Tuesday 27 July 2010

Meraviglie della Toscana



L'altro giorno la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il ricorso del governo contro la legge toscana sull'assistenza sanitaria anche per gli immigrati irregolari. Una vittoria per il PD toscano, nella persona dell'ex governatore Claudio Martini.

Io sono per l'assistenza sanitaria anche per gli irregolari, solo che una volta riconosciuti come tali (e ristabilitisi) dovrebbero essere accompagnati tutti (e sottolineo tutti) alla frontiera. Se la premessa è un atto basilare di umanità, la mia conclusione è un atto basilare di buon senso.

L'attuale governatore toscano, Rossi, sostiene che l'operazione non avrà alcun costo per i cittadini. Ne dubito: o i costi in qualche modo aumenteranno, o le prestazioni erogate gratuitamente diminuiranno. Forse la nuova legge farà sentire così bene con se stessi i cittadini toscani che si ammaleranno di meno, certo, può essere.

Comincio a sospettare però quali saranno i costi nel medio-lungo termine per il PD, a forza di operazioni simili (e solo di operazioni simili). Poche ore dopo aver appreso la notizia, ho preso in un'assolata domenica d'agosto un treno regionale. La meta, un'amena località in provincia di Siena.

Alla stazione di Empoli è salito un giovincello di colore con una bicicletta al seguito. Si è sistemato in testa al convoglio, senza curarsi di salire sul vagone con lo scompartimento per i velocipedi . Salendo è passato avanti a una signora sui 45 anni, e nel farlo la ha urtata con la bici. La donna si è fatta male ed ha protestato. Il gaglioffo invece di scusarsi per tutta risposta ha iniziato a mandarla "a fare in culo" e a dire che "non gli importava un cazzo delle sue proteste", eccetera. Al che sono intervenuto io, più che altro per fargli capire che era in compagnia, e per un po' si è calmato. Poi è arrivato il controllore: non aveva il biglietto giornaliero per la bici, per se aveva un fascia 20 km, pur avendo viaggiato almeno per il doppio. Si è rifiutato di lasciare un documento al controllore, ha insultato tutti e alla fine è sceso senza pagare nessuna multa e senza lasciare le sue generalità. Naturalmente non essendo nessuno dei presenti un poliziotto vista la situazione non si poteva bloccarlo. I carabinieri, chiamati col cellulare, alla stazione non si sono visti. La signora che si è fatta male può contare sulla mia testimonianza, ma ovviamente il responsabile si è volatilizzato. Non credo che la donna abbia niente di grave, forse se la caverà solo con un livido - o forse no: le auguro che al pronto soccorso non le facciano pagare il ticket, visto che però non era moribonda, ne dubito...
Se il ragazzo di colore fosse irregolare oppure in preda a un attacco imperiale di timidezza, lo ignoro. Comunque per la salute può stare tranquillo anche lui. Ignoro anche per chi voterà la signora alle prossime regionali, ma potrei fare qualche buona previsione su quello che sarà il mio voto..

Monday 19 July 2010

Sarà il caldo.



Non è solo la penuria estiva di notizie: fa proprio caldo. Gara di tuffi a poche decine di metri da piazza San Marco a Venezia. Giù, nelle limpide acque dei canali. Mah, non so se è stata proprio la calura o il sole battente sulle zucche dei prodi gareggianti..

Cartolina da Padova

Scrivo da Padova, città in cui in questo periodo passo più tempo che a Firenze...

Anche se non mi sento proprio straniero in terra straniera.

- Hanno anche qui la tramvia, che attraversa il centro (abbassando il pantografo e a batteria), rimanendo in superficie, come a Firenze, o quasi.

- Sul giornale oggi ho letto che vogliono fare al più presto una seconda linea di tramvia, come a Firenze, o quasi.

- Oggi mi sono fatto 3 ore abbondanti in bicicletta, in particolare ho fatto una capatina ad Abano Terme (tipo andare a Sesto o Pontassieve da FI). Praticamente tutto su pista ciclabile - alcuni tratti sono da rifare, ma si viaggia in sicurezza e pure con l'illuminazione, anche sugli argini. Come a Firenze, o quasi.

- Termovalorizzatore nuovo di zecca, contestato, ma funzionante. Come a Firenze, o quasi.

- Amministrazione e sindaco del PD (nel senso di Partito Democratico). Come a Firenze, o quasi. Anzi, no, Zanonato è del 1950. A Firenze gavemo il sindaco ex presidente di provincia più gggiovane d'Italia, invece.

Sunday 11 July 2010

Il Castello di San Giusto


Trieste è, tutto sommato, una bella città. Un po' puttana, come tutte le città di mare, ma bella.

E' al punto di incontro tra le tre anime dell'Europa. Quella latina, quella germanica, e quella slava. I segnali stradali bilingui italiano e sloveno si sprecano. Passeggiando su una via che scende verso il porto vecchio mi sono soffermato sulla vetrina di una libreria che vende vecchi libri polverosissimi. I titoli in tedesco sono presenti in quantità uguale a quelli italiani. A proposito di libri, è anche la città di un bravo scrittore, un'israelita di origine tedesca che volle darsi un nome e un cognome italiano e tedesco. Ha avuto la sfortuna di vedere i suoi romanzi imposti nei licei forse troppo presto.


Le case e i palazzi del centro ricordano vagamente Vienna o anche la Baviera. Solo che girato l'angolo spunta l'arco di Riccardo, oppure l'anfiteatro romano.

Una città di confine, e che da un confine all'altro è stata spesso trascinata. L'ultimo che ci provò fu il maresciallo Tito, poco più di 50 anni fa. Pochi ricordano l'episodio, ormai. A proposito, questo è uno dei resoconti più genuini che si possa trovare su Internet (ho un debole per i racconti di Tigre 31, sono un po' naif ma E.P. è un uomo della stessa generazione di mio padre)

La quartultima o terzultima volta, capitò proprio al Regno d'Italia. Le testimonianze di quella vittoria (anzi, Vittoria con la V majuscola) si sprecano. Di fronte a Piazza dell'Unità d'Italia ci sono due statue di bronzo: una rappresenta due soldati della I GM, l'altra due donne intente a rammendare un vestito. Un po' lezioso, come i tanti monumenti dedicati ai caduti o le altre iniziative commemorative.

Salendo verso la vecchia cattedrale per una scalinata ripida si arriva al memoriale forse più riuscito, accanto ai resti del foro dell'antica Tergeste.


Poco più in alto la vecchia rocca di San Giusto, restaurata da poco. Stranamente la bandiera che sventolava sul pennone non mi ha fatto sorridere a mezza bocca, per una volta.
Forse era solo il gran caldo e la fatica per la scarpinata, o forse no.



Il problema dell'immigrazione cinese in Toscana.

Lunedì scorso mi sono recato a Prato al Macrolotto. Le scritte in cinese erano numerose quanto quelle italiane. Fuori dal Granducato c'è chi si sorprende che la comunità cinese di Prato ammonti (regolari e stime di irregolari) a circa settantamila anime. Si sorprende probabilmente perché ha sentito parlare per la prima volta di tre omicidi in pochi giorni, e del radicarsi di una nuova mafia all'ombra delle 'dolci colline'. Dopo la gitarella pratese sono passato a Firenze, alle poste a prendere un pacchettino. Due ore di attesa (spese a fare altro che aspettare) comunque arriva il mio turno e un cinesino che sta compilando un modulo mi fa cenno di passargli la penna legata alla catenina. Gliela do volentieri: arriva l'impiegata con le mie cianfrusaglie acquistate su ebay e mi da la ricevuta da firmare. Al cinese dice: "Hai preso la lettera P? il biglietto con la lettera P!". Apparentemente il Nostro non capisce e continua a riempire il modulo.
Visto che sono un malpensante, inopportuno, politically incorrect, e velleitariamente dedito a épater le bourgeois, mi scappa un commento sulla utilitaristica ignoranza simulata della lingua di Dante da parte da parte di numerosi esponenti della schiera dei settantamila.

L'impiegata abbozza, poi mi dice di mettere firma e nome in stampatello: mi rivolgo al ragazzetto, con sguardo perentorio (peserò il doppio di lui) e questi risponde con un perfetto "Aspetta!". E' come Nova nel Pianeta delle Scimmie, come Victor d'Aveyron ne L'Enfant Sauvage di Truffaut. O forse un po' meno.

Confesso di aver sghignazzato un po', nemmeno troppo sotto i baffi, e la postelegrafonica è diventata di tutti i colori. Povero ragazzo cinese oppresso (il termine cinesino, mi ricordano, è da evitare), l'avrà fatto passare davanti a tutti per sdebitarsi.

Post - per non parlare del comportamento - sgradevole e gratuito? Tant'è. C'è chi ha incontri/scontri linguistici con esiti diversi, certo in quel caso si trattava anche di riscoprire certe comuni radici...

Small Detour


Uno dei posti dove amo maggiormente pedalare, quando ho più di un momento libero, è la ciclopista dell'Arno, quella che unisce il parco delle Cascine a quello dei Renai. La stradina sterrata (parte di una pista sui cui forse pedalerò un giorno, se avrò ancora forza nelle gambe)
è, insieme ai Renai, un buon esempio di recupero di una zona alquanto disastrata, sia dal punto di vista ambientale che urbanistico. Realizzata senza ritardi biblici e senza scandali enormi. Sotto l'augusto patrocinio di esponenti del PD: facessero sempre così invece di pensare alle poltrone e ai battibecchi sarebbe meglio.

Stamattina comunque, complice forse anche la calura estiva, sono uscito momentaneamente
dal sottopassaggio della stazione di San Donnino, recentemente riattivata. La pista corre parallela alla ferrovia Firenze-Pisa.

Non sapevo che il "Parco dei Renai (zona videosorvegliata") iniziasse già a San Donnino. Lo spettacolo però non è dei migliori. Mucchi di rifiuti sul ciglio della strada, anche la carcassa di una vecchia Opel Kadett.


La strada diventa subito sterrata: mi ritrovo in pratica in una sorta di discarica abusiva. A poche centinaia di metri c'è un laghetto privato per la pesca sportiva. Per fortuna che la zona è videosorvegliata. Un peccato: rendere gradevole anche questa striscia di terreno non dovrebbe essere uno sforzo eccessivo. Meglio tornare alla stazione e riprendere la ciclopista, per ora.




Tuesday 6 July 2010

Era un bel po' che non trovavo niente di così ganzo.

Sono sempre stato piuttosto restio ad usare Internet dal cellulare. Fui tra i primi a provare il WAP, trovandolo ridicolmente inadeguato dopo poche ore d'uso. UMTS, per le mie necessità, era comunque tariffato in modo inarrivabilmente esoso. Ultimamente però mi sono trovato a viaggiare per lavoro molto più spesso del solito, e per una volta ho avuto l'accesso dati sul cellulare (che, sì, è sempre questo, ma non so per quanto ancora) senza pagare di tasca mia.

Ho voluto provare le applicazioni mobile di Google. In particolare Google Maps, in versione Symbian e in italiano - credo sia uscito da poco nella nostra lingua.

La cosa più sorprendente è che, in effetti, più o meno funziona come descritto. E' possibile inserire le chiavi di ricerca non solo con la tastiera, ma anche con una funzione di riconoscimento vocale. Che riconosce la mia voce senza troppi problemi: su un terminale come un cellulare con tastiera standard è l'uovo di colombo. Maps Mobile riesce anche ad essere, effettivamente, utile.
Sì, la prima volta che l'ho usato ho cercato 'bancomat' e mi ha fornito l'indirizzo di una banca a 3 km di distanza. Poi mi sono voltato e ho visto che ero proprio dietro a un'agenzia di una nota banca del posto, con il suo bravo bancomat accanti. Però quando, ormai in un'altra città, ho dettato "noleggio biciclette" la ricerca ha dato il risultato giusto. Lo stesso - sostanzialmente - quando oggi a Firenze ho provato a cercare 'gommista' (trovarsi un chiodo di 4/5 cm conficcato nel copertone dell'auto non è molto piacevole, specie di lunedì. ganze anche le gomme di oggi, col chiodo dentro ci avrò fatto 30 km, e non si è sgonfiata neanche un po')

Il bello (e l'inquietante) è che Maps Mobile non ha neanche bisogno di un'antenna GPS: trova la prosizione approssimativa del terminale, con 500-1000 mt d errore, direttamente dalla cella.

Ancora poco e questo genere di applicazioni sarà ancora più affidabile. Il prezzo dei terminali usabili sta scendendo. Servirebbero tariffe ragionevoli per l'accesso ad Internet: qualcuno in Italia (Wind) sta proponendo delle flat interessanti al riguardo. E' probabilmente solo la punta dell'iceberg, il potenziale per questo genere di applicazioni è (sta per diventare) enorme. E non si tratta solo di suonerie o messaggini inutili, possono anche essere cose realmente utili, tanto per cambiare.


Nigerians


Penso di essere stato uno dei primi, in Italia, ad essere stato interessato dalla cosiddetta "truffa alla nigeriana". Chiunque abbia mai usato una casella di posta elettronica con una certa frequenza negli ultimi anni sa di cosa parlo, nella sostanza. Quello che capitò a me, direi ormai circa tre lustri or sono, non se ne discostava molto. Nella buca delle lettere della piccola società per cui lavoravo trovai una mattina una busta azzurra proveniente dall'estero. Da qualche mese offrivamo uno dei primi servizi di accesso ad Internet, limitatamente alla nostra città, naturalmente. Nessuno sapeva bene ancora cosa fosse e a cosa servisse questa fantomatica 'Internet'. Nemmeno noi: nel giro di pochi giorni mi era capitato di parlare per ore con un sedicente dipendente del MITI giapponese che voleva mettere su un sito per vendere prodotti italiani ai compatrioti. Con un pensionato mezzo tocco che cercava informazioni sugli astrofisici (alla locale università, stanchi evidentemente di averlo tra i piedi, gli avevano detto di "cercare su Internet"). Con uno strano personaggio vestito come l'Ivan Cattaneo dei tempi d'oro che per un 'gioco che voleva organizzare' tentò di farsi tenere gratuitamente dal sottoscritto un corso di alfabetizzazione informatica. Avevo pure litigato sonoramente con un futuro grosso personaggio del settore, per una malefatta - a dir poco - della persona che avevo sostituito.

La missiva, tornando ai Nigeriani, in quel clima non mi stupì più di tanto. La busta azzurrognola conteneva un testo in inglese uscito da una stampante ad aghi - ormai inusuale anche per quei tempi. La lettera era indirizzata al "President" - che però preferì affidare a me il compito di decifrare il testo (anni dopo gli feci anche da "ghostwriter" per alcuni articoletti semipubblicitari usciti su un giornaletto locale, ed arrivò pure a carezzare l'idea di scrivere un libro!).
C'era la stessa storia relativa a una grossa somma di denaro bloccata da qualche parte, e i personaggi se ben ricordo erano politici nigeriani e/o africani noti anche a un normale lettore di quotidiani e settimanali come me. Dopo aver letto la paginetta pensai a un errore di spedizione, oppure a qualche strana forma di pubblicità. Di sicuro non potevo trovare ragionevole che qualcuno perdesse tempo con l'idea che l'amministratore di una piccola azienda italiana credesse veramente che dalla Nigeria qualcuno volesse affidargli così, out of the blue, qualche centinaio di migliai di dollari, o più.

La lettera finì nel cestino e per un po' non ci pensai più. Qualche anno dopo il fenomeno dello spamming cominciò a diventare davvero qualcosa di serio - qualcosa capace di intasare completamente le risorse hardware e di banda relativamente limitate disponibili alla fine degli anni '90. Tra il materiale di vario genere (quasi sempre porno-viagratico, ovviamente) che circolava, ritrovai la storiella nigeriana. Quasi uguale a quella che avevo letto su carta anni prima.

Cominciarono a parlarne anche i giornali, lessi anche di omicidi legati al fenomeno. Continuavo a scuotere la testa: esagerazioni giornalistiche, probabilmente.

Eppure le email continuavano ad arrivare, le notizie su giornali (e siti) fioccavano. Ne lessi anche su Doonesbury.

Qualcuno è evidentemente tanto stupido da cascarci. Negli ultimi giorni i fratelli minori degli ignoti estensori del testo che lessi tanti anni fa ci hanno riprovato a Livorno, con successo e a Sassari, fortunamente con risultati meno redditizi (per loro).

E tutto sommato i nigeriani sono in fondo non molto dissimili e non molto più pericolosi di Totò che voleva vendere la fontana di Trevi. Se pensiamo ai politici, agli altri "persuasori occulti" e al loro pubblico medio...