artificio come un altro - in inglese di parla di exposition per veicolare una certa informazione. Non è "propaganda" come dicono strappandosi le vesti gli scopritori delle congiure putiniste: e del resto vi potrei far vedere il mio manualetto Assimil di lingua russa, comprato ben dopo il 1991 - dove si parla di Kiev e Odessa come città russe.
A Kiev durante il concerto Cohen è accolto da un personaggio equivoco che collabora con l'oligarca. Lo vediamo brindare a una vittoria prossima con una collega. La vittoria consisterà nel ricacciare i "ribelli a Rostov". È un riferimento alle tesi russe secondo le quali per il marzo 2022 era prevista un'offensiva ucraina contro le repubbliche separatiste del Donbass e di Lugansk. Non vi è certezza storica né in un senso né in un altro della veridicità di questa offensiva che la SMO avrebbe prevenuto: è, semplicemente, ancora una volta il punto di vista russo sulla questione.
La mattina successiva scoppia l'operazione militare speciale: Cohen e la sua manager cercano subito di lasciare il paese. Incontrano il collaboratore dell'oligarca, che però si mostra in uniforme tattica. È in realtà un colonnello della brigata Azov, e non ha più tempo per loro. Il ricco ospite invece è fuggito in Israele: questo più che contro gli Ucraini è semmai uno strale lanciato alle tante personalità russe con doppio passaporto russo e israeliano che sono scappate in Israele (come l'Ivan Urgant di "Ciao Italia")
Cercando di allontanarsi in auto, i due si trovano davanti a una scena di distribuzione di armi al pubblico. Chi ha buona memoria ricorderà episodi del genere, riportati ampiamente anche dalla stampa occidentale.
L'autista commenta che dare armi a inesperti di fronte ai missili "muscoviti" (termine ucraino dispregiativo per i russi) è da idioti. E in effetti, questo però sui media italiani non è apparso, sappiamo da blogger come il compianto Gonzalo Lira che spesso quelle armi finirono in mano alla criminalità locale, non agli eroici difensori ucraini.
È quello che è mostrato poco dopo: la coppia è fermata da un gruppo di malviventi travestiti da milizie territoriali ucraine. In realtà sono razziatori che hanno depredato un centro commerciale e raccolto della mercanzia, tra cui molti TV di grandi dimensioni e - ebbene sì - una lavatrice. La manager cerca di protestare e ribellarsi ma uno dei malviventi la prende da parte per violentarla. Poco dopo si sentono delle grida e degli spari. È la polizia ucraina che abbatte i ladri, ma non riesce ad evitare che la donna rimanga uccisa. Questi malviventi, insieme al colonnello e ad alcuni dei suoi sottoposti sono gli unici ucraini che sono mostrati chiaramente come personaggi negativi. Gli altri ucraini semmai fanno la parte delle vittime.
Cohen, liberato, è indirizzato alla stazione ferroviaria per recarsi a Leopoli. In effetti nei primi tempi della SMO era la città dove si erano spostate tutte le ambasciate occidentali.
Il treno però è bloccato da altri malviventi durante la notte in mezzo alla campagna, e i passeggeri sono fatti scendere. Lo scopo è quello di usare il treno per far scappare dei renitenti alla leva, per cui una signora paga i malfattori. Un riferimento, evidentemente, ai livelli estremi di corruzione della società ucraina.
I passeggeri lasciati in mezzo alla campagna incontrano... un gruppo di soldati della brigata Azov. Storicamente anche se il grosso di quella formazione si trovava come noto a Mariupol, dei distaccamenti erano presenti nella zona di Kharkov e Kiev. Non è irrealistico pensare a una base nella zona in cui si trova il protagonista (ovviamente tra Kiev e Leopoli anche se non meglio specificato).
Al comando degli Azov c'è - com'era prevedibile - il colonnello incontrato prima. Lo vediamo mentre studia gli stencil di alcuni tatuaggi di chiara ispirazione nazista: si alza e chiede al violinista di suonare qualcosa, ma Cohen si rifiuta. È portato allora da un altro miliziano in una cantina dove è torturato solo per qualche decina di secondi con la testa sotto l'acqua ma successivamente assiste al vero supplizio di un altro ucraino che si è rifiutato di dare soldi al battaglione. Tornato dal colonnello, Daniel Cohen, che appunto è ebreo, ha una discussione col colonnello sulla sua ideologia. Anche se questi dichiara di non essere nazista la maglietta di un suo subordinato con Hitler è inequivocabile, così come una copia del Mein Kampf che si vede su un tavolo. Altrettanto inequivocabile è il discorso sulla "purezza" etnica degli ucraini fatta dal colonnello. Alla fine Cohen suona per i miliziani. Per qualche decina di secondi appare un montage di scene molto note ai russi, come quella dell'eccidio di Odessa dove morirono in modo orribile molti separatisti nel 2014. è premiato con l'essere affidato a una donna del posto che ha un figlio molto somigliante al suo, affidato con l'intesa di poter aver rapporti sessuali con la stessa. Prima di lasciare la base degli Azov, Cohen assiste all'esecuzione sommaria di un giovanissimo soldato accusato di diserzione. In casa della ragazza, dove c'è in bella mostra un'immagine della mascotte delle Olimpiadi di Mosca del 1980 (cosa NON notata dai sempre competentissimi recensori). La donna in effetti non è d'accordo con le politiche del governo ucraino ed ha parenti nella parte del Donbass ancora occupata dalle forze ucraine. È propaganda? È un modo per sottolineare come ci sia comunque una porzione di ucraini favorevoli ai russi, tanto che lo stesso Zelensky in realtà è stato eletto solo da un quarto degli aventi diritto e con la promessa di arrivare alla pace? Chissà.
Dopo una scena con un prete ortodosso amico della donna (dovrà seppellire proprio il cadavee del giovane disertore), il film si avvia all'ultimo atto. Cohen, la donna col figlio e molti compaesani sono ammassati dai miliziani dell'Azov in una stazione. È detto loro che stanno per essere sfollati in una zona più sicura, lontano dalle truppe russe che avanzano. Ma in una scena successiva vediamo il colonnello insieme a un sottoposto che si affretta ad allontanarsi perché i "ragazzi del missile" stanno per lanciarlo.
E subito dopo la stazione è colpita da un missile a corto raggio. Rimasto svenuto, poi stordito ma vivo dopo l'esplosione Cohen è soccorso da due militari appena scesi da due fuoristrada blindati. Sono gli unici due soldati russi, lo si capisce dal nastro di San Giorgio che portano, che appaiono nel film. La donna e il bambino sono morti nella strage. Cohen prende con sé l'orso di pezza del figlioletto.
L'orso è un simbolo della Russia (anche la mascotte olimpica era un orsetto), e la scena è un riferimento chiaro alla strage di Kramatorsk - per i russi si è trattato di un attacco ucraino, con buone ragioni. Di sicuro non c'è alcuna certezza su questo episodio.
Il film si chiude con Cohen finalmente rimpatriato in Europa. Dopo un incontro con un funzionario dell'Unione Europea (il violinista parla di crimini ucraini, ma il burocrate lo consola parlando della sindrome di Stoccolma) è invitato a un talk show. Dovrà parlare dei crimini ...russi, dopo aver visto un servizio dove appare il colonnello che ha organizzato la strage ed ora accusa le forze armate della Federazione Russa. Indignato, Cohem promette di raccontare la verità e il film si chiude.
Dopo questa ultima scena appaiono due cartelli. Uno ricorda come i russi siano stati ingiustamente accusati di stragi come quella di Bucha o appunto di Kramatorsk (questo è il punto di vista russo, di fatto non c'è nulla di definitivo su questi episodi, tantomeno indagini dell'ONU)
Il secondo cartello è una dedica del film "a tutti i morti".
Durante i titoli del film scorrono altre scene di video reali con fiaccolate del reggimento Azov, sfilate di altre formazioni ucraine di estrema destra, ancora i fatti di Odessa, quelli Maidan e così.
Nel complesso, il risultato è artisticamente modesto (ma non pessimo). La sceneggiatura ha qualche forzatura, ma - immedesimandosi dal punto di vista russo - il messaggio è inequivocabile e non insincero. Certo se si è convinti a priori che Putin sia la reincarnazione di Hitler c'è poco da fare, qualunque narrazione che non aderisca a piagnistei di stampo Iacobonico saranno sempre e comunque solo propaganda. Non è una storia positiva, non c'è un eroe senza macchia e senza paura (russo magari) che vince contro le forze del male. Questo forse spiega lo scarso successo del film: in fondo è una constatazione triste sulle ragioni (in realtà non tutte le ragioni) che hanno portato alla guerra.
Le recensioni su YouTube
Sono stato spinto a scrivere questo pippone sul blog (che ho lasciato colpevolmente a sé stesso da tempo) dopo aver visto alcuni video italiani sul tema su YouTube.
Il primo video (non funziona in embedding sul blog, ma si può vedere su YT) è dello youtuber Ball Dont Lie - un ragazzo credo toscano o addirittura fiorentino di nome Emiliano.
Non volevo nemmeno vedere il video perché esordisce definendo il film "non opera dell'ingegno" perché finanziato dal MoD russo. Come se i tanti movies americani fatti col contributo del DoD non lo fossero. Alla fine mi sono forzato ad ascoltarlo mentre facevo altro: non sembra aver compreso, oppure fa finta di non capire il contenuto del film. Descrive la produzione come a livelli Troma Entertainment quando i production values sono constatabili anche dal trailer. La cosa a mio avviso più grave è che parli degli episodi succitati di Bucha, Kramatorsk eccetera come di fatti la cui responsabilità sarebbe stata accertata oltre ogni ragionevole dubbio da "esperti, storici, tecnici" atterrati subito dopo i delitti grazie all'ONU. Non è assolutamente così, basta documentarsi. Non esistono specifiche indagini delle Nazioni Unite su quei fatti: esiste un rapporto ONU sulla presenza di generici crimini di guerra (russi, ma anche ucraini) che si basano esclusivamente su interviste fatte sul posto o da remoto con sedicenti testimoni. C'è una certa differenza con quanto strombazzato dal povero Emiliano davanti alla sua carta geografica da aula scolastica. Ma la cosa più preoccupante è il livello dei commenti medio, commenti che del resto lo stesso BDL edita pesantemente nascondendo molte risposte. Post scriptum: in un altro video l'ineffabile Emiliano fa una call pure con Cristiano Tinazzi, l'ex candidato col Fronte Nazionale dell'esponente di estrema destra Adriano Tilgher.
L'altro video è uno degli innumerevoli video dell'ineffabile Avv. Francesco Catania:
È sconcertante che sia riuscito a fare un video di mezz'ora su un film che dichiaratamente NON HA VISTO. Si è basato esclusivamente sulla recensione di Ball Dont Lie. Parla con una voce impostata, quasi grottesca, ammiccando a un'immagine di Putin e dei russi che sarebbe imbarazzante anche per Anna Zafesova.
Critica Karen Badalov (non un tale preso dalla strada come dice dopo, ma un interprete navigato come TUTTI gli altri attori del film) per ...non saper suonare il violino! Dice che il protagonista non è "un maschio alfa" ed è troppo vecchio per avere un figlio di circa 10 anni (Badalov è del 1965...)
Non sembra aver capito, o fa finta di non capire, molte scene chiave del film - questo grazie all'influsso del "collega" evidentemente. Certo è difficile credere che dica in buona fede che non è sicuro che il protagonista sia ebreo, quando è scritto chiaramente in molti articoli sul tema. Almeno quando parla della brigata Azov sembra aver un minimo di pudore quando parla dell'ideologia e dell'immaginario di stampo nazista che caratterizza la brigata. Anche in questo caso comunque è sconcertante il numero di commenti che osannano una invettiva claudicante e in fondo naif come quella del giurisperito lombardo manco fosse la rivelazione del secolo.
Un ultimo video è quello del canale Tommy ND:
Non seguo molto questo personaggio, non ho visto il suo intervento da Agorà (la trasmissione di RAI3). Ma "Il Testimone" come mostro più sopra non è un film finanziato interamente dal governo russo. È l'unico dettaglio concreto che questo youtuber discute nei sette minuti del video. Il resto è un rant standard contro i russi. Ha visto davvero il film? Ne dubito. Commenti nella media degli altri due interventi.
Comunque se la questione vi interessa, non fidatevi dei politici e dei sindaci antirussi e censori. Non fidatevi degli youtuber della domenica che "guardano il film affinché voi non lo facciate". Se siete interessati alla questione guardatevi direttamente "Il testimone" e fatevi un'idea. Guardatevi anche film ucraini sulla questione ("20 days in Mariupol", i due "Mariupolis", l'eccellente "Donbass" del 2018), leggetevi libri e articoli, non solo su La Stampa. Seguite se potete le mitiche "fonti russe" anche se il dottore ve lo sconsiglia.